Femminismo, emancipazione e uomini. Storie senza tempo raccontate da Silvana Campese

Guardarsi allo specchio ed esser fiera di se, vedendo l’immagine di una donna che ha studiato e lottato molto per arrivare a conquistare forza e sicurezza e che oggi come oggi non ha alcun problema a porsi anche in modo molto diverso rispetto alla maggior parte delle persone che la circondano; non avere rimpianti, pur sapendo che, con l’attuale consapevolezza, alcune cose sarebbero state diverse… E’ questa la fiera Silvana Campese, artista e scrittrice partenopea, capace di raccontare storie di donne, delineando animi e caratteri e raccontando vite anche attraverso diversi momenti storici.
Femminista per vocazione, scrittrice per passione, emblema di emancipazione, Silvana è dotata di una scrittura fluida e di una vena realizzativa particolarmente ispirata che l’ha portata di recente alla pubblicazione del suo ultimo libro, dal titolo “Parthenope Inferno Celeste. I molteplici volti dell’umanità” edito da Phoenix Film Production, una saga familiare che attraversa tre generazioni di donne: Carmela, la madre, Maria la prima figlia, Justine e Angela, le nipoti.
Carmela è una donna del dopo guerra, Maria (o Mariuccia) segna invece una certa evoluzione, dopo essersi liberata di una stratificazione di odio e di rabbia, accumulati negli anni, perchè attraverso il risentimento in senso opposto non si va da nessuna parte; il retaggio di Carmela giunge fino alle nipoti che, attraverso il lavoro, arrivano ad una vera e propria liberazione.
Con questi personaggi, l’autrice ci porta nelle storie di donne per millenni vittime di una colonizzazione derivata da una cultura intrinsecamente violenta e sessista, ma che, lavorando su stesse, giungono a prendere coscienza delle proprie capacità e riconquistano la loro potenza generatrice.
Questa è una storia che mette in evidenza personaggi maschili, per la maggior parte negativi, sessisti e violenti e personaggi femminili, generalmente positivi, che si rifanno alla dea Partenope, in una società maschilista e patriarcale.
Il femminismo più autentico è stato il neofemminismo degli anni ’70, che perseguiva la via della liberazione dagli schemi patriarcali che volevano le donne uguali agli uomini, senza dimenticare le suffragette e le loro battaglie condotte con coraggio e follia, capaci di gesti estremi, come quello di gettarsi sotto i cavalli per dimostrare la loro volontà di lotta volta ad ottenere diritti all’epoca totalmente negati. La strada giusta da seguire, secondo l’autrice, però non è la sola emancipazione che fornisce diritti, ma non garantisce la vera libertà; l’emancipazione, infatti, è la base da cui partire, costruendosi una cultura, sviluppando progetti di lavoro e percorsi di formazione con cui arrivare all’autonomia economica e mentale: fondamenta grazie a cui le donne possono conseguire una piena stima di se stesse, senza però scimmiottare gli uomini.
Così come esistono, per Silvana, donne capaci di emanciparsi ed essere autonome e donne succubi degli uomini e di uno status quo aberrante, allo stesso modo vi sono uomini che possono essere mostri, autori di gesti orrendi, come femminicidi e strupri e uomini evoluti. Gli omicidi di donne sono una tragedia immane, purtroppo in crescita in una società sempre più violenta e frustrante, in cui i maschi più deboli finiscono per scaricare su una donna, che sia la compagna attuale o la ex compagna, le proprie frustrazioni. Uomini derivati da una mentalità sessista, maschilista e patriarcale, che vedono la donna come una proprietà e quando tale proprietà è messa in discussione ecco che subentrano rabbia, frustrazione e odio che spingono ad azioni vendicative e violente.
Per ciò che riguarda lo stupro, invece, il discorso è molto più ampio, non trattandosi di un gesto fisico e violento perpetrato solo ai danni di sconosciute, ma di qualcosa che può iniziare anche tra le lenzuole familiari, con quei mariti che insistono, forzando le proprie mogli; ogni violenza psicologica è un abuso di potere e se non c’è la perfetta consapevolezza di amare l’altra persona, rispettandola, si possono verificare situazioni e abitudini che hanno tutte le caratteristiche dello stupro.
D’altro canto, per fortuna, esistono anche uomini evoluti che sono in grado di controllare i propri estinti e ribellarsi a questa mentalità che talvolta si eredita, inconsapevolmente, anche dalle proprie madri.
Nelle nuove generazioni, secondo l’autrice, soprattutto nella fascia di età compresa tra i 35 e 47 anni, vi sono molti uomini che sono ottimi padri, splendidi mariti, compagni nel vero senso della parola: solidali, complici, disponibili, capaci di assumersi le proprie responsabilità e portare avanti il loro ruolo a 360 gradi; uomini che Silvana  ama, sani, forti, esuberanti, che lottano per la vita e sanno essere protettivi.
E’ difficile per tutti oggi sentirsi sicuri, non solo per le donne, ma bisogna partire da un lavoro su se stessi importante, costruendo indipendenza ed autonomia da tutti gli stereotipi che ci martellano e dalla discriminazione, anche se disponiamo di numerosi strumenti di denuncia, che possono tutelarci maggiormente rispetto al passato.
L’equilibrio tra l’universo femminile e quello maschile è spesso precario e difficile, ma, è l’unica strada per vivere in armonia; come diceva la grande scrittrice e poetessa francese Marguerite Yourcenar, infatti, “Ogni uomo, senza saperlo, cerca nella donna soprattutto il ricordo del tempo in cui lo abbracciava sua madre”.

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