Morro d’Alba: il perfetto equilibrio tra “essere” e “fare” per valorizzare la propria unicità

Incastonato tra le colline marchigiane come la gemma preziosa di un monile antico, esposto ad ogni raggio di sole che il giorno regala, impreziosito da testimonianze di un grande passato e da una natura benevola e rigogliosa, sorge il borgo di Morro d’Alba, uno dei più belli d’Italia. Punto d’incontro a metà strada tra i più noti e grandi centri di Jesi e Senigallia che, nel corso dei secoli, se ne sono contesi la territorialità, Morro d’Alba appartiene alla provincia di Ancona, ma ha continuato a ribadire fieramente nel tempo la sua autonomia e unicità.

Lontanissime sono le sue origini, le cui prime testimonianze tangibili risalgono ai tempi dell’Antica Roma, nei resti di alcune ville ritrovate dagli scavi; tuttavia, è intorno all’anno 1000 che questo piccolo comune compare anche su antichi documenti, dove Federico I la definisce “curtis”.

Il primo, grande, tesoro di questo bellissimo luogo, è quindi costituito dal suo patrimonio storico-architettonico. Il suo Castello ancora domina la vista e ospita nei suoi sotterranei il Museo Utensilia: ben otto sale dedicate ad una raccolta ragionata di testimonianze della cultura mezzadrile. 

Morro d’Alba è la capitale della mezzadria, col suo Museo della cultura mezzadrile, sito all’interno delle grotte del castello: un’esposizione pensata e ragionata degli antichi attrezzi dell’agricoltura.

Oggetti di lavoro tradizionali, a testimonianza dell’autosufficienza della civiltà contadina: aratri, telai, vagli, carri, botti, scale, falci, torchi e altri strumenti che venivano costruiti nelle lunghe sere invernali dalle famiglie di coloni, le quali ricorrevano all’aiuto del fabbro per le sole parti metalliche.

Splendido anche il Palazzo della Residenza Comunale, costruito nel Settecento, ampliato e modificato all’inizio del ‘900. Al suo interno sono conservate varie opere, tra cui una pala d’altare di Claudio Ridolfi, raffigurante “L’Incoronazione della Vergine e Santi” e una tela del XVII secolo raffigurante San Michele Arcangelo.

Non c’è borgo in Italia che non abbia negli edifici ecclesiastici dei veri gioielli e Morro d’Alba non fa eccezione, con la sua Chiesa Parrocchiale di San Gaudenzio, situata all’interno della cinta muraria e ultimata negli anni ’70 del Settecento, oppure con la Chiesa della SS. Annunziata, oggi non più officiata, eretta nel 1670 e conosciuta anche col nome di Santa Teleucania.

Suggestiva è anche la cinta muraria, con il camminamento di ronda “La Scarpa”, davvero unico nel suo genere, dove, accompagnati da un sottofondo musicale, si può passeggiare ammirando il paesaggio in tutta la lunghezza delle mura, circondati da arcate. Un camminamento che si apre sulle campagne e permette di vedere i monti Sibillini da un lato e il mare di Senigallia e Ancona dall’altra.

Una bellezza paesaggistica, quella di Morro d’Alba, che merita la stessa attenzione della sua storia; tanti, infatti, sono gli itinerari che si snodano attraverso i rigogliosi parchi alberati, le campagne e, soprattutto, i vigneti di Lacrima, eccellenza locale col famoso vino “Lacrima di Morro d’Alba”, DOC dal 1985, ma prodotto e conosciuto da tempi antichissimi. Un vino rosso fruttato, da assaggiare nei percorsi degustativi attraverso le cantine e come perfetto compagno da abbinare alle golosità marchigiane: cicerchiate, ciambelloni, pizze di formaggio, ciauscoli e biscotti, dei quali il prezioso nettare è anche un ingrediente.

Morro d’Alba ha tanto da offrire, eppure non si limita a farsi semplicemente ammirare: numerosi sono, infatti, gli eventi che la animano nel corso di tutto l’anno, valorizzati da una cabina di regia comunale che ha colto nel turismo di qualità il volano per l’economia locale.

«Morro d’Alba è un piccolo comune, contiamo meno di 2000 abitanti – commenta il sindaco, Enrico Ciarimboli, morrese da generazioni – Ma io sono cresciuto tra i suoi scorci e la procedura per l’ammissione nel Club dei Borghi più belli d’Italia è stata una delle prime iniziative che portano la mia firma da primo cittadino, perché credo che sia preciso dovere di un’istituzione illuminata valorizzare i punti di forza di ciò che ci si trova ad amministrare. Un borgo come il nostro può essere un simbolo di cultura e competenze e la passione per ciò che abbiamo e facciamo ci guida nelle scelte».

Mostre, concerti, spettacoli, visite teatralizzate, mercatini, percorsi enogastronomici, escursioni naturalistiche, sagre, festival: Morro d’Alba brilla di vita ed entusiasmo in ogni stagione e, ora che le normative anti-covid hanno imposto delle restrizioni, il Comune – e con lui tutti gli organizzatori – si è subito dotato di tutto ciò che occorre per mantenere un efficace livello organizzativo e non penalizzare i visitatori.

«L’accoglienza è ciò di cui andiamo più fieri. Tutti, dai nostri commercianti ai ristoratori, dalle guide alle associazioni, crediamo che turisti e clienti debbano sentirsi a casa. Sono un fautore delle sinergie. D’altronde, per decenni mi sono impegnato in prima persona nell’associazionismo e nella promozione locale, in particolare nelle Acli, dove ho ricoperto ruoli importanti a tutti i livelli, dal comunale al nazionale. Cerco di riportare questa mia esperienza anche in campo amministrativo, perché credo sia un valore aggiunto. Lavoriamo anche ad iniziative con altri comuni a noi vicini, senza però perdere la nostra caratterizzazione identitaria. Essere fieri delle proprie qualità non significa volersi isolare, ma soltanto tenerci a valorizzare ciò che ci rende – in fondo – quelli che siamo: unici».

Come unica è l’esperienza di una visita a Morro d’Alba: provare per credere.

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