Museo Omero un museo da toccare con gli occhi un museo da vedere con le mani.

Accarezzare qualcuno è come accarezzare ed accompagnare una parte di noi in un viaggio esplorativo in una terra straniera, in una terra chiamata “anima”, in una terra chiamata “sensibilità”.

Una terra da esplorare attraverso il tocco e la sua potenza, per indagare gli aspetti più intimi dell’animo umano e la sua profonda connessione con l’arte; un viaggio che, ad Ancona, è possibile fare grazie al Museo Tattile Omero, accompagnati dal suo Presidente, il professor Aldo Grassini, alla scoperta e riscoperta dell’emozione tattile più profonda.

L’approccio all’arte che è possibile avere in questo museo, è un approccio multisensoriale che permette al visitatore di scoprire volumi e prospettive con le sue stesse mani. Un approccio all’estetica in parte inesplorato, nonostante la sua valenza epistemologica. Un museo nato per colmare questo vuoto, questo divario tra vedo non vedo, non vedo e quindi conosco.

Toccare, per un non vedente, è come vedere per un vedente: tutte le qualità tattili della materia, trasmettono una gamma di conoscenze sul materiale stesso, conoscenze fondamentali anche perché il tatto e la vista sono gli unici due sensi che permettono al cervello di carpire le forme materiche.

La vista riveste da sempre un’importanza enorme nella vita umana, per acquisire la conoscenza delle cose, ma è l’udito, invece, necessario per la trasmissione della parola e del pensiero. Mentre la vista implica sempre un minimo distacco, il tatto richiede un contatto con l’oggetto e l’eliminazione della distanza.

Una multisonarità che si percepisce in suggestioni extra visive e che, a detta del Presidente, sono suggestioni belle, innovative e profonde, capaci di far tremare il cuore e quindi l’anima, trasformandosi in un ricordo indelebile.

Oggi il Presidente, con i suoi 80 anni di esperienza, di racconti e di strette di mano, si racconta, si rende visibile con il suo io all’io di ciascuno di noi, in grado di osservare dietro l’ovvio ciò che ovvio non è e di percepirne il sesto senso, quello più vero: quello del sentire.

“La differenza è toccare ciò che si ama o ciò che si vive per abitudine – spiega il Presidente – perché si ama con gli occhi e con le mani.” Le cose che amiamo non ci accontentiamo solo di guardarle, ma abbiamo bisogno anche di accarezzarle e se ciò che amiamo è l’arte, un’arte che chiede anche di essere toccata, perchè ciò non deve valere in questo campo?

Essere non vedente significa avere una marcia in più da questo punto di vista, superare più velocemente le distanze ed accarezzare l’arte, il bello, l’amore più profondo che ognuno ha dentro di sé e che luoghi come il Museo Omero ci aiutano a ricordare.

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