Podemos di Pablo Iglesias il nuovo leader della Spagna radicale

Alle scorse elezioni europee, che hanno visto a destra l’ascesa dei partiti euroscettici e a sinistra di quelli eurocritici, si è imposto il movimento politico spagnolo Podemos che è riuscito a piazzare ben cinque suoi deputati tra i quali il suo leader Pablo Iglesias. 35 anni, ricercatore universitario nell’ambito della comunicazione politica, militante di sinistra da quando di anni ne aveva appena 14, tempo fa prende parte alle proteste degli indignados. Mentre nelle piazze del paese cresce la rabbia contro le politiche di austerità volute dal Governo di centrodestra e legittimate dall’Unione europea egemonizzata dalla Germania della Cancelliera Merkel, mentre la disoccupazione dei tanti che perdono il lavoro e anche la casa si somma a quella di quanti – soprattutto giovani – il lavoro, ancorché precario, non riescono a trovarlo, Iglesias diventa una delle voci principali del dissenso e uno dei volti più noti della televisione spagnola. D’altra parte, come ha detto lui stesso all’indomani del lusinghiero risultato elettorale dello scorso maggio, in Spagna (come in Italia) la competizione politica avviene innanzitutto sul piccolo schermo. I sondaggi premiano il suo movimento politico al punto che se si andasse a votare oggi diventerebbe il terzo partito del paese. La ferrea legge della metamorfosi dei movimenti in partiti non risparmia neanche Podemos che, pur predicando la democrazia diretta, deve darsi un’organizzazione. Gli stati generali sono stati convocati per ottobre anche se a molti non piace questa trasformazione. Fino alle elezioni europee più che ad un partito e forse anche ad un movimento assomigliava ad una rete di gruppi dispersi sul territorio. Il documento programmatico è stato scritto e varato con la partecipazione in rete dei cittadini. Insomma dal punto di vista del metodo Podemos ricorda il M5S con il quale condivide anche alcuni punti programmatici come la critica feroce dell’Europa, della globalizzazione, del capitalismo dei grandi che ha distrutto la piccola e media impresa, la denuncia della corruzione della casta (anche lì usano lo stesso termine) rappresentata dagli esponenti sia del partito popolare che del partito socialista. Sui temi più strettamente politici, come la riforma fiscale, il mercato del lavoro, le politiche sociali, il movimento di Iglesias però è molto vicino al partito greco di estrema sinistra Syriza e al suo leader Alexis Tsipras. Il suo corrispettivo italiano è certamente la lista L’Altra Europa con Tsipras che, sempre alle scorse elezioni europee, è riuscita a superare la soglia di sbarramento del 4%. Uno dei principali obiettivi di Podemos così come è stato dichiarato proprio da Iglesias è quello di persuadere gli spagnoli della necessità di partecipare perché “se la gente non fa politica qualcuno lo farà per loro, e potrà rubargli i diritti, la democrazia e i portafogli”. Se non fosse che ci troviamo in un’epoca di forte crisi economica e sociale che si è scaricata violentemente sui ceti medio-bassi, le idee di questo movimento apparirebbe quasi moderate, tutto sommato ragionevoli: “Vogliamo un paese più dignitoso”, spiega Iglesias, “un paese con buoni servizi pubblici, dove nessuno venga sbattuto fuori di casa. Un paese con pensioni e ospedali pubblici. Un paese in cui le persone che lavorano possano riempire il frigo e comprare i quaderni ai figli. Solo cose semplici”. Se queste cose semplici, come le definisce Pablo Iglesias, torneranno finalmente al centro del dibattito politico europeo, il Vecchio continente potrà riprendere il cammino della civiltà, recuperando il vessillo perduto dei diritti sociali.      

 

Pasquale MusellaPodemos                

 

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