Un pensiero questo rivolto ad una platea un po’ più vasta e cioè a tutti coloro che fruiscono, durante la giornata lavorativa, della mensa aziendale. Le raccomandazioni esposte, però, non devono essere considerate frutto di chissà quale mio titolo sanitario o gastronomico e neppure un riferimento specifico alla mia mensa aziendale ma, solo, un simpatico decalogo di cui tener conto alla bisogna e q.b. (acronimo che sta per “quanto basta”, in gergo culinario).
1) Chi arriva prima alla distribuzione dei cibi, li trova tutti e caldi. Di conseguenza mai rispondere al telefono mentre si sta uscendo dall’ufficio per recarsi all’aziendal mensa. Tra l’altro, oltre a rischiare strappi muscolari articolari per lo scatto repentino, l’aspirante commensale potrebbe scontare anche una lunga e penosa attesa nella fila di colleghi affamati, lamentosi e anelanti cibo.
2) Organizzarsi prenotando con anticipo i colleghi più idonei a condividere piacevolmente il desco. Il criterio in base al quale operare esclusioni è evitare, in primis, coloro che, tra un boccone e l’altro, parlano solo di lavoro, cn qualche sporadica variante che passa dalle malattie alle mogli/mariti, figli, pensione e INPS.
3) Per raggiungere il piano della mensa, qualora fosse diverso da quello dell’ufficio di appartenenza, mai fruire dell’ascensore: nell’eventualità che si restasse chiusi all’interno con altri colleghi per un guasto, si correrebbe il rischio di perpetuare i pasti antropofagi di Hannibal Lecter. E non pensare che in compagnia di donne potrebbe andar meglio, ricordandosi a tal proposito di Enriqueta Martì, la “Strega di Calle Ponente”.
4) Quando finalmente si raggiunge la linea di distribuzione, evitare l’espressione di compiacimento tipica del tifoso della squadra di calcio che ha vinto il derby… Si è solo all’inizio dell’avventura e sta per arrivare il momento più importante della giornata lavorativa, in cui la scelta di una pietanza piuttosto che di un’altra può rivelarsi fatale per la digestione, per la produttività post prandiale e, addirittura, per l’umore con il quale si tornerà la sera a casa.
5) Finalmente al cospetto delle bevande, evitare a priori alcolici che potrebbero indurre a catalessi in qualunque momento, davanti a qualunque pratica e, soprattutto, davanti a qualunque superiore gerarchico. Sbadigliare non licet.
6) Uno dei motivi discriminatori per l’assunzione o meno di candidati a un concorso, è il criterio del posizionamento di piatti, bicchieri, bottiglie e posate sul vassoio presente all’inizio della linea di distribuzione della mensa aziendale. Per intenderci, è inutile posizionare la bottiglia in modo verticale sul vassoio perché il suo baricentro tenderà a uscire dalla circonferenza di base e a confermare tutte le sperimentazioni sul fenomeno fisico dell’equilibrio e della forza gravitazionale. Occorre, però, aggiungere che lo squilibrio fisico, causa della caduta a terra di tutto il contenuto del vassoio, sarà latore di cementificazione dello spirito di corpo aziendale, manifestato da tutti i commensali della sala con un caloroso applauso.
7) La decisione di scegliere tutte le portate (primo, secondo, contorno e frutta) dovrebbe essere compensata dalla scelta di cibi a ridotto contenuto calorico, onde evitare, nel giro di poche settimane, di occupare due o più posti nei tavoli della mensa, con conseguente addebito aziendale di ticket aggiuntivi.
8) Alcuni cibi, se non banditi dai protocolli aziendali, dovrebbero essere evitati volontariamente dai commensali, onde favorire una migliore convivenza all’interno dello stesso ufficio e, nei casi più estremi, dello stesso reparto. Penso ai legumi, per esempio, disintegratori naturali dei microambienti sonori e olfattivi o, anche, a spezie come aglio e cipolla che, se proditoriamente ingeriti, possono causare richieste improvvise di trasferimento del personale.
9) Quando si sta consumando l’ultima portata, sbirciare sottecchi per cercare di coordinarsi con i commensali, onde finire di pranzare contemporaneamente. In caso diverso, l’ultimo mangiante si sentirà osservato e pure in dovere di affrettare il trangugiamento del cibo residuo, rischiando il classico soffocamento da semino di mela. Più semini di mela, comunque, possono assicurare all’azienda un efficace ricambio del personale attraverso nuovi assunti che prendano il posto dei soffocati da scoordinamento prandiale.
10) Quanto detto in precedenza, circa l’andata a mensa in ascensore, non vale ovviamente per il ritorno in ufficio, quando è, invece, auspicabile restarvi chiusi, concedendosi così una pausa inaspettata per riposarsi dalle fatiche del pranzo. E in tale circostanza, anche Hannibal non sarà più The Cannibal, avendo mangiato a sazietà il lauto pasto aziendale…