“Le molestie si verificano quando uno o più individui subiscono ripetutamente e deliberatamente abusi, minacce e/o umiliazioni in contesto di lavoro. La violenza si verifica quando uno o più individui vengono aggrediti in contesto di lavoro. Le molestie e la violenza possono essere esercitate da uno o più superiori, o da uno o più lavoratori o lavoratrici, con lo scopo o l’effetto di violare la dignità della persona, di nuocere alla salute e/o di creare un ambiente di lavoro ostile”.
Questa la definizione dall’Accordo sottoscritto il 25 gennaio 2016 dalle parti sociali (CISL CGIL UIL e Confindustria).
Oggetto di molestie non sono solo donne, sono gli anelli deboli, bisognosi di maggiore tutela, ed ove, invece, si accanisce la viltà di frasi, comportamenti, allusioni che tolgono dignità al lavoratore/trice e creano un clima intimidatorio, ostile, degradante, umiliante offensivo di solitudine, dove la vittima si sente imputata in un infinito processo di disistima e colpevolizzazione.
Dati ISTAT indicano che, con riferimento ai soli ricatti sessuali sul lavoro, sono un milione 173 mila (il 7,5%) le donne che nel corso della loro vita lavorativa sottoposte a qualche tipo di ricatto sessuale per ottenere o mantenere un lavoro o avere progressioni nella loro carriera.
Ma è difficile parlarne. Appena lo 0,7% ha coraggio di raccontare, un dato che si riduce ancor di più, se si considera che solo il 77,1% ha poi effettivamente firmato un verbale di denuncia. Le motivazioni più frequenti sono la percezione di scarsa gravità dell’episodio (27,4%) e la mancanza di fiducia nelle forze dell’ordine o loro impossibilità di agire (23,4%).
Ebbene, non possiamo cancellare l’orco celato, ma dobbiamo tutti partecipare a rendere gli ambienti di lavoro più sicuri e accoglienti, una casa dalle pareti di cristallo, perché nulla debba essere celato.
Attendiamo presto che la discussione attorno alla previsione normativa si traduca in ratifica delle raccomandazioni OIL e che per legge si attui la tutela del lavoro in ogni dove.
