Spesso nei luoghi più affollati si incontrano o si osservano scenette di vita particolari, a volte belle, a volte brutte! Ultimamente mi mancano un po’ i mercati e invece mi avanzano i Pronto Soccorso e i reparti ospedalieri, 5 in 40 giorni, direi una buona media. Io sono quella che sta fuori, ma mi sembra di star dentro con tutta la sofferenza che passa davanti a me all’entrata e di chi sta dentro, legata al me, col filo dell’amore…o cordone…vabbè una volta, tanto tempo fa!!!
Vorrei parlarvi delle situazioni che ho osservato nella relazione tra padri e figli al triage di un ospedale romano. Ho studiato e lavorato spesso in merito alle relazioni familiari, con le costellazioni ed altri approcci simili, anche psicoterapeutici, in cui è evidente che le trame di vita con i propri genitori lasciano solchi a volte indelebili. Situazioni conflittuali tra genitori e figli, traumi, gli stessi codici di linguaggio e comportamentali che ereditiamo oltre al patrimonio genetico, ci rendono parte del clan familiare. Per la maggior parte delle volte voler affrontare e “sistemare” alcune memorie che ci portiamo dentro ci sembra un vero e proprio tradimento verso di loro! Sono tracce, solchi che da adulti, se non siamo consapevoli ci condizionano inconsciamente nei nostri atteggiamenti e sentimenti. Poi capita che ci lamentiamo se certi film nella nostra vita si ripetono. Bisogna riprendere in mano la responsabilità della nostra vita e affrontare quello che non ci permette di vivere al meglio.
Torniamo ai padri e ai figli. Primo episodio, un ragazzino si rompeva il naso giocando a pallone. Arrivava con il padre e la madre che si catapultavano all’interno del Pronto Soccorso scavalcando l’infermiere all’entrata per la registrazione dei dati e il controllo ormai “covidiano della febbre”, noncuranti di altre persone in attesa di entrare per il ricovero. Già primo particolare un po’ sgradevole, ma poi da genitore, capisco la paura e la preoccupazione che c’è dietro per un proprio figlio. Si sentiva urlare all’interno, il padre che sbraitava perché un infermiere gli aveva chiesto come era caduto, probabilmente per capire se il figlio avesse sbattuto la testa! Lì chi aveva sbattuto la testa era il padre! Continuava per più di mezz’ora ad urlare e a prendersela con il personale medico, sommerso da situazioni urgenti (molti infarti, per il caldo e chissà per cos’altro?!), erano tutti incompetenti, ignoranti. Poi non contento, aveva cominciato ad inveire contro tutti noi che eravamo fuori, tutti coglioni, secondo lui, perché non ci ribellavamo allo stato delle cose! Certo che se tutti avessimo fatto come lui, come quelli che a Napoli hanno preso a botte gli infermieri e avessimo occupato il pronto soccorso, non avremmo certo risolto la cosa! Molte persone erano spaventate, sembrava un folle, quando poi aveva aggiunto che avrebbe preso la mitraglietta e sparato a tutti, non sapevamo più se ridere o preoccuparci! usciva la moglie, poi il figlio ed io pensavo che forse il ragazzino si sarebbe vergognato anche un po’, invece esordiva dicendo che dovevamo fare come il padre e quindi ci siamo presi dei coglions bis pure dal figlio! Mi sono venuti in mente i figli che hanno problemi a scuola con i professori e poi mandano i genitori a litigare e a menargli. Questo è il bell’esempio! Un papà vestito bene, tutto firmato, ma con una bocca come una cloaca da cui è uscita tanta zozzeria inascoltabile e il figlio che lo idealizzava pure. Come potrà mai essere quest’ultimo da grande? Magari già da adesso bullizza qualche compagno di scuola e tratta male gli adulti. Questo è un uomo del futuro. Secondo voi si renderà conto che il suo è un atteggiamento inadeguato e poco rispettoso?
Scenetta numero due, il giorno dopo. Si sentiva urlare all’interno del Pronto Soccorso ed un uomo sulla cinquantina usciva seguito dalla compagna e dal figlio, di una decina di anni. Il padre si staccava l’ago dal braccio, con il sangue che zampillava e urlava lamentandosi che nessuno si stesse preoccupando di lui e del suo infarto in corso!
Il bambino un po’ paffutello e timido, l’opposto di quello del giorno prima, pure belloccio, stava con la testa chiusa tra le spalle per lo spavento. La madre non lo guardava neanche, si sono avvicinati una ragazza rom e
il padre e hanno parlato con dolcezza cercando di calmare il ragazzino… E poi non vogliamo l’integrazione e non siamo tolleranti ( ) apro e chiudo parentesi! Intanto il padre stava per svenire, ma non voleva rientrare dicendo che denunciava l’ospedale perché non funzionava. Improvvisamente il suo ventre e il petto hanno cominciato a sobbalzare. Sembrava che il cuore volesse uscirgli dalla maglietta, era impressionante. Sono arrivati di corsa gli infermieri per riportarlo dentro. A quel punto, insieme ad un maresciallo dei carabinieri in pensione, abbiamo continuato a parlare un po’ con la moglie e consolato il ragazzino, coccolandolo un po’. Il maresciallo fa parte della Protezione Civile e di tante altre attività di solidarietà. Abbiamo condiviso anche i giorni passati nei campi dei terremotati ad Amatrice, esperienza tosta, indelebile nella mente, nel corpo e nelle emozioni. Ecco come tutto resta dentro, per sempre e magari esce nei sogni!
Nel frattempo l’unico a uscire di nuovo è stato il padre che nonostante l’infarto in atto, diceva che voleva andare a denunciare un’infermiera che l’aveva trattato male. Non si reggeva in piedi, teneva la testa tra le mani, si sedeva e non voleva ragionare. Sono intervenuta pure là. Mi sento una crocerossina mancata e per cercare di placare i suoi nervi e pure il respiro, gli ho mandato un po’ di energia per farlo rilassare e poi l’ho abbracciato. Butto un occhio al figlio che ovviamente è di nuovo più che spaventato. Ora, a parte le nostre attenzioni e i sorrisi che gli abbiamo rubato con qualche battuta stupida, secondo voi quel bambino resterà o no traumatizzato dall’evento? E’ difficile essere genitori, ma è ancora più difficile trasmettere buoni principi e buoni esempi ai figli. Cerchiamo per quanto ci è possibile di usare un po’ di saggezza e di maggiore attenzione verso i nostri cuccioli, perché il loro domani sia migliore del nostro! Un abbraccio amorevole a tutti i nostri bambini interiori.