Libri, le opere più famose di Dostoevskij

La letteratura russa è sicuramente una delle più interessanti e affascinanti del panorama europeo, tanto che ha attecchito facilmente anche in Italia. Gran parte del merito va senza dubbio a Fëdor Michajlovič Dostoevskij, scrittore e filosofo originario di Mosca, paragonato per importanza al connazionale Lev Tolstoj. Non sono poche le opere che hanno reso celebre Dostoevskij. I testi più importanti furono scritti tutti dopo l’episodio dell’arresto avvenuto nel 1849, quando lo scrittore partecipò al circolo Petraševskij, un’organizzazione volta alla discussione della cultura e della filosofia occidentale, che erano però bandite dallo zar Nicola I. Temendo un moto rivoluzionario, quest’ultimo ordinò che i membri del Circolo fossero imprigionati e alcuni di loro, tra cui Dostoevskij, condannati a morte. Tuttavia, Fëdor ricevette notizia della grazia proprio sul patibolo.

Nel 1866 potè quindi vedere la luce “Il Giocatore”, un romanzo scritto peraltro in fretta e furia, in un periodo in cui la carriera dello scrittore faticava a decollare. Dostoevskij aveva contratto dei debiti di gioco e non poteva permettersi di perdere i diritti sulle sue opere, scenario al quale sarebbe stato costretto se non avesse consegnato l’opera entro i tempi imposti dal suo editore. Nel giro di meno di un mese, quindi, Fëdor dettò l’intero testo alla compagna Anna, arrivando a ultimare e depositare il romanzo una manciata di minuti prima della scadenza. “Il Giocatore” viene considerato ancora oggi come un prezioso vademecum sul mondo del gioco, sebbene quello descritto fosse un contesto anni luce diverso da quello moderno, quasi totalmente digitale, che ha come protagonisti siti di giochi di carte online soprattutto ma anche giochi da tavolo e lotterie sul web. Lo scrittore curò nel dettaglio la presentazione dei vari profili degli avventori tipici del tavolo verde, dal ricco borghese al giovane in cerca di fortuna.

Sempre nel 1866 l’autore avviò la pubblicazione a puntate del romanzo “Delitto e castigo”, un altro grande classico, improntato però alla visione religiosa della vita, in cui la sofferenza viene vista come strumento essenziale per ottenere la salvezza. Il romanzo è diviso in 6 sezioni, che precedono un epilogo, ed è interamente scritto in terza persona al passato, fornendo direttamente il punto di vista del protagonista Raskòl’nikov. Quest’ultimo viene presentato come un giovane studente di Pietroburgo che si ritrova coinvolto in un duplice omicidio. Minuziosa è l’analisi delle conseguenze psicologiche che attanagliano il ragazzo nel corso di tutta la storia.

Evidentemente, essere scampato alla pena di morte influenzò non poco la produzione letteraria del romanziere russo. La vita di Dostoevskij ispirò una serie di riflessioni esistenziali e alcuni temi associabili proprio alle sue esperienze, infatti, risultarono ricorrenti non solo in “Delitto e castigo”, ma anche ne “L’idiota”, scritto nel 1869. Un momento particolarmente grigio per Fëdor, che aveva continuato ad indebitarsi pesantemente nel gioco tanto da arrivare a scusarsi con Anna, ormai divenuta sua moglie, in una famosa lettera datata 1867. La stesura de “L’idiota” fu completata mentre l’autore si trovava di passaggio in Italia, a Firenze, dopo che l’esilio dovuto alla compromessa situazione finanziaria lo aveva condotto a Ginevra.

Lo scopo dell’opera era quello di fornire l’immagine di “un uomo positivamente buono”, una sorta di Cristo più contemporaneo. Non a caso si narra che prima di scrivere “L’idiota” Dostoevskij fosse stato stregato dal quadro “Il corpo di Cristo morto nella tomba”, che aveva ammirato a Basilea. La trama ruota intorno alle vicende del principe Lev Nikolàevič Myškin, di ritorno in Russia dove spera di ottenere l’eredità di una zia appena scomparsa. La figura del principe fu scelta per simboleggiare la bellezza e la grandezza caratteriale dell’essere umano.

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