Tonina Cecchetti: l’artista che ha stoffa

Segni e disegni tra sogni e bisogni: quando la ceramica si fa snodo interpretativo

L’arte che scivola sulla banana di Maurizio Cattelan la rallegra, tanto quanto la allietava l’Italia a testa in giù di Luciano Fabro. Concettualmente dei due artisti Tonina Cecchetti ha innata la capacità di ricercare la massima sintesi della realtà, in relazione tra le cose e lo spettatore, responsabile della relazione. Il risultato? È tutto nelle sue opere. Il merito? Semplice: la Cecchetti ha la stoffa dell’artista, divertente e divertita nello spiazzare l’osservatore delle sue opere intrappolato nei suoi giochi linguistici, tanto ironici quanto istrionici nel creare un gioco di riflessi dove lo snodo interpretativo dell’artista si fa capolavoro. Chi si aspetta di vederla alle prese con pennelli, spray o tavolozza, sbaglia. Perché Tonina Cecchetti ha usato la stoffa per dar forma e dettagli ai suoi volti. Ha adoperato il cuoio, la pelle di daino, il ferro e perfino la lana per spiegare corpi. Ma non corpi qualunque, no, bensì corpi di donne e bambini, forse difesi o magari ingabbiati, pigiati, plissettati quasi nel piegarsi alle esigenze del tridimensionale, della linea che si fa labbra, naso, occhi. Sembra che le persone siano intrappolate nell’opera. Sembra, o forse è quanto accade mentre la terracotta, rivestita e dipinta, conquista lo spazio, il volume, ritrovandosi a prestare il fianco al dinamismo. È proprio in questo lunapark che, tra consistenza e profondità, dalla materia l’artista ottiene nuovamente tonalità e ombre. Chi respira l’aria dell’Accademia di Belle Arti “Pietro Vannucci” di Perugia, dove si è diplomata prima in Pittura e poi in Scultura col massimo dei voti, conosce bene la storia e la creatività di Tonina Cecchetti. Oggi vive a Sigillo, in provincia di Perugia, ma il suo cognome ha superato i confini anche europei, grazie alle numerose e prestigiose mostre cui ha partecipato. Ovunque, le sue sculture in terraglia invetriata e oro zecchino, mostrano nello stesso momento materico tutti i segni della grazie ricevuta ma dopo aver sofferto. Ecco quindi che la ceramica si fa metafora del cavo di Charles S. Peirce, dove il pigmento materico come un filo si può intrecciare in varie combinazioni sempre differenti sena soluzione di continuità. E, proprio come per una fune la sua forza non sta nelle singole fibre ma nel sovrapporsi di tante di esse, l’argilla evolve il mezzo, declinandosi nel circuito dell’arte, organizzando un discorso in quanto medium artistico. In questo pensiero fatto materia è custodito tutto lo snodo interpretativo di Tonina Cecchetti, docente di Progettazione Ceramica che ne ha fatta di strada da quando, nel 2006, è stata premiata alla XXIV Biennale di Scultura di Gubbio con l’opera Libertà in-grata, acquisto della Camera di Commercio Industria e Artigianato di Perugia. In attesa della sua prossima esposizione, chi vuole può ammirarne le opere a portata di mouse. Basta essere disposti a viaggiare tra suoni, ricchezza, povertà e perfino murmures da “aprire e chiudere con cautela”, come si legge nel suo sito (www.toninacecchetti.com

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