La riabilitazione in acqua negli esiti di cerebrolesioni acquisite

Ogni anno in Italia tra le 40 e le 100 persone su 100.000 vengono colpite da una Grave Cerebrolesione Acquisita (GCA) non traumatica, ossia non da incidente ma per cause intrinseche alla persona. A questo numero va aggiunto quello dei traumi cranici da incidente stradale, domestico, ecc. .

Le GCA rappresentano una delle principali cause di morte e disabilità non solo in Italia ma anche in Europa, ed è per questo argomento di estremo interesse in ambito riabilitativo, poiché i pazienti che sopravvivono ad una GCA sono spesso delle persone che necessitano di un percorso riabilitativo a 360°.

Per quanto riguarda la riabilitazione neuro-motoria sono tante le metodiche che si occupano del paziente neurologico: alcune con l’ausilio di oggetti di forma, spessore e consistenza diverse, per ri-allenare il corpo del paziente a “sentire” e percepire stimoli di differente natura, altre lavorano sul recupero dell’attivazione muscolare attraverso facilitazioni neuromuscolari propriocettive.
Il tutto comunque al fine di recuperare le funzioni danneggiate o attuare meccanismi di compenso per sostituire quelle funzioni ormai perse e lavorando sulle residue.

Date le necessità del paziente neurologico di un trattamento a lungo termine, è di notevole aiuto affiancare alle terapie “a secco” il trattamento riabilitativo in acqua.

Tutte la strategie alternative di movimento che il nostro paziente applica sono volte alla “vittoria della battaglia” quotidiana contro la forza di gravità. Nel momento in cui il paziente entra in vasca viene bombardato da una moltitudine di stimoli dovuti al contatto con l’acqua; acqua che diventa uno stimolo tangibile, informazione sensoriale e anche supporto: l’ambiente microgravitario costringe il corpo del nostro paziente a cambiare gli equilibri muscolari, la spinta idrostatica altera, sempre nei confini dello schema patologico, il consueto modo di muoversi che la persona utilizza sulla terra ferma.
In acqua il fisioterapista aiuta il paziente a percepire il movimento in modo diverso, ad organizzarlo in modo diverso, cercando strategie più funzionali di utilizzare le funzioni residue.
La motivazione è essenziale per chi ha visto il suo futuro cambiare in modo drastico e definitivo: avere la possibilità di muoversi senza il peso del proprio corpo sfruttando il supporto dell’acqua porta motivazione, e la motivazione porta progressi. In vasca il terapista adatta la difficoltà delle proposte terapeutiche al livello del paziente, per far sì che si trovino sempre nuove motivazioni, anche usando sequenze di esercizi più ludiche.

Nel trattamento con Idrokinesiterapia bisogna che il terapista attui un progetto riabilitativo che non sia parallelo a quello a secco, ma che le due strade siano completamente integrate, affinché il lavoro in acqua sia un altro modo di arrivare allo stesso punto finale. L’acqua funge da strumento per stimolare il sistema neuromuscolare del paziente, al fine di migliorare le sue capacità nella vita quotidiana, dove invece la forza di gravità è sempre presente. È necessario che sia ben chiaro qual è l’obiettivo da perseguire e che ci sia una motivazione valida, un senso al lavoro in vasca.

Sono sempre di più le evidenze scientifiche che mostrano i benefici del trattamento in acqua di diverse patologie, e le GCA sono tra queste.

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