I segreti di Escher finalmente al Pan di Napoli. Dal 1 novembre 2018 al 22 aprile 2019 la grande mostra evento record di visitatori ospite al Palazzo delle Arti di Napoli

Tra gli artisti più amati dal pubblico, Escher continua ad essere record di visitatori. A Napoli una mostra di ben 200 opere che descrivono il percorso di questo originale pittore e l’influenza che ha avuto su tutto il nostro secolo.

 

Escher, l’artista visionario, ma cosa nasconde dietro le sue originalissime opere? Nulla di scontato dietro quelle tele: vita intensa, viaggi, contatti con artisti di ogni sorta, Escher è un uomo enigmatico e mai del tutto sviscerato. Al Pan una mostra retrospettiva che condurrà il visitatore nella mente dell’artista e dentro il suo secolo che da lui ha subito influenze e tendenze. Promosso dall’Assessorato alla Cultura e al Turismo del Comune di Napoli, il percorso al Pan è prodotto e organizzato dal Gruppo Arthemisia in collaborazione con la M.C. Escher Foundation e curato da Mark Veldhuysen e Federico Giudiceandrea.

L’exhibit presenterà 200 opere che, partendo dal genio olandese arrivano ai giorni nostri, attraverso contaminazioni e influenze artistiche. Ed ecco animali che si rincorrono e inseguono fuori e dentro al foglio, mani che si disegnano da sole, geometrie impossibili, prospettive incredibili, quadrati che diventano pesci che diventano uccelli che diventano uomini che tornano quadrati.

Sono i soggetti più ricorrenti nei disegni di Escher che portano con se la capacità dell’artista stesso di stupirsi dinanzi alla realtà e trasformarla tanto da creare negli occhi di chi la osserva, la stessa possibilità di stupore e di immaginazione.

M.C.E, Maurits Cornelis Escher, così amava firmarsi il nostro artista, nacque a Leeuwarden, in Olanda, il 17 giugno 1898. Non era uno studente eccellente, anzi possiamo definirlo “mediocre”. Era un bambino timido e chiuso, ma eccelleva in una sola materia: il disegno. Lo accompagnavano alcune piccole manie. Alcune testimonianze riferiscono che quando era bambino, mettendo pezzetti di formaggio su una fetta di pane, meticolosa era la sua attenzione a non lasciare spazi vuoti. Era evidente già la sua passione per i puzzle che sarà caratterizzante tutta l’intera opera.

Ad influenzarlo soprattutto i viaggi, ed in particolare quelli in Italia e in Spagna. Come molti artisti del tempo, anche Escher terminati gli studi decise di intraprendere il Gran Tour in Italia. A stupirlo inizialmente le città centro settentrionali: “Mentre le 17 torri della città diventavano sempre più vicine, mi sembrava di vivere un sogno. Non era possibile che tanta meraviglia fosse reale”, scriveva a proposito di San Gimignano. Poi ancora Venezia, dove visitò la Biennale fino a trasferirsi, dopo il matrimonio, a Roma. La moglie era la figlia di un noto imprenditore della Costiera Amalfitana, e proprio questa zona lascerà in lui un segno indelebile. Durante il soggiorno romano, Escher continuò a viaggiare per il Bel Paese, soprattutto al Sud, Calabria e Sicilia in particolare. Troviamo raffigurate nei suoi dipinti Morano Calabro e Rossano Calabro per esempio.

In Italia vive tra gli anni ’20 e ’30, ossia quando la situazione politica era appannaggio del Fascismo, così per non vedere suo figlio George diventare un Balilla, nel 1935 decide di andare prima in Svizzera, poi in Belgio e definitivamente in Olanda, dove rimane sino alla morte nel 1972.

Escher partiva dal presupposto che l’arte, in quanto tale, dovesse essere riproducibile, e per questo nonostante ai suoi tempi esistessero metodi di stampa più moderni e semplici, utilizzava quasi esclusivamente la litografia e la xilografia. La prima tecnica prevede l’incisione delle immagini a rovescio sulla pietra, mentre la seconda l’incisione su tavolette di legno le quali, successivamente venivano inchiostrate ed utilizzate per realizzare più copie dello stesso soggetto.

Se analizziamo la xilografia del 1935 Scarabei, noteremo come queste scelte tecniche presupponevano di pensare il disegno al contrario, come avviene per un negativo di una foto. Era necessaria una tecnica straordinaria tanto più che Escher in fase di colorazione, a parte rarissime opere, non usava altro che il bianco e nero.

Insomma la realtà ti può sorprendere tanto da scorgervi dentro tutt’altro da ciò che appare, e questo nuovo senso in essa ritrovato Escher lo esprime nelle modalità più originali possibili.

Affascinato dalle “carceri d’invenzione” dell’architetto italiano Giovanbattista Piranesi, con le loro geometrie rigorose e per questo inquietanti, con la ossessiva sovrapposizione di ambienti, grate e scale, ne trova spunto per due dei suoi lavori più celebri, Casa di scale e Concavo e Convesso.

Dentro queste opere implicazioni logiche, geometriche, matematiche e fisiche molto variegate che si esprimono in Tessellature degli spazi bi e tridimensionali, grazie alla ripetizione delle tessere con tutte le possibili combinazioni di forma e dimensioni; in processi come il moto perpetuo, dove l’artificio percettivo-prospettico consente all’acqua di una cascata di azionare un mulino e tornare ad alimentare la cascata stessa; nell’effetto Droste dove una immagine ha al suo interno una piccola immagine di se stessa che a sua volta ne contiene un’altra ancora più piccola e così via dando la sensazione che il processo possa continuare all’infinito; nell’autoreferenzialità i cui esempi sono le mani che disegnano se stesse o le lucertole che escono ed entrano nel foglio in cui sono disegnate.

Insomma un viaggio nella mente di Escher quello della mostra al Pan che porterà ogni visitatore a fare i conti con la parte più originale e a volte anche ossessiva di se stessi.

Si tratta di un artista eccezionale non solo per la sua originalità ma anche perché, a differenza di quanto si potrebbe credere, la sua espressione artistica tanto complessa è tra le più amate dai suoi contemporanei ed oggi ancora. Le influenze escheriane si respirano in moltissimi artisti di varia estrazione. Si pensi alla sua arte divenuta scatola da regalo, francobollo, t-shirt, bigliettino d’auguri; si consideri anche che lo ritroviamo nel mondo dei fumetti, sulle copertine degli LP ad esempio quando Escher stesso concesse l’uso di una sua litografia per la cover di On the run ai Pink Floyd.

Il mondo del cinema e della TV inevitabilmente incontrano l’influenza di Escher per esempio Harry Potter porta in sé le opere di questo artista – soprattutto l’opera Casa di scale – con le rampe fatate di Hogwarts. Lo troviamo anche nel fiml Una notte al museo III girato proprio dentro al quadro escheriano, o nel film Labyrint di David Bowie.

Insomma Escher piace ed incuriosisce musicisti, architetti, registi, psicologi, multimedia, grazie alla sua capacità di far sognare e, soprattutto, alla sua intuizione nel mostrare la realtà per quella che è oltre l’apparire: insieme di combinazioni geometriche, numeriche, fisiche ma anche fatta di tasselli interscambiabili, dalle infinite combinazioni, ossessiva, ripetitiva, angosciante, mai del tutto raggiungibile.

Box informazioni:

Escher ci dà la possibilità di incontrare la parte più oscura della nostra mente.

Mostra: Escher al Palazzo delle Arti di Napoli – 1 novembre 2018 al 22 aprile 2019

Informazioni e prenotazioni luogo: Palazzo delle Arti di Napoli, via dei Mille

T. +39 081 1865991

Costo del biglietto:

Intero € 13,00 Audioguida inclusa

Ridotto € 11,00 Audioguida inclusa

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