UN VIAGGIO NEL TEMPO TRA I MONTI D’ABRUZZO: IL SITO ARCHEOLOGICO DI ALBA FUCENS

Il vento, il silenzio, la neve sui monti, l’aria chiara dei 1000 metri, incastonata in uno splendido panorama, sorgono le rovine di Alba Fucens.

“C’è Alba che compensa con i frutti la mancanza di grano” Livio

Alba Fucens, antica città degli Equi, così ritenuta da Livio poeta latino, è situata tra il monte Velino e il lago del Fucino in provincia dell’Aquila in Abruzzo, fu fondata nel 303 a. c. e il suo nome deriva da un antichissimo vocabolo Alba che significa “altura” mentre l’appellativo Fucens indicava la vicinanza del lago. L’antica città è un gioiello archeologico nel panorama culturale abruzzese ancora tutta da esplorare, notevoli sono infatti i resti emersi in seguito agli scavi iniziati nel 1949 ad opera di un gruppo di archeologi belgi dell’Università Cattolica di Lovanio, guidati da Fernand De Visscher e dalla Soprintendenza ai Beni Archeologici dell’Abruzzo. La città di Alba nell’antichità, data la posizione strategica, all’intersezione dei territori abitati dai Marsi e dagli Equi, fu a lungo contesa fra i due popoli. Divenne appunto colonia romana nel 303 a. c. e sempre alleata di Roma, la difese contro Annibale nella II Guerra Punica e le rimase fedele anche durante la Guerra Sociale. Coinvolta nella guerra tra Pompeo e Cesare, la città divenne roccaforte degli anticesariani comandati da Domizio Enobarbo che in seguito si arrese a Cesare. In età Imperiale fu luogo ricco e prospero come testimoniano i resti archeologici. Ultime notizie di Alba Fucens si hanno da Procopio di Cesarea che narra dell’occupazione della città da parte dei bizantini nel 537. Tra le rovine di Alba Fucens riportate alla luce in età Imperiale ricordiamo l’imponente anfiteatro voluto dal Prefetto Macrone, attualmente usato per la sua ottima acustica a iniziative di carattere culturale, concerti e rappresentazioni teatrali dei grandi classici greci e latini. Si possono ancora ammirare: il foro con la sua basilica, il comizio, il macellum o mercato, le terme ricche di mosaici con raffigurazioni marine e il sacello di Ercole. Strutturata come un tipico forte romano, la città si sviluppa lungo una griglia di cardi e decumani (incrocio di vie dell’urbanistica dell’epoca). E ripercorrendo il decumano Massimo (via del Miliario), è possibile visitare i resti di un’antica Domus romana, divisa in vani con caratteristici mosaici, forse di proprietà del Prefetto del Pretorio Q. Naevius Sutorius Macro, vissuto durante il regno dell’Imperatore Tiberio. In direzione opposta, lungo la via cosiddetta dei Pilastri, si trovano invece le tabernae (botteghe dell’antica Roma). Ben conservate sono le mura a difesa della città che si estendevano per ben 3 km intorno all’abitato, costruite dai romani al termine della II guerra Sannitica in opera poligonale, caratterizzate da 4 porte. I resti del teatro cittadino, cavea semicircolare con diametro di 77 m., situato sul colle Pettorino, uno dei tre contrafforti naturali del luogo, lasciano immaginare come fosse ricca la vita culturale di Alba Fucens, finanziata dai ricchi commercianti dell’epoca. La città sotterranea, esplorata per la prima volta dall’archeologo irlandese Dodwell, rivela un efficiente sistema fognario (la Cloaca Maxima) in opus poligonale, esempio unico in Italia. Diversi poi gli edifici religiosi: il tempio di Apollo, il tempio di Iside e il santuario di Ercole. Il tempio di Apollo fu successivamente trasformato in chiesa paleocristiana “la chiesa di San Pietro” nel XII sec. che conserva ancora testimonianze scultoree come le colonne tortili della parete divisoria di scuola cosmatesca. Ricordiamo che il sisma del 1915 distrusse in gran parte l’edificio sacro, poi ricostruito negli anni 50 attraverso un’anastilosi quasi completa guidata dallo storico dell’arte Raffaello Delogu che mirò a recuperare l’architettura romanica salvando solo poche integrazioni e aggiunte operate tra il XV e il XVI sec.. L’intervento concepito costituisce un caso esemplare di restauro per accortezza e sapienza, che il celebre critico Cesare Brandi definì all’epoca “il migliore mai condotto in Italia”. Il tempio di Apollo su cui sorge la chiesa possedeva una grande alchimia con l’ambiente, essendo interamente dedicato al Dio Sole e al suo nascere, la stessa città di Alba Fucens era un inno al Dio Sole. La chiesa fu proprietà dei monaci Benedettini, coloro che avevano un particolare rapporto con i Templari. Vi è una rappresentazione di una rosa (che potrebbe avvalorare l’ipotesi) insieme ad una croce e l’agnello. La rosa è infatti considerata da sempre un simbolo mistico sacro ai Cavalieri del Tempio, perché raffigurante il sangue di Cristo, il Graal, il femminino sacro. A volte viene identificata con la Madonna, a volte con la Maddalena stessa. I Rosacroce sono uno dei gruppi cristiani-templari più esoterici della storia cristiana. Riguardo le antiche leggende riferite alla passata città di Alba Fucens, si narra che nelle sue alture era situato l’antro della Sibilla dove gli abitanti del luogo si recavano per ascoltare il responso degli dei, ella custode di un favoloso tesoro però maledetto. Nelle gelide notti d’inverno quando il vento sferza i ruderi di Alba Fucens, si vede una figura di donna quasi evanescente sulla sommità di un colle protendere le braccia verso il cielo, la strana apparizione dura il battito delle ali di una farfalla. Nel medioevo Albe fu feudo degli Orsini (XIV sec.) che costruirono il castello in posizione dominante sul lago Fucino. La rocca subì gravissimi danni dal terremoto del 1915, infatti essa, a pianta rettangolare, con 4 torri precedentemente esistenti di cui solo una è scampata alla furia del sisma. Alba Fucens , con i suoi tesori rimasti sepolti per oltre 2000 anni e che continuano a venire alla luce, non finisce mai di affascinarci. Gli scavi archeologici iniziati a giugno, e tutt’ora in corso, hanno infatti portato alla scoperta due nuove tabernae lungo la via del Miliario, che ricalcano il tracciato della via Tiburtina Valeria in città, mentre le 10 tabernae di via dei Pilastri furono portate alla luce dagli archeologi dell’Università di Bruxelles negli anni 50 del secolo scorso. I restauri attuali stanno rendendo percorribile anche l’ultimo tratto della citata via del Miliario, scoprendo una lastra rettangolare di pietra , che segna l’inizio del Foro, cuore pulsante della bellissima e antica Alba Fucens, suo centro nevralgico della vita amministrativa e politica. Presto, nel 2021, si avrà anche un antiquarium nel ex convento annesso alla chiesa di San Pietro. Il museo archeologico di Alba Fucens, a lungo atteso, potrà diventare realtà, è infatti in fase di allestimento e potranno trovare la loro giusta collocazione i migliaia di reperti rinvenuti durante gli scavi che dal 1948 ad oggi sono finiti o in musei italiani e stranieri o addirittura ammassati in depositi della Soprintendenza abruzzese. Ricordiamo infatti che i ritrovamenti archeologici, importanti per conoscere usi e costumi dell’antichità, daranno impulso al museo per il rilancio del turismo e per la crescita economica del territorio. Gli interventi della Soprintendenza Archeologica Belle arti e Paesaggio dell’Abruzzo sono finanziati dal Ministero pei i Beni e le Attività Culturali. A coordinare le operazioni di ripristino e conservazione e restauro dell’antica Alba Fucens, menzioniamo la soprintendente Rosaria Mencarelli , la dottoressa Emanuela Ceccaroni (per le aree non completamente scavate), l’architetto Emanuela Criber e la restauratrice Isabella Pierigè (per il ripristino degli elevati architettonici). Il sito archeologico è sempre aperto e può essere visitato gratuitamente o con l’ausilio di guide a pagamento. Alba Fucens, nella nostra Italia ricca di storia, tesoro architettonico e naturale, rappresenta una piacevolissima e totale immersione in un’emozionante scoperta artistica e culturale.

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