Isola di Ponza: 2 calette imperdibili nella perla dell’arcipelago pontino

L’isola di Ponza è un vero paradiso. La più grande delle Isole Pontine offre un mare caraibico, bellezze naturali e marine, a solo poco più di un’ora da Roma. Ma quali sono le 2 calette da non perdere?

Lucia Rosa

Una storia d’amore tragica e realmente accaduta ha dato il nome a questa caletta straordinaria. Verso la fine dell’Ottocento, una giovane donna di nome Lucia Rosa decise di buttarsi dall’alto della parete rocciosa, a strapiombo sul mare, per porre fine alle sue sofferenze d’amore. Le era infatti stato impedito di sposare l’uomo che amava, poiché era un povero contadino.

Una storia intensa, come l’emozione che suscita questa caletta. Una storia scritta con colori di una vividezza ricca e profonda. Il mare verde/azzurro smeraldo è uno specchio trasparente che luccica sotto il sole. Il fondo sabbioso ne addolcisce ancor di più le sfumature, sfumandole nell’oro. La spiaggia di ciottoli bianchi incornicia il panorama.

Arco Naturale

La caletta prende il nome al suggestivo arco roccioso che si staglia nel mezzo. Formatosi in maniera del tutto naturale, è alto 30 metri sul livello del mare, con una fessura interna di 7 metri di spessore.

Una meraviglia della natura da godere sia sopra che sotto la superficie dell’acqua cristallina. L’arco, infatti, può essere attraversato a nuoto, possibilmente muniti di maschera e boccaglio per osservare i pesci e l’ecosistema marino. O può essere semplicemente ammirato attraccati con un barchino o un gommone, dolcemente cullati dalle onde.

Alla scoperta della bellezza poetica di Ponza: tra le parole di Montale e una storia millenaria

Ponza è un’isola dalla bellezza poetica e sorprendente. Per dirla con le meravigliose parole di Eugenio Montale:

“Un’isola che ha saputo rimanere un’isola.

Un microcosmo a sé.

Ponza è scontrosa e bellissima.

Ritrosa, diffidente e mai prevedibile.

Tra fichi d’india, bouganville ed esplosioni di ginestre,

mi perdo nella bellezza dei suoi tramonti

e trovo sulla terra il mio paradiso”.

Ponza è l’emblema dell’isola. È sempre rimasta un’isola. Un piccolo cosmo con ritmi personali. Autosufficiente e insieme dipendente. Un’oasi fuori dagli schemi per gli abitanti del continente, incastrati nella vita frenetica delle città.

Un’isola aspra e cruda, come i faraglioni e le pareti a strapiombo sul mare. Antica come le sue rocce vulcaniche, formatesi milioni di anni fa. Fedele a sé stessa, alle sue origini. Ma anche capace di adattarsi, come la sua stessa materia, come quelle stesse rocce levigate dalle onde del mare.

Mai prevedibile, perché pronta a mutare come muta la natura che la domina. Eppure, sempre identica a sé stessa, perché solida, rocciosa, millenaria.

Vivace e viva, come lo sono i fiori che la costellano e profumano. Come i colori pastello che donano alle casette un’aria familiare. È subito casa, appena attraccati nel porto.

Calda, come i suoi tramonti infuocati.

Piena di pathos, e insieme pacifica.

Isola del sentimento, dell’emozione, del paradiso.

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