METODO CLASSICO, LA RUOTA GIRA

Dopo una vita da comprimari a causa della nomea quasi inscalfibile che lo Champagne si era creato, dopo aver speso tante energie per cercare di portare alla luce la grande maestria dei nostri produttori e l’unicità dei nostri territori dove vengono create le bollicine nostrane, stiamo ormai da tempo finalmente assistendo ad un cambiamento forte, riconosciuto ed orgogliosamente oggettivo. Lo chapeau! ai francesi va fatto a prescindere su questo tema. Sia chiaro. Il far “squadra Paese”, per la maggior parte dei francesi è quasi sottocutaneo, una questione di Dna. Non è solo una questione legata ad un orgoglio nazionale, ma soprattutto all’averlo saputo comunicare per primi, con forza e con coraggio. Ai giorni d’oggi, il solo fatto che la parola “Champagne” viene arbitrariamente utilizzata da molti (soprattutto all’estero, dobbiamo ammettere) per identificare in generale un prodotto spumantizzato, ha un sapore ben preciso, quello della vittoria. Una vittoria di cui vanno giustamente orgogliosi i nostri “cugini” d’oltralpe e grazie alla quale sono associati, ormai in maniera quasi automatica, al concept dell’alta qualità (a buon diritto, per carità). Molto è cambiato però nell’ultimo decennio e a minare il terreno di un successo quasi concettualmente inarrivabile per anni, ci hanno pensato gli altri cugini, i cugini italiani. Cos’è successo dunque? Semplicemente, è successo che il mondo intero si è dovuto arrendere all’altissima qualità del nostro prodotto spumantistico, lo ha finalmente dovuto riconoscere quasi per forza, per non cadere nella ridicola ostinazione che in termini assoluti vede lo Champagne, di default, migliore di un Franciacorta. Sebbene ancora lontani da un modello di comunicazione dignitoso, ci siamo trovati tra le mani un nuovo insperato orgoglio nazionale: l’orgoglio di avere un prodotto spumantistico che ormai nulla ha da invidiare a quello francese. I nostri grandi territori (non uno solo, dunque, come quello dello Champagne) dove le migliori bollicine nostrane vengono prodotte, sono diventate una garanzia nazionale ed internazionale di altissima qualità. Rimanendo in tema di “Metodo Classico” (con cui si produce appunto anche lo Champagne), territori diversi come la Lombardia con il “Franciacorta”, come il Piemonte con l’”Alta Langa”, come il Trentino con il “Trento Doc”, come il Veneto con il “Cartizze”, offrono oggi agli amanti del genere, un’alternativa allo Champagne che in molti casi è diventata una vera e propria prima scelta. Non fraintendeteci però, non stiamo denigrando le bollicine francesi (rimane valido il precedente chapeau!) che per altro vivono di una condizione di assoluto privilegio grazie ad un territorio unico e molto vocato a questo tipo di produzione, stiamo solo affermando che l’egemonia francese si è orgogliosamente arrestata grazie alla perseveranza, alla tenacia e alla grande abilità soprattutto di alcuni produttori italiani. Ora ci siamo anche noi! E a decretarlo sono le più prestigiose autorità del settore come ad esempio “The Champagne & Sparkling World Championship” (la più importante competizione mondiale del settore) dove, da qualche anno, le nostre bollicine vengono giudicate le migliori al mondo per qualità, facendo incetta di medaglie d’oro. La “ruota” gira dunque e in questo caso a giovarne è il consumatore finale che si trova a poter scegliere finalmente un’alternativa ad un prodotto che sembrava, per moda ma anche per merito, non averne proprio. In assoluto, le bollicine, al di là dell’origine di provenienza, sono da sempre anche sinonimo di festa e di convivialità in grado di colorare le nostre serate speciali e le nostre cene più belle. Brindiamo quindi a prescindere, ma facciamolo, oggi, con la certezza che la nostra arte nel wine making non prende più lezioni da nessuno e che se riusciremo a trasformare in adeguata comunicazione la maestria italiana, avremo completato un processo che ci ha visto avanzare a grandi falcate in un mondo dove troppo timidamente galleggiavamo senza sapere che potevamo nuotare con dignità unica. Metodo classico francese o italiano dunque? La risposta è entrambi, non ne esiste uno migliore dell’altro, cambiano le sfumature ma è solo una questione di gusto personale. Sosteniamo dunque i produttori italiani in questo momento difficile e facciamolo con l’orgoglio di una nuova consapevolezza, perché tanto in Francia (giustamente) lo fanno a prescindere sempre…con i loro.

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