Le porte dell'Europa si aprono alla Croazia

L’Europa ha guadagnato un’altra componente del territorio balcanico, da sempre configuratosi come un mosaico di regioni, popoli e culture, terra di confine e di frontiera che ha tagliato e distanziato Oriente ed Occidente. Formalmente, allo scoccare della mezzanotte del 30 giugno, la Croazia è diventata il 28esimo Paese dell’Unione europea, dopo la Slovenia.Indipendente dal 1991, la Croazia è la seconda delle sei repubbliche che costituivano la ex Jugoslavia socialista ed è l’ultimo Paese europeo a maggioranza cattolica ad integrarsi nella Ue: a causa di una maggiore severità accordata ad alcuni criteri valutativi introdotti da Bruxelles, a seguito di esperienze negative con alcuni Paesi, quali la Bulgaria e la Romania, i negoziati di adesioni con la Croazia si sono protratti per quasi sei anni e sono stati considerati fra i più duraturi e ardui che finora un Paese candidato abbia dovuto affrontare.Inoltre, colpevoli del ritardo dei tempi di integrazione, sono stati anche il duraturo peso della guerra degli anni 90, la complicata riconciliazione con le ex repubbliche jugoslave ed il delicato processo di democratizzazione delle istituzioni.Una volta concluse le trattative, il Paese ha manifestato il proprio entusiasmo con svariati festeggiamenti nelle  strade delle maggiori città: nella piazza centrale di Zagabria, dove si è tenuta la celebrazione principale alla presenza di numerosi capi di Stato, sono state montate tre pedane ricoperte da tessuti blu della bandiera europea, sulle quali si sono esibiti 700 fra ballerini e musicisti; il tutto coronato infine da fuochi d’artificio e dall’esecuzione de l’Inno alla Gioia di Beethoven.Tuttavia inevitabilmente, a smorzare l’entusiasmo dei gioiosi festeggiamenti, era già subentrato da giorni lo spettro ingombrante della dura situazione economica che il Paese sta vivendo, probabilmente una delle peggiori della sua storia recente.Anche ai confini con l’Ungheria e la Slovenia si sono tenute celebrazioni: qui saranno aboliti i punti dei controlli doganali mentre quelli di frontiera si terranno per almeno altri tre anni, in vista dell’adesione del Paese alla zona Schengen. Sarà semplificata e velocizzata la circolazione delle persone in quanto ai valichi verranno istituiti dei controlli congiunti; ai croati basterà infine solo la carta d’identità per entrare nei Paesi dell’Ue.Al di là dei suoi problemi e della delicata situazione economica, la Croazia è stata protagonista esemplare di un momento storico peculiare, un notevole passo in avanti che l’ha allontanata dai ricordi degli orrori del suo recente passato e che la slancia con ottimismo verso il futuro; con annessa la speranza che diventare 28esimo membro dell’Unione possa realmente far cambiare qualcosa.

 

Michela Graziosicroaziaue

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