L’ANSONICA DELL’ISOLA DEL GIGLIO – AZIENDA AGRICOLA FONTUCCIA

L’ANSONICA DELL’ISOLA DEL GIGLIO – AZIENDA AGRICOLA FONTUCCIA

L’Isola del Giglio è situata nell’Arcipelago Toscano di fronte al Monte Argentario ed è rinomata per le sue bellezze naturali: il mare cristallino color smeraldo, con i fondali ricchi e pescosi ed un territorio per il 90% ancora selvaggio.

Qui al Giglio la vite si coltiva fin dal tempo degli Etruschi e dei Romani su strisce di terra impervie e molto impegnative ed è per questo che negli ultimi anni molti terreni sono stati abbandonati; sono rimaste poche persone a prendersene cura e molti vitigni di Ansonica o, come dicono i gigliesi Ansonaco, sono andati perduti.


In questo contesto di viticoltura eroica i fratelli Simone e Giovanni Rossi, appassionati di viticoltura, nel 2009 hanno deciso di rilevare i vigneti trascurati e rimettersi a produrre l’Ansonica nella loro azienda Fontuccia, dal nome dell’assolata particella di terreno della loro prima vigna; attualmente posseggono 5 ettari di vigneti in diverse zone dell’isola comprati principalmente dagli anziani ma ne hanno anche in affitto e in comodato d’uso. In alcuni terreni addirittura non esisteva più la vigna perché dopo qualche anno senza potatura e zappatura la vegetazione è avanzata. L’azienda possiede anche due vigneti antichi risalenti agli anni Trenta.I vigneti sono costituiti da piccoli terrazzamenti di muri a secco tra le rocce di granito a picco sul mare dove si arriva a piedi dopo aver percorso ripidi sentieri.

Attualmente Fontuccia produce 11.000 bottiglie all’anno vendute a ristoranti e negozi.

La sua etichetta più famosa è il Senti Oh!, bianco( da una tipica esclamazione gigliese), da uva Ansonica; diraspatura delle uve, macerazione a freddo dalle 24 alle 72 ore, pressatura delicata e decantazione statica del mosto, fermentazione spontanea a temperatura controllata; all’olfatto iodio e minerale e sentori di albicocca e pesca con note floreali di camomilla;

c’è poi un passito sempre dall’Ansonica chiamato ‘Nartropo’ (per indicare che un bicchiere tira l’altro), da uve delle vigne più vecchie di Capel Rosso; i grappoli sono fatti appassire su dei graticci dai 28 ai 40 giorni, poi segue la diraspatura a mano e macerazione di circa 4 mesi; all’olfatto fruttato intenso con evidenza di albicocca essiccata e scorza d’arancia, note di frutti tropicali e fiori;

un’altra sua recente produzione è il Cocciuto, così chiamato perché è fermentato in un’anfora di coccio in terracotta dell’Impruneta fatta a mano e proveniente dalla fornace di Gusmano Manetti; i sentori sono di frutta esotica e al palato invece nespola con accenni di frutta secca;

il Caperrosso, sempre di Ansonica, proveniente dalla vigna di Capel Rosso, con 72 ore di macerazione, all’olfatto note di frutta gialla, sentori minerali e iodio, nuances di miele e camomilla.

 

In vigna si lavora solo con la zappa, senza nessun tipo di meccanizzazione e c’è anche Meco, un signore di 80 anni, che dà una mano e fa questo mestiere da quando è nato dando preziosi consigli. L’obiettivo dell’azienda è di allargarsi ancora ma ci vuole tempo perché prima di raccogliere uve di un certo pregio occorrono circa 7/8 anni. Produrre vino adesso non è come in passato: negli anni Cinquanta, per esempio, il Giglio era coperto da moltissimi vigneti sul mare e si vendemmiava con la barca per trasportare più velocemente l’uva. Purtroppo con lo spopolamento dell’isola molte persone hanno preferito guadagnare coi turisti piuttosto che dedicarsi alla campagna. Nonostante tutto, oltre ai fratelli Rossi, c’è qualche altro che coltiva l’Ansonica, vitigno straordinario che resiste ai climi secchi e alla scarsità dell’acqua.

In uno dei loro vigneti i fratelli Rossi conservano addirittura un palmento e cioè un’antica vasca scavata nel granito e risalente all’epoca romana, dove l‘uva veniva pigiata fino a diventare vino. Ce ne sono oltre 500 su tutta l’isola, alcuni anche del periodo etrusco e a testimonianza di un’antica vocazione vinicola.

La Fontuccia dal 2017 ha la certificazione Bio e ha avuto riconoscimenti a Vinitaly e da Cervim (Centro di Ricerche Studi e Valorizzazione per la Viticoltura Montana).

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