Il Colosseo Quadrato e la cancel-culture

Il Palazzo della civiltà Italiana, chiamato volgarmente il “Colosseo Quatrato” fu costruito verso la fine del ventennio fascista, simboleggiando un testamento architettonico degli ideali che muovevano l’Italia in quegli anni. La scelta del travertino, oltre a rispondere alle esigenze del regime di ritorno alla tradizione dell’Impero Romano, è stata fatta per mostrare autosufficienza economica e capacità tecnologica di realizzare un monumento di tali dimensioni utilizzando solo la pietra, dato che, a seguito delle sanzioni ricevute dall’Italia era pressoché impossibile trovare altri materiali. Negli archi del piano terreno si trovano 28 statue, ognuna a rappresentazione allegorica di una virtù del popolo italiano: l’eroismo, la musica, l’artigianato, il genio politico, l’ordine sociale, il lavoro, l’agricoltura, la filosofia, il commercio, l’industria, l’archeologia, l’astronomia, la storia, il genio inventivo, l’architettura, il diritto, il primato della navigazione, la scultura, la matematica, il genio del teatro, la chimica, la stampa, la medicina, la geografia, la fisica, il genio della poesia, pittura e il genio militare. Celebrazione che viene esacerbata in cima ad ogni facciata con la citazione di un discorso di Mussolini tenutosi nel 1935 agli italiani a seguito della guerra di Etiopia «un popolo di poeti di artisti di eroi / di santi di pensatori di scienziati / di navigatori di trasmigratori».

Non molto tempo fa la statua del giornalista Montanelli è stata imbrattata da alcuni attivisti in segno di protesta per il suo matrimonio con una 12 abissina. Diversi altri casi sparsi per tutto il mondo (la statua di colombo imbrattata perché è stato di fatto stato uno schiavista, per esempio) testimoniano la nascita e la repentina crescita di un’ideologia pericolosa: La “Cancel-culture”, che tanto ricorda i roghi di libri attuati durante il nazismo, è sintomo dell’incapacità di confrontarsi con il passato e di fragilità emotiva. Seguendo questa linea di pensiero, dovremmo abbattere il Palazzo della Civiltà Italiana, ma anche il Colosseo, il Pantheon, le statue degli imperatori e quasi ogni pezzo di storia. Ci ritroveremmo senza memoria, e senza futuro, pronti a commettere gli stessi errori del passato. D’altronde, non è proprio la memoria di quello che abbiamo vissuto a renderci quelli che siamo?

Testo e foto Manuel Grande

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