Cristina Caboni vive in due mondi: l’apicoltura e la passione per la scrittura. Il lavoro di apicoltrice la aiuta a mantenere viva l’ispirazione artistica.

Cristina Caboni vive con il marito e i tre figli in provincia di Cagliari, dove si occupa dell’azienda apistica di famiglia. È l’autrice dei romanzi Il sentiero dei profumi – bestseller venduto in tutto il mondo, adorato dai lettori e dalla stampa, che ha conquistato la vetta delle classifiche italiane e straniere – e il suo seguito, Il profumo sa chi sei, La custode del miele e delle api, Il giardino dei fiori segreti – Premio Selezione Bancarella 2017 –, La rilegatrice di storie perdute e La stanza della tessitrice.

Una casa ricca di piante di odori, può aiutare a vivere le difficoltà della vita familiare con più armonia?

“Quando si hanno delle occasioni di avere della bellezza, e questa ha un influenza sulla quotidianità, è di grande aiuto ma questo immagino accada un po’ per tutto. Sono le occasioni di vedere le cose belle che poi ti permettono di affrontare le cose in maniera diversa, uno spirito, uno sguardo differenti. È come una sorta di allenamento che ti permette di vedere delle cose che ti riempiono di gioia, perché la gioia e la felicità sono delle emozioni molto forti e queste arrivano soprattutto attraverso i sensi. Dunque se noi abbiamo una piantina che abbiamo coltivato, vederla crescere, come si sviluppa, come fiorisce dà una gioia e una forza notevoli. È talmente intenso il benessere che dà vedere una pianta crescere, che la cura delle piante è stato inserito negli ospedali dove purtroppo ci sono dei malati che non riescono ad avere più il controllo della loro vita a causa della malattia, invece agendo in questo modo si riappropriano della possibilità di cambiare il mondo attorno a loro,come la cura di un aiuola. Sono dei meccanismi particolari, semplici e alla portata di tutti che in genere vengono trascurati.”

Cristina Caboni le è mai accaduto che grazie a un odore improvviso è riuscita ad inventare una storia?

“Una cosa di questo genere non mi è mai accaduta perché non mi basta una sollecitazione cosi breve anche se intensa per scrivere una storia, ma l’odore, improvviso e intenso, scatena un immagine dalla quale parte tutto il resto. Allora sì mi correggo mi è accaduto perché il mio libro “Il profumo sa chi sei” nasce da un istante quasi perfetto dove il profumo di una rosa mi porta a vedere qualcosa che era cosi potente che mi ha condotto a Elena Rossini, la protagonista del libro, la quale mi ha trascinato nel suo mondo, nelle sue storie, e in quello che poi dopo una lunga riflessione e ricerca è diventato un romanzo.”

Quando e come i profumi sono entrati nella sua vita?

“Le devo confidare che da quando ero piccolissima sono sempre stata una bambina che annusava tantissimo, avevo una certa sensibilità e mi piacevano gli odori. Poi nel corso degli anni con l’approfondimento del mio lavoro, quando sono andata a vedere come si allevavano le api,a lavorare in campagna, ho appreso quelli che sono i momenti più importanti nella vita di un apicoltore, e dunque annusare perché dall’odore l’apicoltore si rende conto di tante cose. La prima

cosa che fa quando solleva il coprifavo è sentire l’odore della famiglia delle api che risale dall’arnia e l’apicoltore si rende conto se la famiglia è in salute, che tipo di nettare stanno portando le api e dunque se è iniziato o meno il periodo del raccolto. Da quando sono bambina ho un rapporto con i profumi che si è intensificato con il lavoro dell’apicoltrice.”

Mi tolga una curiosità: è lei Elena Rossini del romanzo “Il profumo sa chi sei?”

“Non ho mai avuto una corrispondenza con i miei personaggi ma con loro condivido passioni,condivido delle cose del mondo che ci circonda. Ad esempio con Elena Rossini ho in comune la passione per i profumi, il suo ottimismo, la sua estrema sensibilità, e la grande emotività. Con Angelica Senes, la protagonista del libro “La custode del seme delle api”, condivido la passione della natura, l’amore per le api,per gli alveari. Anche proprio per un sistema di vita che ha come protagonista la natura, e questo mi è accaduto anche con le gemelle del libro “Il giardino dei fiori segreti”, anche qui il concetto della natura è molto forte, la natura è come un luogo nel quale noi esseri umani possiamo vivere in armonia e possiamo anche riscoprirci. È molto importante prendersi cura di qualcosa, quando si vive a contatto con la natura questa è una cosa che accade molto spesso e da qui abbiamo un ritorno emotivo, emozionale, profondo che ci dà un grande benessere. Quindi non mi rivedo in un personaggio specifico ma ho qualcosa da condividere con ogni personaggio.”

Cristina Caboni quale sarebbe il fiore della rinascita dalla pandemia?

“Io sono un isolana e per me quello che ha un grande significato come rinascita e cambiamento è l’odore del mare, perché è un odore che ti racconta tante cose. Il vento lo trasporta molte volte passando per la terra, penso che questo sia un profumo che possa aiutare a cambiare tante cose.”

Se potesse creare un fiore di quali essenze sarebbe composto?

“Questa è una bella domanda: farei una zagara, un fior d’arancio, qualcosa di molto semplice, che avesse anche un po’ del sentore dell’iris, credo che possano andare insieme questi odori. L’iris è un profumo molto terroso che viene ricavato dal rizoma e non dal fiore, ha una sorta di polverosità che richiama la terra. Allora questo fiore mi piacerebbe che fosse un miscuglio tra la zagara e l’iris.”

Cristina Caboni qual è il suo fiore preferito e perché?

“Diciamo che io ho un legame molto profondo con le rose, e quindi è la rosa il mio fiore preferito. Mi lega a mia madre e a dei momenti molto belli, non di contatto ma di osservazione, mentre mia madre lavorava ai suoi fiori alle sue rose io la osservavo. Probabilmente anche la sua espressione sempre così serena, il fatto di essere sempre così felice quando era con le sue rose mi è rimasto così impresso che se penso a un fiore penso alla rosa. Inoltre la rosa ha proprio per una sua peculiarità, la possibilità di avere dei profumi vastissimi. Nelle varie qualità di rose troviamo un odore di fondo completamente differente l’uno dall’altro, esiste quindi con la rosa la possibilità di

sentire tanti profumi. Ad esempio il profumo della rosa damascena è estremamente complesso con dei picchi intensissimi che arrivano fino alla fine, è un profumo molto particolare e appunto la damascena è una delle rose che vengono utilizzate di più per produrre la tar che è un olio essenziale di rose meraviglioso.”

Qual è il suo rapporto con la scrittura? Scrive ogni giorno? Ha il suo posto segreto per la scrittura?

“Quando mi metto a scrivere,non è solo questo il mio impegno, scrivo ogni giorno; non ho un posto specifico per scrivere tranne che in estate quando preferisco scrivere in veranda dove sono vicino al giardino e dove sto notevolmente meglio. Diversamente mi piace scrivere dove si trova la mia famiglia, non mi piace estraniarmi, se ho bisogno di una concentrazione maggiore rispetto a quella che mi richiede una stesura normale utilizzo le cuffie e metto la musica, e quella mi è più che sufficiente come distacco da tutto quello che accade intorno. Però non ho una mia camera, non ho bisogno di un luogo tutto per me perché la mia casa, il mio giardino, la mia veranda la mia famiglia soprattutto è quel che mi serve, mi da forza,mi da anche la capacità di mettere per iscritto quello che io ho in testa.”

Nella copertina del libro “Il profumo sa chi sei” la ragazza sembra proteggersi con una foglia.

Cristina Caboni avere un rapporto con una pianta può farci sentire più sicuri?

“Sì certo, il rapporto con una pianta è un affetto, un qualcosa di importante, è il prendersi cura di qualcuno, di qualcosa, e quel che ti restituisce la pianta è un amore. È una relazione quella con la pianta.

Guardando la copertina ho visto anche altro: ho visto il mondo attraverso le venature di una foglia. Dunque non una pianta che ti protegge ma una pianta, una foglia che ti permette di vedere cose speciali, belle, diverse, come se fosse una sorta di occhiale.”

Il titolo mi fa pensare all’introspezione. Se mi ascolto, mi odoro, scopro me stesso.

Come mai un rapporto così inteso con i profumi tanto da dar loro un significato emotivo?

“Il concetto è diverso: noi non ci possiamo conoscere davanti a tutto perché la nostra reazione deriva da un esperienza, ma quando si tratta di profumo noi non abbiamo parametri. La sede della conoscenza non c’entra con il luogo del nostro cervello con il quale vengono processati i profumi. Essi risiedono in una parte che si chiama “memoria limbica”, e si trova vicino all’amigdala. In questa particolare parte del cervello risiede l’istinto, nel momento in cui sentiamo un odore abbiamo una reazione immediata che non ci permette di intervenire ma che è puro istinto e a quel punto scopriamo qualcosa di noi stessi, perché noi non possiamo intervenire. Ecco perché il profumo sa chi siamo. Se noi sentiamo un odore che esso ci piaccia o meno non possiamo intervenire per decidere il contrario.”

Davanti alle difficoltà emotive della vita a volte si perde il coraggio di vivere. Lei ha trovato nella scrittura la spinta del coraggio?

Quale consiglio sente di dare ai nostri lettori?

“Il 2020 è stato un anno terribile ha messo in discussione tante cose, in qualche maniera ci ha riportato ad una consapevolezza che noi in realtà non siamo gli esseri potenti che la tecnologia e tutto il resto ci ha fatto pensare, ci ha ingannato in questo senso perché non siamo onnipresenti e onnipotenti. Abbiamo visto dei grandi paesi, l’Italia, la Francia, la Germania, gli Stati Uniti, tutti schiacciati da questo virus che ha impaurito le persone. Sono riuscita a uscire da questa spirale negativa quando ho potuto fare qualcosa e quel qualcosa per me era scrivere. Mi è stato chiesto di realizzare un racconto e i proventi di questo racconto sarebbero andati ad aiutare l’ospedale di Bergamo,ed in quel momento la scrittura mi ha portato fuori da quel pantano emotivo nel quale ero caduta. Quindi sì per me la scrittura è salvifica, e scrivere vuol dire concretizzare il pensiero. Il rapporto tra il pensiero,la mano e il foglio di carta dove vedo le mie parole mi permette di realizzare qualcosa. E in questo caso la scrittura è riuscita a farmi uscire da una situazione tremenda. La spinta del coraggio non è stata la scrittura ma è stato il fatto che io potessi fare qualcosa attraverso ciò che sapevo fare meglio cioè creare, scrivere.

Bisogna avere un obiettivo e cambiare quello che non ci va bene. Se noi viviamo una situazione che non è congeniale per noi possiamo cambiarla solo facendo qualcosa, solo agendo.”

Come difende il momento creativo, l’ispirazione, dal frastuono di una società egoista e malata?

“Io vivo nel mondo che viviamo tutti, però vivo anche in un altro mondo che è quello dell’immaginazione ed è un mondo complesso, strutturato anche con dei grandi confini che mi tengono al riparo da tutto. In questo mondo posso fare tutto, sento tutto,per me non c’è alcun tipo di disturbo quando sono all’interno di questa sorta di “altra dimensione”, e quando scrivo sono all’interno della mia dimensione alternativa e vivo tutto con la massima intensità. Le immagini che provo quando inizio a scrivere una nuova storia provengono da questo mondo, da questa dimensione e non viene intaccata anche perché faccio un lavoro di preparazione molto meticoloso e all’interno di questa struttura tutto il resto è ispirazione.”

 

Cristina Caboni vive con il marito e i tre figli in provincia di Cagliari, dove si occupa dell’azienda apistica di famiglia. È l’autrice dei romanzi Il sentiero dei profumi – bestseller venduto in tutto il mondo, adorato dai lettori e dalla stampa, che ha conquistato la vetta delle classifiche italiane e straniere – e il suo seguito, Il profumo sa chi seiLa custode del miele e delle apiIl giardino dei fiori segreti – Premio Selezione Bancarella 2017 –, La rilegatrice di storie perdute e La stanza della tessitrice.

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