L’OTTO MARZO: QUEST’ANNO UN TRIBUTO PER LE DONNE IMPEGNATE CONTRO IL CORONAVIRUS

L’8 marzo si festeggia la giornata internazionale della donna, un momento dedicato al ricordo e alle riflessione sulle conquiste politiche, sociali, economiche del genere femminile. La storia della festa delle donne risale ai primi del 900. Per molti anni l’origine dell’8 marzo si è fatta risalire a una tragedia accaduta nel 1908, che avrebbe avuto come protagoniste le operaie dell’industria tessile Cotton di New York, rimaste uccise da un incendio. Ma i fatti che hanno realmente portato all’istituzione della festa sono in realtà più legati alle rivendicazioni dei diritti delle donne, tra i quali il diritto di voto. In Italia nel settembre del 1944 si creò a Roma l’UDI Unione Donne in Italia, per iniziativa di donne appartenenti al PCI, al PSI, al partito d’Azione, alla sinistra Cristiana e alla Democrazia del Lavoro e fu l’UDI a prendere l’iniziativa di celebrare, l’8 marzo 1945, la prima giornata della donna nelle zone dell’Italia libera, mentre a Londra veniva approvata e inviata all’ONU una carta della donna contenente richieste di parità di diritti e di lavoro. Il 1975 è stato definito dalle Nazioni Unite come l’anno internazionale delle donne e l’8 marzo i movimenti femministi di tutto il mondo hanno manifestato per ricordare l’importanza dell’uguaglianza dei diritti tra uomini e donne. Oggi mentre ci sono organizzazioni femminili che continuano a cercare di sensibilizzare l’opinione pubblica sui problemi di varia natura che riguardano il sesso femminile, come la violenza contro le donne e il divario salariale rispetto agli uomini, molte donne considerano questa giornata come l’occasione per uscire da sole con le amiche, lasciando mariti, compagni e figli a casa per concedersi qualche “sfizio” che magari in altre serate non sarebbe permesso. Ma per celebrare la festa della donna quest’anno il pensiero di noi tutti va alle dottoresse, alle infermiere, alle donne della scienza, alle volontarie, alle mamme, alle nonne, alle insegnanti; alle donne che lottano e a quelle che resistono; a tutte coloro che in questo momento, nei settori più disparati del paese, stanno mettendo in campo le loro migliori energie in favore della comunità per fronteggiare l’emergenza sanitaria. Sono meridionali le tre dottoresse che hanno isolato il Coronavirus, il terribile virus che ha messo in ginocchio tutto il mondo. Provengono dalla Campania, dal Molise e dalla Sicilia: sono la virologa Maria Rosaria Capobianchi originaria di Procida, Francesca Colavita, ricercatrice precaria molisana e Concetta Castilletti siciliana. Il risultato ottenuto dell’equipe rosa dell’Istituto Nazionale Malattie Infettive Lazzaro Spallanzani è frutto del lavoro di squadra, della competenza e della passione delle tre dottoresse italiane che in meno di 48 ore sono riuscite ad isolare il nuovo Coronavirus per prime in Europa. L’isolamento del virus permetterà di capire i meccanismi di replicazione della malattia ed elaborare i test sierologici per cercare gli anticorpi nelle persone infettate, nella prospettiva e nella speranza di trovare una terapia ed un vaccino. Un orgoglio per il nostro paese con infermiere, dottoresse e ricercatrici che animano il nostro servizio sanitario nazionale aiutando i pazienti. Donne coraggiose e sfinite dal lavoro, le guance segnate dalle mascherine, si stanno sacrificando per salvarci e curarci, stanno dando tanto e specialmente per la festa della donna sarebbe giusto ricambiare questa dedizione. Anche in tempi normali non è una vita facile per le donne che lavorano nella sanità: le dottoresse italiane sono tra le più insoddisfatte e discriminate d’ Europa, mentre l’Italia ha una percentuale di infermiere tra le più basse dell’OCSE, costrette a sobbarcarsi un carico di lavoro inimmaginabile. Covid-19 avrà un impatto forte su tantissime lavoratrici pagate e non di questo paese. L’Italia ha uno dei tassi di partecipazione femminile di lavoro tra i più bassi d’ Europa, attorno al 48%, percentuale che vede la presenza di tanto lavoro in gran parte non retribuito. Ma l’ingiustizia non finisce qui: l’Italia è al 126esimo posto al mondo per la parità retributiva tra uomini e donne, il famoso gender pay gap che ancora non riusciamo a colmare. Come ben sappiamo, la scarsa indipendenza economica ha pesanti effetti collaterali: le donne (e gli eventuali figli) non dipendenti economicamente hanno molta più difficoltà a lasciare i partner violenti ed esitano dunque a denunciare abusi sul lavoro per paura di essere licenziate. Su questo sfondo già di per se grigio si stagliano poi le previsioni sugli impatti devastanti che il virus sta producendo sull’economia. Danni che riguardano tutti ma che sicuramente stanno avendo forti ricadute sulle donne che hanno responsabilità maggiori verso la famiglia e che hanno spesso lavori precari. Il governo stanzierà insieme al decreto di chiusura delle scuole, il raddoppio delle risorse fino a 7,5 miliardi di euro per aiutare famiglie e congedi parentali straordinari per i lavoratori pubblici e privati. Ma non c’è dubbio che il carico soprattutto per le mamme non si alleggerirà durante questo periodo. Nelle corsie d’ospedale così come a casa, con i figli da seguire quotidianamente, per via delle scuole chiuse, sono ancora una volta le donne a dover reggere il peso più grande della crisi. Ed è anche per la loro festa che dovremmo sostenerle assicurando loro dignità, opportunità e parità economica, incluse le 168mila dottoresse e le 234mila infermiere che lottano in questo difficile momento. “Superare gli squilibri e le condizioni di sfruttamento, liberare la società da barriere e pregiudizi, fermare la violenza sulle donne sono le premesse per il nostro paese. Nella nostra società ci sono risorse civili e morali in grado di continuare il percorso della libertà, della parità, della differenza che arricchisce la comunità. Progettare insieme un mondo più giusto di donne e di uomini liberi”. Sergio Mattarella

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