Carla spiega perché non andrà ai Mondiali

zSi chiama Carla Dauden la filmaker 23enne che con un video caricato su Youtube, in cui spiega al mondo intero i motivi per i quali il Brasile non dovrebbe sperperare i soldi per le Olimpiadi ed i Mondiali, ha in pochi giorni superato le due milioni di visualizzazioni.In appena sei minuti Carla, servendosi di spezzoni di interviste e riprese in esterna, racconta la vera vita del Brasile, partendo dalle favelas, dal traffico di droga, fino alle cariche della polizia in tenuta anti sommossa, per rivolgersi all’intera popolazione mondiale che probabilmente, incantata dai soliti luoghi comuni che vengono immediatamente ricollegati al Brasile ( mulheres, bundas grandes, Ronaldo, futebol antes de tudo e muitas festas, ovvero “donne, grandi sederi, Ronaldo, calcio prima di tutto e numerose feste” ), non tiene in considerazione alcune problematiche di importanza ed urgenza maggiori.Non bisogna fraintendere il senso di fondo del video-appello della giovane filmaker: la Coppa del Mondo e le Olimpiadi, a suo avviso, sono indubbiamente eventi grandiosi e lodevoli ma  non costituiscono una priorità per il Brasile oggi: la gente non ha bisogno di stadi ma di educazione, non di feste ma di lavoro e vite dignitose; non è necessario che il Brasile impressioni il mondo, ma è importante che i brasiliani abbiano cibo e salute. È necessario far girare un’adeguata informazione, ribadisce con forza Carla, in quanto non vi sono video e siti a sufficienza che illustrino con obiettività la reale situazione brasiliana: la Coppa del Mondo costerà al Brasile circa 30 miliardi di dollari, più delle ultime tre coppe del mondo sommate assieme; un Paese in cui l’analfabetismo colpisce mediamente il 10 % della popolazione e dove 13 milioni di persone muoiono di fame e in attesa dell’assistenza medica, ha forse un impellente bisogno di nuovi stadi?Alcuni politici argomentano che la Coppa del Mondo costituirà l’occasione-incentivo che il Brasile necessitava da tempo per migliorare le condizioni di vita della sua gente: ai brasiliani è stato fatto credere che il ricavato dalla Coppa del Mondo sarà la chiave del cambiamento tanto atteso, eppure in realtà la maggior parte del denaro che deriverà dai giochi andrà alla Fifa, mentre quello portato  dai turisti e dagli investitori finirà nelle mani di chi già è ricco.Per di più la polizia sta portando avanti un’operazione di pulizia etnica nei confronti degli indios brasiliani, espulsi dal luogo che era la loro casa ed il centro culturale indigeno, e sta allontanando i criminali che governano le favelas; inoltre, per procedere ad una vasta opera di demolizione, al fine di recuperare nuovi spazi per i giochi,  molta gente viene scacciata dalle proprie abitazioni e lasciata sola, priva di assistenza  e garanzie basilari.Tutto questo, spiega Carla, è sintetizzabile con il detto botar a sujeira debaixo o tapete (“deporre la sporcizia sotto il tappeto”): ossia, si tratta di una soluzione antidemocratica e temporanea a problematiche molto più profonde e complesse; che tipo di democrazia è mai questa?L’altra faccia della medaglia è rappresentata dal video di Pelè, di taglio diametralmente opposto rispetto a quello della Dauden: il calciatore, infatti, ha invitato la popolazione a tifare per la Nazionale e a dimenticare gli attuali disagi, ma è stato subito oggetto di insulti e derisioni sul web.Le recenti proteste che si sono tenute a Rio e dintorni sono la prova tangibile di una forte presa di coscienza che ha interessato una significativa parte dei brasiliani, abitanti di un Paese in crescita economicamente e culturalmente, portatori di un messaggio senza precedenti ed esemplare: riusciremo ad imparare da loro?

Michela Graziosi

Related Posts

di
Previous Post Next Post

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

0 shares