Il giorno dei quattro Papi

canonizzazione27 Aprile 2014, ricorderemo questa data come la giornata dei quattro Papi, un evento unico nella storia della cristianità. Due Papi, Francesco I e il suo predecessore Joseph Ratzinger erano in piazza, mentre altri due Giovanni Paolo II e Giovanni XXIII diventavano santi. Da Via della Conciliazione fino a piazza San Pietro partiva una fiumana umana di pellegrini, molti dei quali già lì presenti dalla notte se non dal giorno prima. Anche le strade nei pressi del luogo della messa di canonizzazione erano stracolme di persone che procedevano verso la piazza nel tentativo di avvicinarsi. Alcune stime parlano di 1 milione di fedeli, altre di più di 800mila. Ma poco conta. Roma è stata per un giorno il centro del mondo. Lingue, volti, costumi di persone provenienti dai luoghi più disparati della terra si sono mischiate tutte insieme in quanto accomunate da un valore comune: la fede nello stesso Dio. In piazza, ad assistere alla celebrazione c’erano 122 delegazioni internazionali, 10 capi di governo e 24 capi di Stato, tra le quali non è passato inosservato il dittatore dello Zimbabwe, Robert Mugabe. Era presente il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, accompagnato da sua moglie Clio e il premier Matteo Renzi, insieme alla moglie Agnese. Chi ha avuto la possibilità di avvicinarsi al Papa durante i saluti finali non ha resistito alla voglia di scattare un selfie insieme. Dall’altra parte invece c’erano loro, i pellegrini che sfidando il tempo piovoso e la fatica assistevano alla cerimonia raccolti tutti intorno, mentre altri la seguivano dai 18 maxi schermi posizionati in varie piazze di Roma, senza contare quanti erano sintonizzati da casa in diretta tv (circa 2 miliardi di persone). Nell’omelia Bergoglio ha parlato di “due uomini coraggiosi”, definendo San Giovanni Paolo II papa “della famiglia” e San Giovanni XXIII un “pastore, una guida-guidata”, specificando come: “San Giovanni XXIII e San Giovanni Paolo II hanno avuto il coraggio di guardare le ferite di Gesù, di toccare le sue mani piagate e il suo costato trafitto. Non hanno avuto vergogna della carne di Cristo. Non si sono scandalizzati di lui, della sua croce. Non hanno avuto vergogna della carne del fratello perché in ogni persona sofferente vedevano Gesù. Sono stati due uomini coraggiosi pieni della parresia dello Spirito Santo, e hanno dato testimonianza alla Chiesa e al mondo della bontà di Dio, della sua misericordia. Sono stati sacerdoti e vescovi e papi del XX° Secolo, che hanno conosciuto le tragedie ma non ne sono stati sopraffatti. Più forte di loro era Dio, più forte era la fede in Gesù Cristo redentore dell’uomo e signore della storia”. Per Papa Francesco i due nuovi santi rappresentano l’esempio giusto da seguire. Da questo punto di vista, gli insegnamenti di Roncalli e Wojtyla non sono molto lontani dal percorso di rinnovamento e avvicinamento che lui stesso sta cercando di portare avanti: “San Giovanni XXIII e San Giovanni Paolo II – ha detto Bergoglio – hanno collaborato con lo Spirito Santo per ripristinare e aggiornare la Chiesa secondo la sua fisionomia originaria, la fisionomia che le hanno dato i santi nel corso dei secoli. Non dimentichiamo che sono proprio i santi che mandano avanti e fanno crescere la Chiesa”. Il “Papa buono, Giovanni XXIII, toccò e rinnovò il cuore della Chiesa, allora ancorata su posizioni estremamente anacronistiche incapaci di interpretare il mondo contemporaneo. Wojtyla, primo Papa dell’Est a salire sulla cattedra di Pietro, fu un personaggio che intervenne attivamente nei fatti storici della sua epoca, anche attraverso i suoi viaggi apostolici che lo portarono fino alla comunista Cuba. Nella giornata di ieri, per questi due santi, fedeli da tutto il mondo hanno deciso di intraprendere un viaggio, iniziato per molti da molto lontano, che aveva come meta ultima Piazza San Pietro. E’ difficile raccontare attraverso criteri prettamente oggettivi un evento religioso di questa natura. Nessuno forse è in diritto di spiegare con certezza le ragioni che portano il singolo individuo a mantenere vivo il suo rapporto con la fede, nessuno è in diritto di pretendere di sapere da chiunque creda i motivi che lo spingono ad affidarsi alla religione. Meglio limitarsi ad evidenziare la portata storica dell’evento, giacché un milione di pellegrini in movimento verso la stessa direzione, ci autorizza a considerarlo tale.

Silvia Di Pasquale

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