“SIGNORELLI 500. MAESTRO LUCA DA CORTONA, PITTORE DI LUCE E POESIA”. LA SPETTACOLARE RESSEGNA PER I 500 ANNI DALLA MORTE DELL’INSIGNE ARTISTA.

Luca Signorelli, nome d’arte di Luca d’Egidio di Ventura (Cortona, 1441-1445 circa – Cortona 16 ottobre 1523), è stato un pittore italiano, ritenuto tra i più grandi protagonisti della pittura rinascimentale. Dai vari documenti appare il ritratto che Giorgio Vasari fece di lui nelle Vite, ben comprovato e criticamente accurato, anche in riferimento alla peculiarità artistica e alla sua preparazione culturale, quale uomo cordiale, gentile, aperto, pieno di amici e amante del “vestir bene” e della vita agiata.

“Fu Luca persona d’ottimi costumi, sincero ed amorevole con gl’amici, e di conversazione dolce e piacevole con ognuno, e soprattutto cortese a chiunque ebbe bisogno dell’opera sua e facile nell’insegnare a’ suoi discepoli. Visse splendidamente e si dilettò di vestir bene; per le quali buone qualità fu sempre nella patria e fuori in somma venerazione”.

Negli anni Settanta del Quattrocento, Giovanni Santi, il padre di Raffaello, scriveva una Cronaca rimata, in cui ricordava i più considerevoli pittori del periodo tra cui anche Luca Signorelli, qualificato come “de ingegno er sprito pelegrino”. L’ultimo aggettivo “pellegrino” precisava in dettaglio, con una acutezza con cui si ipotizza una conoscenza diretta il suo temperamento estroso, geniale e ardito nelle invenzioni.

Le fasi della sua crescita artistica, furono constatate e consolidate dalla critica posteriore.

Ed ecco quindi Luca Signorelli, sempre per Giorgio Vasari il Maestro di Cortona: “tanto famoso… quanto nessun altro in qual si voglia tempo sia stato giammai”.

“Signorelli 500. Maestro Luca da Cortona. Pittore di luce e poesia”, è il titolo della mostra che celebra i 500 anni dalla morte del pittore.

E proprio tale cittadina commemora Signorelli con una nuova esposizione che ripropone positivamente un artista raffinato; dal 23 giugno all’8 ottobre a Cortona, la città originaria alla quale l’artista fu sempre legato, ricoprendo anche molteplici lavori pubblici malgrado i viaggi e la ripetuta lontananza. Cortona infatti, accoglie a Palazzo Cesari il nucleo di una rassegna che è abbinata ad itinerari tematici in città e nelle località toscane e umbre che ospitano le sue composizioni, disperse in molte zone e siti anche all’estero.

L’esposizione, raggruppando a Cortona dopo 70 anni una trentina di opere del Maestro provenienti da autorevoli musei italiani ed esteri, compresi i rilevanti prestiti da collezioni private e da oltreoceano, sarà quindi un motivo per officiare e consacrare in maniera conclusiva Luca Signorelli attraverso anche gli studi degli ultimi anni.

I dipinti provengono dalle Gallerie degli Uffizi di Firenze, dal Museo Nazionale Capodimonte di Napoli, dalla Fondazione Jacqemart-André di Parigi, dalla National Gallery di Londra, dal Museo dell’Opera del Duomo di Orvieto, dalla Pinacoteca Comunale di Sansepolcro e ancora dalla National Gallery of Irland di Dublino all’High Museum of Art di Atlanta.

La rassegna è curata da Tom Henry, assoluto esperto in materia, professore emerito all’Università di Kent, e già direttore della Scuola di Studi Classici e Rinascimentali dell’Università inglese a Roma.

Scrive Tom Henry, nel saggio introduttivo del catalogo: “Per quanto riguarda le ragioni del’importanza di Luca Signorelli, la risposta è breve è che egli merita un posto di rilievo nella storia della pittura del Quattrocento grazie alle sue grandi qualità di colorista, pittore scultoreo e iconografo altamente originale….

Per questo riveste un ruolo importante nello sviluppo dell’arte italiana del Rinascimento. L’arte di Raffaello e Michelangelo si sarebbe sviluppata in modo diverso senza lo stimolo di Luca Signorelli; il fascino di una mostra monografica consiste proprio nella possibilità di evidenziare questo dato”.

“Signorelli 500” sarà affiancata anche da un intenso programma di eventi di approfondimento: conferenze, concerti, lectio ecc., legati all’artista e all’ambito storico e culturale in cui egli visse e lavorò, in un Italia centrale vivificata dai fervori del passaggio tra il XV e XVI secolo.

Una rete fondamentale che genererà un itinerario di valorizzazione territoriale del noto pittore del Rinascimento con Cortona quale polo centrale, deputato a mantenersi nel tempo in virtù di una guida specifica che accompagna il significativo catalogo della rassegna, entrambi editi da Skira, mappe, agevolazioni e altro.

Una retrospettiva quindi che non si articola soltanto all’interno delle sale del Maec, ma che interessa tutta la città, per le numerosissime opere che l’artista ha lasciato in tale luogo.

Molte sono accuratamente conservate nelle sale del Museo Diocesano, nella chiesa di San Niccolò, al Palazzone, nella Chiesa del Calcinaio e nei territori tosco umbri depositari di rilevanti testimonianze del pittore.

A rendere difficoltosa l’immagine d’insieme del percorso del Maestro toscano è stata innanzitutto la dispersione dei suoi lavori in tanti territori e posti in Italia e all’estero, a partire dagli straordinari cicli di affreschi che lo hanno reso noto, chiaramente inamovibili.

Luca Signorelli o Luca da Cortona, secondo Giorgio Vasari, fu colui che aprì la strada a Raffaello e Michelangelo, i due geni che, fatalmente, finirono in un secondo tempo poi per oscurarne la fama.

Fino a che “l’arte di Raffaello e Michelangelo si sarebbe sviluppata in modo diverso senza lo stimolo di Signorelli; il fascino di una mostra monografica consiste proprio nella possibilità di evidenziare questo dato”. Illustra Tom Henry, il curatore della esposizione.

La comprensione sintetica di Piero della Francesca e la partecipazione precoce alle ricerche del Pollaiolo influenzano sin dall’inizio le composizioni del pittore, determinate da dinamismo e vigorosa plasticità. La figura umana attraverso l’anatomia, è basilare nel misurare lo spazio, espresso spesso in movimento e in scorci audaci a volte caratterizzato da una profonda inquietudine.

Attraverso la sua grande sensibilità artistica, anticipatrice di uno stile manieristico di inizio Cinquecento sicuramente della cultura fiorentina di Lorenzo il Magnifico, Luca Signorelli sarà tra i primi a creare gli affreschi del Duomo di Orvieto, per la predicazione di Girolamo Savonarola.

Sin dalle opere giovanili, l’artista acquisisce le nozioni della pittura urbinate, ciò è manifesto nella Flagellazione attualmente nella Pinacoteca di Brera, una delle due facce dello stendardo attuato per la chiesa di Santa Maria del Mercato a Fabriano, mentre sull’altra faccia dello stendardo è raffigurata la Madonna allattante.

Nel 1482 Luca Signorelli partecipa alla decorazione della Cappella Sistina, realizzando in aggiunta al Perugino la Contesa intorno al corpo di Mosè sulla parete d’ingresso e il Testamento e la Morte di Mosè sulla parete sinistra, in cui crea molti episodi nello stesso riquadro tramite la sistemazione delle scene nell’arioso paesaggio.

Il cambiamento della Repubblica savonaroniana non poteva che condizionarlo avendo partecipato fortemente agli ideali napoleonici.

Ciò è visibile nell’inquietante capolavoro del Maestro cortonese, su cui ebbe modo di riflettere Michelangelo: il ciclo apocalittico affrescato nella Cappella di San Brizio a Orvieto, 1499-1503, che era stato lasciato interrotto all’altezza delle volte di Beato Angelico, 1447. Nei sei lunettoni della cappella sono rappresentati la Predica dell’Anticristo, la Fine del mondo, la Resurrezione della carne, il Giudizio universale, l’inferno e il Paradiso, insieme a ritratti di poeti antichi e moderni che hanno raccontato l’aldilà.

“Luca (creava figure) agitate da vive passioni, da pietà, da dolore, da sdegno, da speranza, dagli affetti delle anime più sensitive”. Girolamo Mancini, 1903.

Il pittore ebbe incarichi prestigiosi per il Duomo di Perugia e la sacrestia di San Giovanni nella Basilica di Loreto. E’ il periodo della sua piena maturità artistica.

Quando Signorelli, ormai molto celebre, cominciava ad avvertire l’età avanzata, nelle opere del suo ultimo periodo sono sempre più manifesti gli interventi dei suoi collaboratori della bottega. La sua esistenza terminerà nel 1523, lavorando alla volta della cappella del Palazzone per il cardinale Silvio Passerini, a Cortona, cadendo da un ponteggio.

Si spegnerà pochi giorni dopo l’incidente; essendo membro della Confraternita dei Laudesi di San Francesco, fu presumibilmente sepolto nella sede della stessa confraternita presso la Chiesa di San Francesco.

Tutto ciò è nel ricordo dell’insigne biografo toscano Giorgio Vasari: Quel buon vecchio, il quale era tutto grazioso”…”la qual memoria di Luca mi starà in eterno fissa nell’anima”.

Vicino ad alcuni importanti restauri attuati per l’occasione, iniziando dal tondo ritraente La Madonna e il Bambino con santi delle sale dell’Accademia Etrusca della città, molte le novità scientifiche che la mostra presenta tra cui l’incredibile ricomposizione di sei delle sette parti oggi individuata quale la smembrata e dispersa pala di Matelica: due frammenti da collezioni private inglese e italiana, una della National Gallery di Londra, due dei Musei Civici e dalla collezione d’arte UniCredit di Bologna. Infine il Calvario dalla National Gallery of Art di Washington.

Poi l’esposizione di due pregiati pannelli con la Nascita e il Miracolo di San Nicola, per la prima volta di ritorno in Italia dagli Stati Uniti d’America, Atlanta, e ancora il ricongiungimento della tavola centrale del Polittico della Chiesa di Santa Lucia a Montepulciano, raffigurante la Madonna e il Bambino in trono con la concernente predella formata da tre pannelli provenienti dagli Uffizi di Firenze.

La rassegna è riuscita a riunire a Cortona 11 lavori di enorme pregio di Luca Signorelli anteriori al 1500, come ad esempio arriva da Dublino Cristo in casa di Simon il Fariseo, 1488-1489, uno dei pannelli della nota pala Brichi, creata per la Chiesa di Sant’Agostino a Siena e ora dispersa in tanti Paesi. Un lavoro, quello mostrato, elogiato dalla critica per il suo grandissimo valore artistico, la vasta varietà di colori, i particolari naturalistici e i panneggi colmi di figure, ma specialmente per la profonda vitalità che ravviva e vivacizza tutte le figure della scena.

Ancora presenti composizioni di alto pregio come la maestosa Annunciazione di Volterra, del 1491, in cui l’artista induce apprezzamento anche per la qualità scultorea del suo Angelo Gabriele, fondamentale per l’esperienza con Andrea del Verrocchio a Orsanmichele e Francesco di Giorgio Martini a Siena; o l’estesa

tela Annalena, Crocifisso con Santa Maria Maddalena, in prestito dagli Uffizi, datata dal curatore 1495-1496, costituita per il convento delle monache domenicane di Firenze e probabilmente richiesta dal medesimo Lorenzo de’ Medici.

O ancora La Madonna con Bambino, San Giovanni Battista e un pastore, 1493-1494/95, dal Musée Jacquemart-André di Parigi, un tondo tramutato in ellissi in età moderna, il cui odierno ripristino, 2022, ha fatto riaffiorare le stelle d’oro sul panneggio della Vergine.

Dopo i tondi Pitti e Corsini e all’Adorazione di Gesù Bambino, 1493-1496, del Museo di Capodimonte, proveniente dalla chiesa di Sant’Agostino a Città di Castello, va evidenziata, degli stessi anni, anche la pala della Chiesa di Santa Lucia di Montepulciano, riunificata dopo secoli per la mostra alla sua predella con l’Annunciazione, l’Adorazione dei pastori e l’Adorazione dei Magi, che esibisce su piccola scala l’esuberanza artistica del pittore.

Il primo decennio del Cinquecento è in esposizione tramite la Santa Maria Maddalena, 1504, in precedenza posta nella cappella Nova del Duomo di Orvieto, proseguendo con la già citata pala di Matelica.

Mentre lo splendido Compianto di Cristo morto cortonese, 1501-1502, commissionato come pala d’altare per la Chiesa di Santa Margherita, è un lavoro straordinario che i visitatori possono contemplare nel Museo Diocesano in città.

Nel 1504 gli Agostiniani di Matelica gli richiesero una tavola modo et forma affine al Compianto cortonese. I pezzi superstiti della pala di Matelica ci fanno presupporre un dipinto di enorme espressività, colmo di virtuosismi tecnici sull’oro.

Poi lo spettacolare restauro delle Quattro figure in piedi, determinato per tale occasione, sottolineando il paragone adesso possibile tra la pala parzialmente riscoperta e il dipinto cortonese: nessuna delle quattro figure è copiata mentre L’uomo sulla scala, come indica Tom Henry, è un supplemento alla rappresentazione.

I capolavori seguenti indicano un artista ormai totalmente maturo, in grado di linguaggi innovativi ma nel contempo saranno sempre più energici e ambigui gli interventi della bottega.

Momenti di altissima qualità sono attestati nella retrospettiva dalla Crocifissione con santi della Pinacoteca Comunale di Sansepolcro-Gonfalone bifronte, una tela dallo sfondo pieno di dettagli descrittivi che sottolinea l’interesse di Luca Signorelli per i pannelli cangianti, le sciarpe, le stole multicolori.

Notevole è ancora la presenza, per la prima volta in Italia e nella città per la quale furono eseguite, le due tavolette dell’High Museum of Art di Atlanta con le storie di San Nicolò di Bari, 1508-1510 circa, parti della predella della pala bifronte che è al momento sull’altare maggiore della piccola Chiesa dell’Oratorio di San Niccolò a Cortona.

Altri pregevoli lavori sono: il tondo dell’Accademia Etrusca di Cortona ritraente la Vergine con il Bambino e i Santi, 1510-1512, anch’esso restaurato per l’evento, o la Comunione degli apostoli del Museo Diocesano nell’itinerario di Palazzo Casali.

Ma nelle opere del pittore degli ultimi anni, ormai famosissimo, sono sempre più manifesti gli interventi dei collaboratori della bottega,come scritto, e sarà infatti soprattutto il nipote Francesco Signorelli a mandare avanti la dottrina dell’artista ed a immortalare il nome della sua famiglia.

La Presentazione al Tempio, già in collezione Horne a Firenze e al momento in un’altra collezione, 1518, fu eseguita quasi certamente da Francesco sulla base di un disegno o di un cartone munito da Luca. Come pure di Francesco sono probabilmente gli angeli musicati della grandiosa pala per la chiesa della confraternita di San Girolamo ad Arezzo attualmente in Pinacoteca comunale, la Madonna con il bambino, i Santi Donato, Stefano, Girolamo, Nicola di Bari, i profeti Davide, Ezechiele e infine Isaia e Nicolò Gamurrini, 1519-1522, lavoro di Luca con cui termina la rassegna.

Vasari menziona l’arrivo del quadro ad Arezzo: “Fu condotta quest’opera da Cortona in Arezzo sopra le spalle degli uomini di quella Compagnia; e Luca, così vecchio come era, volle venire a metterla su, ed in parte a rivedere gli amici e parenti suoi”.

L’esposizione è quindi un’opportunità per comprendere i capolavori ma anche per commemorare e celebrare Signorelli fra i grandi artisti del Rinascimento, ricollocando la sua pittura nell’ambito della bellezza, della magnificenza, dell’incanto e della innovazione.

“Così … porremo fine alla Seconda Parte di queste Vite, terminando in Luca come in quella persona che col fondamento del disegno e delli ignudi particolarmente, e con la grazia della invenzione e disposizione delle istorie, aprì alla maggior parte delli artefici la via all’ultima perfezione dell’arte”. Giorgio Vasari, 1568

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