PRONTI A STUPIRCI NELLE VILLE DI ROMA

Siete romani? Oppure non siete romani ma spesso capitate a Roma?

Se pensate di conoscere tutti gli angoli della capitale, cosa difficile anche per chi è nato qui, c’è ancora qualcosa da scoprire in alcune tra le ville più belle. D’altro canto se è vero che “Le sorprese sono il più grande dono che la vita può concederci” (B. Pasternak), sorprendiamoci di alcuni particolari di tre tra le ville più belle.

Villa Glori

Ci riporta a momenti storici importanti nella vita di Roma, nata come “Parco della Rimembranza” fu dedicata ai caduti per la patria dalla prima guerra mondiale e in seguito a tutti i caduti per la patria ce lo ricordano le targhe commemorative e i monumenti che vanno dall’impresa dei garibaldini ai caduti di Nasseria. Si apre a noi con il Viale dei 70, sfortunata impresa dei garibaldini sconfitti dalle guardie pontificie proprio qui il 23 ottobre del 1867, la leggenda popolare tramanda che entrarono a Roma di domenica per far sollevare la popolazione ma per il romano, si sa la domenica è dedicata al riposo e quindi la città rimase assopita. Non ci sono solo ricordi del passato, possiamo trovare in vari punti le opere contemporanee del progetto “Varcare la soglia” che integrano arte e natura nello spazio pubblico. Si scopre la “Porta del sole” (Uncini) scultura che ci rimanda alle grandi civiltà precolombiane; l’“Uomoerba” (Canevari) la sagoma di un uomo o un bambino lunga 18 metri, distesa su un prato a ricorda l’uomo nel ciclo della vita; le “Monadi” di Pino Castagna e “Linea” (Nunzio); le “Grandi ruote” (Staccioli) inducono al movimento che ci fa cambiare prospettiva. Nuove sensazioni che emergono di fronte ad ogni opera del “Parco di scultura” dentro la villa.

Villa Ada

Di proprietà dei Savoia e per un breve periodo del conte Giuseppe Telfener che la dedicò a sua moglie, con i suoi 160 ettari è seconda per grandezza solo a Villa Panfili. Ora appartiene al Comune di Roma.

Entrando dall’ingresso del “Laghetto” e prendendo il viale a destra che ci troviamo nella zona più selvaggia. Perfettamente mimetizzato dagli gli alberi più alti, troviamo il bunker anti aereo del re Vittorio Emanuele III. All’interno, visitabile ma non in questo periodo, è completamente arredato e restaurato e con gli alloggi reali e di servizio. E’ completamente autonomo per l’alimentazione elettrica ma anche per il sistema di areazione a pedaliera, ogni impianto è predisposto per far fronte all’emergenza. Sembra che nel lungo periodo di abbandono fosse sede di sette sataniche. Collegato al bunker c’è il palazzo reale, ora ambasciata d’Egitto, dove all’ingresso ci accolgono due file di sfingi come nel viale del tempio di Luxor. Meritano attenzione anche il Tempio di Flora, il coffe house dei re, ora lasciato all’abbandono, e il giardino all’italiana. E’ sorprendente scoprire a protezione del bunker anche un insolito albero importato da paesi lontani, una metasequoia tutta da percorrere con lo sguardo dal tronco imponente alle fronde più alte. Vicino alla villa, oltre la collina di Forte Antenne, vale la pena dedicare del tempo per visitare la Moschea più grande di Roma e d’Europa. La commistione di stili architettonici e la varia tipologia di alberi testimonia un momento di unione e di pace tra civiltà e religioni.

Villa Borghese

La più conosciuta e centrale delle ville di Roma ci riserva alcuni aneddoti e leggende. Voluta da due personaggi famosi Scipione Borghese e Camillo Borghese rispettivamente in due periodi tra il 1550 e il 1600 e tra il 1700 e 1800. Scipione Borghese costruì l’edificio ora sede della Galleria Borghese, abbellendola con le opere dei più grandi artisti dell’epoca come Caravaggio, Raffaello, Bernini, Correggio e Tiziano. Camillo Borghese arricchisce la villa con un giardino all’inglese e altri edifici. La leggenda ci narra che Camillo che amava moltissimo sua moglie Paolina Bonaparte, chiese al grande scultore Canova di immortalarla. Paolina si fece scolpire senza veli o meglio solo un sottile velo le cinge i fianchi ma nulla nasconde delle sue belle fattezze rendendola ancora più sensuale. Quando Camillo le chiese ragione, rispose “faceva caldo nello studio di Canova!”. Con il passar degli anni Paolina non riuscendo a sostenere il confronto tra come era e come stava diventando invecchiando chiese a Camillo di nascondere la statua e il marito che l’amava molto l’accontentò. Ammiriamola nel capolavoro “Venere Vincitrice” insieme alle altre grandi opere artistiche della Galleria.

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