Partire è un po’ morire

rispetto a ciò che si ama
poiché lasciamo un po’ di noi stessi
in ogni luogo ad ogni istante.

La vita intera altro non è che un lungo viaggio, arricchito da incontri incredibili, da scoperte continue, da stimoli inarrestabili che portano con sè un sapore unico, di libertà. Parlare di viaggi con Mario Cimarosti porta con se il retrogusto dell’affiscinante, il senso dell’inarrestabile e dona quella gioia profonda, capace di rasserenare l’anima, come di fronte ad un tramonto nel deserto.

Il suo libro, Ai confini dell’Asia, è un viaggio fino ai confini dell’anima, una esperienza sensoriale di oltre 20 anni e oltre 20.000 km percorsi lungo la via della seta, su quella che l’Onu ha definito “la strada del dialogo”, una via che unisce religioni, lingue e culture diverse, portando con sè i profumi dei mercati di quartiere, i sorrisi e la curiosità delle persone incontrate, così lontane da noi ma al tempo stesso tanto vicine in alcuni modi di fare.

Il tema del viaggio come esplorazione, ma anche come missione, il cui senso più vero e profondo è quello di abbattere le barriere e i pregiudizi, regalandoci un senso di pace interiore, una riscoperta di sé stessi ed anche la comprensione del dolore dei popoli.

Come quello Armeno, dilaniato da un genocidio la cui sofferenza è ancora viva nelle parole di una ragazza conosciuta durante questo viaggio ispirato a Marco Polo: una tragedia, quella avvenuta nel 1915, dove persero la vita oltre 2 milioni di persone che ha portato questa etnia ad essere una delle diaspore più importanti a livello mondiale, con oltre 12 milioni di armeni sparsi nel mondo, a fronte di soli 4 che attualmente vivono nella propria terra. Dai giovani, però, ora parte la rinascita di una nazione, perchè c’è il desiderio di restare nel proprio Paese e farlo brillare di luce propria.

Così come brillante è la luce che risplende negli occhi di Mario quando parla della sua Terra, della sua Venezia e del filo invisibile che la lega con la stessa Armenia, attraverso l’isola di San Lazzaro, la cui storia si intreccia con quella di questo popolo nel lontano 1717, anno in cui quest’isola venne donata in perpetuo dal Senato della Repubblica agli Armeni, seguaci del sacerdote Mechitar.

Solo viaggiando lentamente scopriamo meglio il senso del viaggio, soprattutto a livello interiore ed anche attraverso il dolore, come in occasione della missione umanitaria “Albatros” del 1994, a cui Mario prende parte come casco Blu dell’ONU, dormendo in tenda e vivendo per 3 mesi a stretto contatto con le popolazioni del Mozambico.

Diamo significato alla nostra esistenza e ricerchiamo i tesori che sono dentro di noi e nel mondo che ci circonda: è questo il significato profondo che emerge dallea parole pronunciate e scritte da Mario, profondo conoscitore della storia dei popoli, ma con un occhio sempre rivolto al futuro.

Tra zar, sultani e maioliche, è un viaggio che inizia dalla Russia, con i tesori degli zar in parte dispersi, viaggiando a bordo della transiberiana, attraversando Siberia e Mongolia, percorrendo oltre 9.000 km, passando per la Turchia, regno dei sultani, fino a giungere in Uzbekistan, la terra degli Uzbeki, con le sue maioliche che colorano la via della seta, in Asia centrale.

Attualmente investimenti importanti da parte di Russia, Cina e Turchia, stanno riqualificando la via della seta portando però con sè anche una inevitabile contaminazione di quei popoli, che fino ad oggi sono stati piuttosto poveri, basandosi su una economia di agricoltura e turismo, ma sempre ospitali, sorridenti e dotati di grande orgoglio.

L’intento di questo libro è quello realizzare una fotografia intrisa di sentimento da lasciare ai posteri, considerando che probabilmente già tra 10 anni la situazione sarà molto diversa.

Al rientro da un viaggio come questo, ci si rende conto di aver messo in valigia un altro punto di vista, spogliandosi della neccessità di giudicare e divenendo più accondiscendenti con popoli solo apparentemente lontani. E’ bello viaggiare, ma è bello anche rientrare, trovare nuovi spunti, scrivere e raccontare, stare fermi e riprogettare un nuovo viaggio.

Assaporare la vita, ovunque si sia, senza mai smettere di cercare sè stessi, di avere obiettivi e di pianificare il raggiungimento della prossima meta, mettendo in valigia tutto quello che serve, ma avendo cura di lasciare fuori ogni forma di pregiudizio: solo così permettiamo veramente al nostro cuore di riempirsi della meraviglia che ci circonda, vicina o lontana che sia.