Jessica Ferro: inseguendo Meryl Streep ho avverato il mio sogno

Jessica Ferro donna appassionata, curiosa, eclettica attrice capitolina, moglie e mamma. Una di noi. Impegnata nel sociale, gestisce oggi un’azienda di arredo ecosostenibile dopo aver maturato un’ottima esperienza in campo assicurativo, durante una fase della vita in cui considerava la recitazione un passatempo, nulla più. Forse per mancanza di autostima, capita a noi donne troppo spesso e per svariati motivi, a monte sempre una matrice culturale e dei stereotipi di genere da superare, abbattere.

Così dopo una partenza pirotecnica, datata 2006 con un testo di Dario Fo al Teatro dell’Orologio, un lungo periodo di ricerca interiore, di duro lavoro, di maturazione umana ed artistica. Sì, perché Jessica fin da piccola come accade a molte ha sentito dentro di sé ardere il sacro fuoco dell’arte ma da qui a prenderne coscienza e maturare tutte quelle qualità che permettono poi di insistere tenacemente sul cammino che si sente proprio, tanto da farne un leitmotiv, c’è ne vuole.

Occorrono notti insonni, contorcimenti interiori, crisi, grossi turbamenti, blocchi emotivi, a volte tutto l’intero corollario di ma e se, altre ci si dispensa e ci si imbatte in incontri fortunati che ti soccorrono nel momento topico e ti aiutano a far cadere il velo, ti porgono uno specchio e ti costringono a vederti e riconoscere nel riflesso la versione più affine alla reale tua intima versione, quella forgiata dai bisogni e desideri.

Così mentre cercava di non interrompere il dialogo con la bimba che organizzava in un battibaleno interi spettacoli per gli ospiti che frequentavano la casa paterna, con la Jessica che da grande voleva fare l’attrice ed inseguire le orme dell’incantevole, talentuosissima, eclettica, unica Meryl e di fatto lavorava con successo nel campo delle assicurazioni, le si presenta l’occasione di conoscere il figlio di Raffaele Vallone, più noto come Raf, attore, calciatore, giornalista e partigiano, Salvatore appunto, di professione anch’egli attore come l’indimenticabile, grande padre.

A Salvatore, Jessica ha il coraggio di confidare il proprio sogno, diventare un’attrice e potersi dedicare completamente a quest’arte, studiare, accrescere affinando le doti interpretative il suo talento. Salvatore Vallone generosamente le fornisce un prezioso contatto: l’attrice Beatrice Gregorini. Jessica inizia un lungo e impegnativo percorso di studio decennale affiancato al lavoro che continuava a svolgere nel suo quotidiano. Si impegna nello studio della recitazione, dizione e cerca anche con Simona Borioni di migliorare la sua formazione. Poi l’amore come un fulmine e l’imminente bisogno di costruire una famiglia con il suo compagno, coronato dall’arrivo del loro bimbo che coincide con il naturale accantonamento nel ripostiglio stipato del suo mondo interiore del proprio disegno di vita. Finché tre anni fa la shakerata, lo scossone fulminante e l’impossibilità di continuare il proprio cammino da donna quiescente, serena certo anche realizzata ma non completa. Fortuitamente Flavia, professione psicologa la coinvolge in un seminario dove le viene consegnato un testo da recitare improvvisando. Rivelazione: a volte situazioni, persone, anche gesti banali possono innescare una deflagrazione interiore e acquisire una potenza salvifica, imponendoci di vederci realmente, conoscendoci e riconoscendoci in maniera autentica, la sola che ci permette una reale evoluzione. Jessica si scopre e riscopre sé stessa. Riprende gli studi di teatro e si gioca subito la carta di un provino, giusto per ritornare ad avere quella scarica di adrenalina che percorre il corpo nel momento che si crea lo stato di grazia di mettere in scena la rappresentazione del mondo di emozioni, la vita di un personaggio, e dar vita ad una forma di catarsi collettiva: la magia del teatro, la funzione della recitazione. Supera il provino con Emilia Miscio ed ottiene una parte e da questo momento è inarrestabile, il riconoscimento ufficiale del suo talento la sollecita a nuove sfide.

L’anno scorso è stata insignita del riconoscimento di migliore attrice, vincendo il premio “Laccio Rosso – Stop alla violenza sulle donne”.

Jessica Ferro ha da poco dato vita a Joan Crawford il 13 e 14 maggio al Teatro Bottega degli Artisti di Via degli Scipioni. Nel monologo “Non chiamarmi Joan Crawford” di Antonio Mocciola con la regia di Francesca Bruni, la poliedrica attrice ha avuto la possibilità di interpretare la star hollywoodiana già consegnata nelle sue fragilità e miserie umane dall’immensa Faye Dunaway nel film del 1981 per la regia di Frank Perry, adattamento del libro della figlia adottiva Cristine. In questa pièce l’attrice romana impersona la diva nel momento in cui sta aspettando trepidante e insicura l’annuncio della vittoria possibile ma non certa dell’ambito Oscar, per il film “Mildred Pierce”. Intensa l’interpretazione della Ferro che riesce a cogliere le fragilità di questa donna molto controversa e che riesce a scavare nel personaggio, restituendoci una rappresentazione plausibilmente veritiera del vissuto emotivo della Crawford che in lizza con attrici del calibro della Garson e la Bergman si finge malata e attende da casa il responso della giuria, incollata alla radio, seguendo la cerimonia in un tempo sospeso e dilatato dal vortice delle emozioni che l’avviluppano. A Jessica Ferro il compito di rappresentare una donna nuda, spogliata della sua divinità che confessa le proprie debolezze al pubblico e a sua figlia Cristine, rappresentata da una bambola in porcellana, una presenza inanimata ma in qualche modo più sentita rispetto alle personalità che pure si avvicendano e che hanno segnato la vita di questa donna spezzata, ferita che si è fatta da sé. Impossibile rimanere indifferenti di fronte alle rappresentazioni di sentimenti universali, fragilità umane, devastanti debolezze, miserie agghiaccianti. Il pubblico soffre, odia e si impietosisce. Alla fine questa è la magia del teatro e il miracolo che ogni volta viene portato in scena da un bravo attore, un’attrice talentuosa come la nostra Jessica.

Altra emozionante avventura il 28 e il 29 maggio Jessica ha interpretato il ruolo della matrigna in “Cenerentola, l’incanto di una notte” al Teatro Ghione di via delle Fornaci, tratto dalla celeberrima ed intramontabile favola dei fratelli Grimm, il testo è stato scritto da Chiara Alivernini, la regia curata da Giuseppe Brancato coadiuvato da Fabrizia Sorrentino. Nel cast l’attrice Elisa Forte nel ruolo di Cenerentola, Cristiano D’Alterio il Principe, Giorgia Paolini è Anastasia, Serena Olmi interpreta Genoveffa, Armando Puccio il Re, Angela Pascucci la Regina, Chiara Alivernini la madrina, Simone Fabiani l’Araldo, Roberto Pesaresi il Sarto, Francesco Sciascia lo Chef. Completano il cast di tutto rispetto Elisabetta Settimi, Samuel Di Clemente, Flavia Cattivelli e alcuni allievi della scuola di recitazione “Gli incompleti”. In questa compagnia l’attrice è anche impegnata come docente in un corso di recitazione per bambini a cui cerca pure di trasmettere un’educazione ecologica. La sensibilità ecosostenibile di Jessica anima anche le rappresentazioni teatrali a cui partecipa. Le scenografie, gli oggetti di scena, i costumi, tutto il materiale possibile è in materiale riciclato ecosostenibile.

Altra prova recente dell’attrice capitolina, un ruolo ironico, quasi comico nella commedia divertente “Me pari Walter” in tour nei teatri della Penisola. Tratta dal libro inedito di Giuditta di Chiara la pièce teatrale affronta la tematica del rapporto uomo-donna e il tragico cliché del principe azzurro. Jessica ha la responsabilità di affrontare l’interpretazione di due ruoli e riesce ad interagire con il pubblico, mantenendo la scena con carisma e tecnica talentuosa.

Jessica Ferro si è pure cimentata nella scrittura di un testo teatrale “Pronte a tutto” ispirato alla serie Netflix “Good girls”, realizzato in piena pandemia e andato in scena a porte chiuse, in streaming dal teatro Petrolini di Roma, una scelta coraggiosa, una sfida vinta.

In televisione l’abbiamo ammirata nel film documentario Storia di Nilde con Anna Foglietta. Al cinema è presente con il film “Il buio e la luce” di Yanes Darbaz con la regia di Giuse Joseph che affronta l’attuale tematica del bullismo e le relative implicazioni sociopsicologiche.

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