Luigi Pirandello: fu Mattia Pascal

Il Fu Mattia Pascal di Luigi Pirandello è uno dei testi chiave della letteratura di inizio ‘900. Di pari passo ad altri autori italiani ed europei, se non in anticipo, Pirandello riesce ad incarnare la lettura di una società in radicale mutamento, fissandola all’interno di narrazioni dallo stile moderno e scorrevole. La raffinatezza dei suoi lavori e l’acume che lo contraddistingue gli varranno il premio Nobel per la letteratura nel 1934.

Uscito nel 1904, Il fu Mattia Pascal racconta una storia non comune ma che in fondo riflette la realtà di molti contemporanei. Rifacendosi all’umorismo di fine ‘700 e dandone una narrazione cadenzata, Pirandello riesce a produrre un contenuto di alto impegno ma fruibile ad un pubblico meno impegnato, incuriosendo i lettori con una pubblicazione a puntate che uscirà sulla rivista L’Antologia e successivamente in un volume unico.

Protagonista è Mattia Pascal, uomo che soffre per la sua misera condizione data da una serie sfortunata di eventi, cominciati con la perdita del ricco patrimonio di famiglia, a causa di un amministratore incapace. Nel tentativo di vendicarsi, Mattia andrà a compromettere la nipote dell’amministratore, venendo successivamente costretto a sposarla e trovandosi ingabbiato in un matrimonio non voluto.

Soffocato dall’umiliante ed avvilente vita lavorando nella biblioteca di paese, Mattia decide di fuggire per ricominciarne. Vinta una piccola fortuna al casinò di Montecarlo, scopre di essere ritenuto morto, e dunque può cominciare ufficialmente la sua nuova vita, libero dalle catene del passato.

Decide dunque di viaggiare, finché non si stabilisce a Roma con il falso nome di Adriano Meis. Nella capitale romana si susseguiranno una serie di vicende inaspettate e che Mattia non potrà risolvere a causa della sua inesistenza legale. Sull’orlo della disperazione per non poter porre rimedio agli eventi che stanno accadendo, Mattia decide di fuggire nuovamente inscenando il suicidio di Adriano e tornando al paese natale. Tornato al paese però nessuno ha memoria di lui, la moglie si è risposata e Mattia è caduto definitivamente nell’oblio, sia come Meis che come Pascal.

Non resta altra scelta al protagonista se non di ritirarsi nella biblioteca ove svolgeva il suo degradante lavoro nella vita passata, e con mesta insoddisfazione passare il tempo scrivendo la sua storia e portando fiori sulla sua stessa tomba.

La storia di Mattia Pascal riscuote il suo meritato successo non solo perché presenta una innovativa struttura narrativa ad episodi, ma anche perché racconta e riflette un dilagante sentimento di inadeguatezza alla vita che la persona media sta vivendo.

La narrazione tragicomica fa da sfondo ad una serie di temi ben più corposi quali lo svolgimento della propria esistenza, la caduta dei valori e delle certezze, il disallineamento dai costumi sociali e dalle leggi imposte e la costante ricerca della propria felicità.

La disamina di queste impegnative tematiche si svolge nell’arco di una narrazione intricata e complessa. Mattia, poi Adriano, vive ben tre vite, una per ogni nome ed una terza come “nessuno”. In ognuna di queste il tono della narrazione cambia ed il protagonista matura, arrivando ad una comprensione sempre più alta di ciò che la vita significhi veramente e di come la sua condizione sia in fin dei conti ineluttabile.

Così Pirandello conduce il lettore in questo tortuoso e faticoso viaggio alla scoperta dei limiti della società umana e allo stesso tempo dell’esistenza stessa.

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