Il piacere della solitudine

«La solitudine è indipendenza: l’avevo desiderata e me l’ero conquistata in tanti anni.

Era fredda, questo sì, ma era anche silenziosa, meravigliosamente silenziosa e grande come lo spazio freddo e silente nel quale girano gli astri».

(Hermann Hesse, Il lupo della steppa)

La solitudine è una condizione e un sentimento umano per cui l’individuo si isola per scelta propria (se di indole solitaria), per vicende personali e accidentali di vita, o perché isolato o ostracizzato dagli altri esseri umani, generando un rapporto (non sempre) privilegiato con se stesso.

In lingua inglese questo concetto viene espresso con due differenti vocaboli, e cioè con solitude e loneliness, che si riferiscono rispettivamente al piacere e al dolore provati in condizioni di esclusione.

Talvolta è il prodotto della timidezza e/o dell’apatia, altre volte di una scelta consapevole.

La solitudine è desiderabile ed è uno stato in cui ci si sente bene, in buona compagnia con se stessi.

Stare da soli, in silenzio, per rigenerarsi, in beata solitudine, fuggire dal rumore del mondo, isolarsi, trovare un proprio cantuccio e stare lì, così mente e corpo ritrovano se stessi.

Non tutti hanno la vocazione all’eremitaggio, seppure ognuno in casa propria detiene un proprio angolo a mò di fortino.

Saper vivere senza disagio, tristezza o malinconia i momenti di solitudine che la vita ci regala significa offrirsi l’opportunità di colloquiare con se stessi, capirsi meglio e affrontare l’esistenza con una consapevolezza e una maturità superiori.

Partendo dal presupposto che coloro che non si vogliono bene tendono a circondarsi da persone per far sì che chiacchiere e confusione distraggano da una riflessione su se stessi, l’autore aiuta il lettore a conoscersi meglio e ad apprezzarsi di più.

Non dobbiamo stare soli perché così ci è capitato: possiamo sceglierlo.

Nella vita quotidiana, oltre a questioni che fanno parte dell’umana esistenza e in cui entrano in gioco matrimoni, figli, lutti e separazioni, possiamo scegliere consapevolmente di ritagliare in ogni giornata uno spazio per noi stessi.

All’inizio probabilmente ti sembrerà strano ordinare una cena solo per te o essere al cinema senza nessuno seduto al tuo fianco, ma nel giro di poco tempo l’abitudine renderà questa semplice azione un piccolo piacere da concederti ogni volta che hai bisogno di ritrovare il filo diretto con la tua interiorità.

Dal teatro o la corsa mattutina, perché non sperimentare a un viaggio o un week end?

Quando si viaggia in solitudine, in realtà non si è mai da soli e capita di fare molti incontri speciali, avere l’occasione di seguire i propri ritmi, perdersi inseguendo un profumo mai sentito prima.

Incontrare se stessi è una gioia da assaporare con gusto, coraggio e un sorriso per la vita, che infaticabile e densa di novità, non smette di regalarci sensazioni nuove, fino all’ultimo giorno.

La conditio sine qua non è avere il coraggio di staccare almeno un’ora ogni tanto dal rumore.

Ma chi davvero oggi può dirsi completamente solo? C’è internet, ci sono gli smartphone, i social network, i blog, le chat, i forum, tutti collegamenti col mondo esterno.

Questa la realtà che viviamo oggi, e cioè che siamo sempre collegati, sempre connessi con qualcuno, sempre visibili.

E in un mondo così interconnesso è ancora possibile “sentirsi soli”?

È ancora possibile apprezzare la solitudine?

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