Il senso dell’esistenza è l’amore

Quante volte ci domandiamo (perché veramente siamo portati a questa interrogazione radicale o per mera retorica) che cosa sia il senso della vita umana, in cosa consista e se davvero ci sia un senso recondito sotto la fitta trama della nostra esistenza. A volte fatichiamo a trovarlo, altre volte lo facciamo coincidere con i beni materiali, con il successo, con una vita serena e priva di affanni di dolori e di malattie (una mera utopia, questa, che però la nostra fervida immaginazione continuamente ci ripropone). Le storie della filosofia e della letteratura ci propongono una galleria caleidoscopica di proposte, e così anche le religioni, pur nella loro diversità, non sono altro che una relazione con la divinità che fonda l’intera esistenza del credente. L’arte, invece, cos’ha da dirci sul senso della vita umana? Io ritengo che un’opera in particolare possa in verità esserci veramente d’aiuto nel trovare una plausibile risposta alla domanda: qual è il senso della vita? Mi riferisco alle Tre età dell’uomo, che è un dipinto a olio su tela di Tiziano (grossomodo databile intorno al 1512 e attualmente conservato ad Edimburgo). Non entrerò nel merito di un’analisi tecnica del capolavoro in questione, e mi limiterò soltanto a farne emergere alcuni significati particolarmente utili a trovare quella risposta che stiamo cercando. Innanzitutto c’è da rilevare che il dipinto racconta visivamente, in modo pressoché perfetto, quella che è la fenomenologia della vita umana. Le figure fanciullesche a destra (i tre putti, due dormienti e l’altro sveglio che si arrampica) rappresentano la prima età dell’uomo, mentre le figure a sinistra (i due innamorati che si guardano intensamente) rappresentano la maturità della vita, mentre infine il vecchio sullo sfondo, che interroga i due teschi, simboleggia la fase finale dell’esistenza, che giusta al suo traguardo esistenziale, non può fare a meno di porsi quella domanda che a noi interessa sul senso dell’esistenza, e quindi sul significato della morte, che dell’esistenza è il coronamento (perlomeno quando essa sopraggiunge naturalmente, al termine di una vita realizzata e ben spesa). Le scansioni della vita umana che il dipinto magnificamente racconta hanno un unico filo conduttore che, come i segnavia di una strada principale, guida l’esistenza conducendola alla sua massima realizzazione nella vecchiaia. Il filo conduttore è quello dell’amore. In effetti le figure dei putti dormienti e quella del vecchio sullo sfondo è come se fossero la base di un triangolo il cui vertice è costituito dalle figure degli amanti. L’amore realizzato dai giovani che si amano e che quindi sono pronti a crear famiglia è quindi il vertice di questa triangolazione che realizza da un lato l’aspirazione dei fanciulli e dall’altro la base sicura per affrontare l’ultima parte del viaggio della vita nella vecchiaia. Si faccia attenzione anche ad un particolare: il vecchio sullo sfondo interroga metafisicamente un solo teschio, ma in realtà ne possiede due. E due sono anche i putti che dormono affiatati. Questo indica, in modo assai chiaro, che la relazione è sempre il centro e il fondamento della vita umana, in ogni sua fase. Essa è il centro nella fanciullezza, quando la dinamica corporale è preminente (infatti i putti sono sì relazionati, ma sotto il segno del dolce contatto corporeo), è fondamentale nella fase della maturità,in cui si dialoga anche con gli occhi, ed è centrale nella fase finale, quando il senso della vita è ricercato nell’assenza, cioè nella morte, della persona amata. Tiziano quindi ci sta comunicando, in un’opera di rara bellezza e profondissimo significato, che l’amore è l’inizio e la fine – oltre che il fine – dell’esistenza umana. Esso è inscritto nella nostra natura (e difatti, in modo estremamente naturale ma ancora inconsapevole esso guida la vita della fanciullezza), sostanzia la nostra vita in età matura, e dona pace e serenità in vita del momento finale durante la vecchiaia. Il capolavoro di Tiziano, inoltre, acquista un’ulteriore significato, configurandosi quasi come una sorta di provocazione, per l’uomo del nostro tempo liquido. Difatti, questo percorso esistenziale che emerge, nelle sue tappe fondamentali, nel dipinto di Tiziano risulta oggi assai alterato nella misura in cui, come ha intelligentemente osservato Zygmunt Baumann nel libro Amore liquido la solidità del legame affettivo fondamentale, che è appunto quello del rapporto d’amore, ha ceduto il passo alla serialità dei rapporti mordi e fuggi, privi di reale consistenza affettiva, relazionale, progettuale e valoriale. L’interscambiabilità a cui sembra essere condannata la vita affettiva dell’uomo della modernità liquida è la contraddizione più palese ed evidente di ciò che il capolavoro di Tiziano, nella silenziosa genialità della sua arte, ha voluto comunicarci. Quello sguardo intenso tra i due amanti a sinistra, che quasi ci comunica l’idea che esso non si sarebbe potuto realizzare tra nessun altro se non tra loro due, non ha oggi nessun tipo di corrispettivo nell’esperienza dei fragili legami affettivi che, come lucciole, si manifestano e scompaiono senza alcuna continuità (si pensi, sempre per ribadire la fragilità dei rapporti affettivi, all’elevato tasso di divorzi che aumenta di anno in anno nel nostro Paese). Quello sguardo realizzato dai due amanti sotto il segno dell’unicità ha oggi lasciato il posto alla serialità della bugia, come giustamente decantano Achille Lauro e Rose Villian in una canzone tipica del tempo liquido («stanotte un altro dirà non l’ho mai detto a nessuna […] domani torno da te con una nuova bugia»). C’è infine un ultimo tema, quello del rapporto tra la morte e l’amore (legame simboleggiato dal vecchio sullo sfondo) che qui però tralascio ripromettendomi di trattarlo in un altro articolo. Ciò che invece mi preme scrivere, in conclusione, è in realtà un invito alla riflessione. Una riflessione, però, che sia realizzata non soltanto nella pura dimensione teoretica, ma che abbia anche e soprattutto dei risvolti pratici e quindi esistenziali. L’invito è quello di riflettere sulla possibilità di un ritorno ad un percorso di vita dalle linee guida più nitide e definite, e che faccia quindi dell’amore – nella dimensione della progettualità e dell’unicità – il suo scopo principale

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