Bocciate alla Maturità

Nel totoscommessa ansiogeno che precede la lettura dei temi assegnati alla maturità, una certezza: le tracce non avrebbero considerato il pensiero femminile.

Così, anche quest’anno, si conferma la tradizione. Tutti maschi.

Il mondo della cultura ignora le donne. Non un riferimento nelle tante tracce di italiano, ben 7, presenti. Nessuna donna di rilievo da citare. Filosofe, artiste, scienziate, politiche, storiche. Nulla. Non esistono.

Eppure qualche timido pronostico citava il ventennale dalla scomparsa di Nilde Jotti, madre costituente, prima Presidente della camera, figura prestigiosa della politica del dopoguerra. Greta Thunberg e il suo impegno ecologico, personaggio dell’anno, così giovane ha dato voce strutturata ai giovani. Samantha Cristoforetti ci ha fatto alzare il naso verso le stelle e, grazie a lei, tante bambine adesso sognano un futuro da astronauta e non solo da star. Le donne e lo sport, con le ragazze vincenti della pallavolo, la nazionale di calcio che ha regalato un sogno alla torrida estate 2019, Federica Pellegrini ancora sul podio, Bebe Vio, caparbiamente vincente innanzitutto verso la disabilità, Vezzali, Cagnotto, Cardin, Kostner, solo per ricordarne alcune.

Anche le donne pensano: piccola storia triste delle filosofe dimenticate. Diotima, Ipazia, Olympe de Gouges, Mary Wollstonecraft, Charlotte Perkins Gilman, Emma Goldman, Simone de Beauvoir, Luce Irigaray, Elisabetta di Boemia e Margaret Cavendish (che tanto influenzarono il pensiero coevo, compreso quello di un certo René Descartes), citate a caso, donne che hanno offerto un forte contributo all’evoluzione speculativa del pensiero, cancellate dalla memoria e dai programmi di studio. La lucida analisi di Hanna Arendt sul male assoluto, che ha avvolto l’Europa del secolo scorso, o il ricordo di Edith Stein, di Rosa Luxemburg, utili ad introdurre un tema storico. Ma neppure dopo 110 anni dalla nascita, ricordiamo Simone Weil, alla cui vasta opera mistica e filosofica si affiancano le drammatiche vicende esistenziali. O la molto citata Anna Frank, purtroppo in chiave di offesa antisemita e non come archetipo culturale. Un testo argomentativo non potrebbe estrapolare le riflessioni di Adriana Cavarero, Martha Nussbaum, Francesca Brezzi, Francesca Rigotti, tra le tante pensatrici moderne?

Trattamento diverso non viene riservato alle artiste. Scrittrici, poetesse, pittrici, scultrici, fotografe, difficilmente compaiono nei programmi di insegnamento. Le sorelle Bronte, di cui stanno ricorrendo i centenari, Saffo, Emily Dickinson, il lirismo moderno di Sylvia Plath, Wisława Szymborska e della nostra Alda Merini. Neppure alla prima Nobel italiana, Grazia Deledda, viene riconosciuto il prestigio del riconoscimento e il valore della sua opera. Mai traccia è stata tratta dai suoi scritti e anche i libri di testo la trattano frettolosamente.

L’oblio, prima che agli esami, passa per le aule.

Eppure basterebbe consultare il sito Project Vox per avere qualche suggerimento. Ed è ironico che la misoginia culturale promani dal datore di lavoro, tra i settori pubblici, con la più alta percentuale di occupazione femminile e dove è stato istituito un “Osservatorio Nazionale per il monitoraggio e la promozione delle iniziative in ambito educativo e formativo sui temi della parità tra i sessi e della violenza contro le donne”. Le donne da svelare alla Storia sono innumerevoli, nei musei, nelle intitolazioni toponomastiche, nei monumenti, ma anche, soprattutto, nelle pagine dei libri scolastici…difficile riuscire a costruire un mondo paritario con queste premesse!

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