Vedi la mia arte. Io esisto e disegno il mondo.

Shamsia Hassani è una giovane artista afgana, la prima street artist donna del suo Paese. Sapete cosa vuol dire essere un’artista, in un Paese in cui le donne guardano il mondo attraverso la mascherina traforata di stoffa che fa parte del burqa? In cui le donne sono nascoste sotto una veste uniforme di color azzurro/celeste, tutte uguali, senza distinzioni personali, nascoste e invisibili agli occhi dei più, spesso accompagnate da una figura maschile e che sperimentano grandi difficoltà anche solo per andare a scuola.

Shamsia Hassani, disegna, sui muri, sugli edifici, su grandi superfici di Kabul, immagini di donne senza burqua, senza restrizioni, senza condizionamenti, con lo sguardo sempre speranzoso e ricco si fantasie, di libertà. Donne dai capelli lunghi che diventano pellicole per raccontare le storie inenarrate (e “inenarrabili”!) delle donne afghane. La figura solitaria di una donna che osserva un fiore luminoso che rappresenta il futuro, le infinite possibilità’ della vita, una pianista che si erge oltre l’altezza dei palazzi per far sentire la musica oltre i limiti del cemento. I suoi disegni ritraggono sempre donne sole, coraggiose, sofferenti, speranzose, resistenti e resilienti. Perché’ tanta solitudine femminile? Per un moto di nascita e rinascita di sé e da sé, oppure per la difficoltà’ di costituire una rete di donne per portare avanti, insieme, un progetto condiviso di cambiamento?

In molti disegni, la figura della donna è associata al dollaro statunitense: la via della libertà, lo sguardo “salvifico” di una cultura “altra” che per un po’ ha rappresentato un orizzonte e un traguardo possibili, ma anche il grido di aiuto di chi vede nella recente decisione di “ritiro” dell’esercito USA dall’Afghanistan un pericolo per sé e per le proprie consimili. Un disegno di speranza interrotto, che riapre il doloroso capitolo della condizione delle donne se un passato recente e una cultura locale solo superficialmente cambiate dovessero fare ritorno. Un tradimento grave delle aspettative delle donne.

Un futuro che è parte in bianco e nero e, altre volte, è dipinto con colori brillanti, solari, calorosi. Specchio degli alti e bassi della vita; foschi quando narra del dolore sofferto e sofferente delle donne afghane, ma con un cuore rosso fiamma; vivi e colorati quando guarda alle opportunità, positive, che fanno parte del mondo delle infinite combinazioni possibili. E qui lo sguardo è sempre rivolto verso un orizzonte lontano, alto, luminoso.

Il murales che trovo che meglio sintetizzi la condizione di fragile speranza e di contestuale difficoltà delle donne afghane rappresenta una ragazza che abbraccia la tastiera di un pianoforte, mentre cammina come una funambola, su una corda tesa, stesa fra alti palazzi e le sottostanti automobili che congestionano  la strada. Una modernità di infrastrutture in cui l’esistenza libera e realmente partecipante delle donne si muove in modo precario, sempre sull’orlo dell’abisso.

Potete vedere le opere di questa giovane artista sulla sua pagina Facebook: Shamsia Hassan.

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