“IMAGO AUGUSTI. DUE NUOVI RITRATTI DI AUGUSTO DA ROMA A ISERNIA”. LA MOSTRA NEI MERCATI DI TRAIANO, MUSEO DEI FORI IMPERIALI.

“Alcuni volevano, quasi fosse lui il fondatore della città, che fosse chiamato Romolo, alla fine venne scelto il nome di Augusto, per novità e importanza. Il termine deriva da auctus come pure da avium gestus o gustus applicandosi ai luoghi sacri della tradizione religiosa nei quali si compivano sacrifici dopo aver preso gli auspici”. Scrive Svetonio

Il Senato dette ad Ottaviano anche la qualifica di Augusto che lo rese sacro: infatti l’attribuzione riguardava soltanto gli Dei, avendo origine dall’appellativo della Grande Madre degli Dei, la Dea Inanna che si manifestava in piedi su due leoni, e augusta che voleva dire “colei che è forte”. Ma dal quel periodo assunse il significato di sacralità e inviolabilità della persona.

Ottaviano, nasce nel 63 a.C. a Roma, il 23 settembre, in una abitazione del Palatino, con il nome di Gaio Giulio Ottaviano, da padre di Velletri nel Lazio che aveva ricevuto la carica di pretore, e che si era spento quando Ottaviano aveva solo quattro anni. Sua madre era invece Azia, nipote di Cesare, era infatti il pronipote di Cesare, che aveva un’enorme considerazione di lui, per l’intelligenza, l’abilità nei combattimenti e l’attendibilità.

Al decesso del padre Ottavio andò via dalla madre, sposatasi con il futuro console Lucio Marcio Filippo, per andare a vivere nella dimora della nonna Giulia in cui rimase fino alla morte di lei.

Ottaviano era un uomo bello e con lineamenti distinti, come si evidenzia dai molteplici ritratti. La caratteristica comune con Cesare era quella di essere benvoluto dai soldati, i quali furono costantemente il suo più grande fondamento, perché coraggioso nelle guerre intraprese e generoso nelle retribuzioni dei loro salari.

“Era di una bellezza notevole e fu ricco di fascino per ogni fase della sua vita, benché fosse indifferente ad ogni forma di attenzione personale”. (Svetonio, Augustus, 79.)

Il suo carattere era molto articolato: in genere indulgente e comprensivo, a volte crudele. Comunque fu accorto e saggio e audacemente innovativo, tanto che le sue leggi anticiparono i tempi così da essere riutilizzate alcune in età moderna, come per esempio quelle nel diritto di famiglia.

Cesare nel suo testamento, aperto dopo il suo omicidio, lo investiva come suo figlio adottivo lasciandogli una considerevole eredità oltre al suo nome di Cesare, con la possibilità di subentrare nel potere dello Stato.

Da giovanissimo Ottaviano pertanto dovette decidere il destino di Roma, divisa dopo l’assassinio dell’imperatore in cesariani e anticesariani in una guerra civile. Ottaviano come Cesare era dotato di un coraggio fenomenale, per cui andò a Brundisium e cambiò il suo nome, assumendo quello del padre adottivo, oltre a quello della famiglia di origine, diventando Gaio Giulio Cesare Ottaviano.

Egli ebbe tre mogli: Clodia fino al 41 a.C., Scribonia che sposò nel 40 e dalla quale ebbe Giulia, e dal 39 Livia, già sposa di Tiberio Claudio Nerone.

Livia Drusilla Claudia era una donna molto raffinata e di bell’aspetto, intelligente e intuitiva, ma nello stesso tempo fedele e sincera. Pur non riuscendo ad avere figli, rimasero sposati per 51 anni, e furono un modello di sposi per il popolo, vivendo con semplicità nella casa sul Palatino.

Ottaviano, come Giulio Cesare, aveva il problema di accaparrarsi il potere contro il desiderio di democrazia dei senatori e del popolo repubblicano. Per non morire come Cesare stabilì un’alleanza con le autorità repubblicane, assumendosi l’onere di rispettare e ripristinare le antiche istituzioni della repubblica.

“Però sussistono elementi cesariani che continuano in Ottaviano Augusto. Per non parlare del fatto, non certo trascurabile, che si era proclamato divi filius, Ottaviano rivestiva la tribunizia potestas, i cui elementi erano già, uno per uno, presenti nei poteri di Cesare, e assumeva, a suo tempo e in modo regolare, quel pontificato massimo che era stato uno dei punti di forza di Cesare”. Levi, 1994.

Per l’inaugurazione del tempio di Marte Ultore (vendicatore) e del Foro di Augusto, gli fu conferito il titolo di “Padre della patria”. Il Pontifex Maximus era il capo religioso della Capitale che celebrava le cerimonie più rilevanti venerando tutti gli Dei, anche se la parte più nascosta del tempio, con la segreta statua di Pallade, poteva esser vista solamente dalle vestali e neanche il pontefice poteva accedervi.

Ottaviano, per una più elevata vigilanza del Paese, divise la nazione in 11 regioni, fatto che sarà ripetuto nell’Italia più repubblicana del Novecento, tuttora ancora fondata sul diritto romano, e dal quale il mondo intero ha preso il via alla amministrazione democratica.

Impreziosì Roma istituendo curatori per mantenere e tutelare templi ed edifici pubblici; realizzò due nuovi acquedotti, creando un corpo di tre curatores per l’approvvigionamento idrico e cinque curatores per preservare l’Urbe dalle inondazioni del Tevere.

In circa quaranta anni di impero determinò enormi cambiamenti.

Riordinò il nuovo sistema amministrativo provinciale attuando colonie e municipi che facilitarono la riorganizzazione del Mediterraneo. Affidò al Senato le provincie più governabili, mentre si prese l’incarico di gestire quelle più problematiche e complesse, istallandoci guarnigioni imperiali per il controllo dei territori.

Si interessò di tutto, addirittura dell’abbigliamento dei romani e legiferò su tutto, contribuendo in modo superlativo alla già affermata civiltà romana.

Governando la città eterna e quasi completamente il mondo conosciuto, Ottaviano capì che c’era la necessità di rafforzare le posizioni ottenute più che di impossessarsi di nuovi Paesi. Stabilì di dare più sicurezza ai confini, per avviare un ampio periodo di pace: la Pax augustea, per la quale eresse a Roma l’Ara Pacis, per celebrare la Dea Pax commemorando in questo modo le sue imprese eroiche. Così ebbero origine numerosissimi templi e statue.

Le moltissime campagne di Augusto servirono a rinsaldare le conquiste dell’età repubblicana. Per tutti l’epoca augustea sarà ricordata come l’Età dell’Oro per la pace che riuscì a produrre specialmente all’interno, per lo splendore dei capolavori e il marmo di cui rivestì Roma. Fu anche uno dei più significativi e floridi periodi della letteratura mondiale.

Nei suoi ultimi anni, Augusto si ritirò dalla vita pubblica mediante la successione di Tiberio.

Nel 14 d.C, Augusto moriva a Nola e fu sepolto nella Capitale nel Mausoleo del Campo Marzio, dopo 45 anni di regno incontrastato, il Senato gli conferì un funerale straordinario.

Riportano gli storici che proferì verso la fine due frasi storiche: “Ho trovato una città di mattoni e ho lasciato una città di marmo” e un istante prima di morire “Fabula acta est”: la storia è finita, nel senso di spettacolo interpretato fino alla fine.

Oltre alle belle immagini sulle monete, si mantengono di Augusto più di 140 ritratti in scultura che lo ritraggono dalla giovinezza alla maturità. Augusto compare anche nel fregio dell’Ara Pacis, nella gemma augustea di Vienna e nel cammeo Strozzi-Blacas a Londra.

Dal 29 giugno al 26 settembre 2023 la mostra : “Imago Augusti. Due nuovi ritratti di Augusto da Roma e Isernia”, ai Mercati di Traiano, Museo dei Fori Imperiali, espone le due inedite teste – ritratto dell’imperatore Augusto.

Una intesa ideale e iconografica tra i due capolavori marmorei, il ritratto del giovane Ottaviano, che diverrà successivamente Augusto, e quello del primo imperatore di Roma già fregiato del titolo onorifico di Augustus, che diventerà una integrazione del suo nome, come già citato, rinvenuti da poco tempo lungo gli scavi archeologici eseguiti nella città eterna nella superficie del Foro di Traiano ed a Isernia, nel corso dei lavori di ristrutturazione di una parte di mura urbiche lungo la via Occidentale.

La rassegna è promossa da Roma Capitale, Assessorato alla Cultura, Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali e dal Ministero della Cultura, Soprintendenza ABAP Molise ed è curata da Claudio Parisi Presicce, Beatrice Pinna Caboni, Dora Catalano e Maria Diletta Colombo.

Organizzazione Zètema Progetto Cultura.

Le due composizioni di elevato valore artistico, ritraggono il giovane Augusto del tipo detto “Alcudia” o “Azio”, ideato dopo l’omonimo trionfo su Antonio e determinato da un grande patetismo, e un Augusto più maturo nel tipo “Prima Porta” in tal modo denominato per la zona in cui fu scoperta la famosa statua loricata, caratterizzata da uno stile classicista.

Ma la differenziazione dei due ritratti è alla base della scelta innovativa di teatralizzazione. La mostra raffronta il giovane con l’uomo maturo, i desideri ed i progetti del primo con la concretezza del secondo, procedendo al di là delle sembianze esteriori e svelandone l’animo.

L’analisi storica, iconografica e stilistica dei due ritratti, oggetto di “Imago Augusti”, attraverso lo studio dei particolari della fisionomia permette infatti l’individuazione di due situazioni diverse: nella riproduzione di via Alessandrina un giovane Ottaviano rivela il carattere energico e deciso dell’erede di Giulio Cesare, nell’altra si avverte la dimensione più matura e meditativa dell’uomo rappresentante di un potere infinito.

Nel linguaggio figurativo eseguito fra il 40 e il 38 a.C., il giovane Ottaviano ventenne si trasforma pertanto in quello del politico ormai celebre.

La rassegna dopo la tappa romana nei Mercati di Traiano, sarà allestita ad Isernia, nel dicembre 2023, al Museo Archeologico di Santa Maria delle Monache.

Il percorso espositivo di “Imago Augusti”, approfondisce: il rinvenimento, gli ambiti e le norme di reimpiego dei due capolavori, le doti politiche dei ritratti e la rappresentazione dell’imperatore.

Tali significati sono presentati in maniera immersiva, tramite l’uso di videoproiezioni che contemporaneamente concedono di entrare nello scavo di via Alessandrina, immergersi nei panorami molisani fino a Isernia e ricreare l’emozione delle due impreviste scoperte.

Basandosi sulle differenti cronologie dei ritratti e sulla forma spaziale semiellittica, l’ultimo ambiente del Museo dei Fori Imperiali è stato pensato come un teatro in cui il pubblico, ad orari regolari, può guardare un dialogo immaginario tra le due anime di Augusto, creando un confronto reale.

Una mostra che è adatta al coinvolgimento degli spettatori diversificati mediante l’esperienza della teatralizzazione, in cui i manufatti divengono oggetti “parlanti” che interagiscono tra loro e con i visitatori.

L’odierno scavo di via Alessandrina a Roma, ha riproposto un progetto più esteso di ricerche riguardanti i Fori Imperiali realizzate negli anni del Giubileo del Duemila che hanno riguardato le superfici verdi della sistemazione del Sovrintendente Antonio Munoz nel 1932, seguito dalla distruzione del quartiere tardo cinquecentesco, conosciuto appunto come Alessandrino per l’esecuzione di via dell’Impero, ora via dei Fori Imperiali.

In tale assetto urbanistico, via Alessandrina era stata mantenuta come un itinerario alternativo a via dei Fori Imperiali sul lato verso il Quirinale e, tra il 2000 e il 2016, è cominciata la demolizione della parte più settentrionale: tra gli altri frammenti di sculture e di materiale architettonico provenienti dalla scomposizione della struttura decorativa dei Fori, riutilizzati nel contesto dell’affluenza in tale luogo nel Medioevo, è stato ritrovato il ritratto di Ottaviano Augusto.

A Isernia la scoperta della meravigliosa testa di Augusto si è avuta durante i lavori di ripristino di un tratto di cortina delle murature urbiche, come scritto, cedute per un terribile temporale nel marzo 2013.

Nel progetto di restauro, attuato alla fine di precise previsioni strutturali e paesaggistiche, sono state rese godibili le testimonianze archeologiche riemerse, e protette da una scarpata che adesso determina una quinta scenica piena di vegetazione. Sul fronte strada, bensì, è stato creato un sistema a gabbionate con elementi di reversibilità e costi moderati, poiché la cortina crollata non era ricostituibile se non con operazioni molto invasive.

Le particolari modalità di queste scoperte non ci danno indicazioni reali sull’ambito originario dei ritratti e quindi sul distinto messaggio ideologico e politico di cui essi dovevano essere portatori. E’ però chiarissimo, che le due opere artistiche di grande pregio, sono inserite nel ricco scenario delle effigi del princeps, la cui larga divulgazione a Roma e nelle aree periferiche italiche si distingue in funzione di un gradimento sempre più grande nei territori dell’impero.

In virtù del servizio dedicato del Dipartimento Politiche Sociali e Salute – Direzione Servizi alla Persona, consegnato alla Cooperativa Sociale Onlus Segni di Integrazione – Lazio, i testi del dialogo teatralizzato e dei pannelli didattici sono stati tradotti in LIS (Lingua dei Segni Italiana), registrati e utilizzabili in modo gratuito tramite QR code.

Parallelamente, per consentire la fruizione e la modalità di autonomia negli spazi espositivi ai non vedenti, sono state create sui modelli 3D le copie in marmo sintetico a grandezza naturale dei due ritratti, con didascalie in italiano/inglese e alfabeto Braille e una planimetria con l’itinerario della rassegna sempre in italiano e alfabeto Braille.

La proposta didattica è integrata da visite guidate (in definizione), accompagnate da operatori specializzati e laboratori integrati. E ancora dopo l’estate ci sarà il nuovo calendario dei “Martedì da Traiano”, riservato ad approfondimenti di argomenti riguardanti l’esposizione e, più sommariamente, alla persona di Augusto.

Lo straordinario ritrovamento dei due ritratti dell’imperatore, per la loro altissima qualità artistica, donano al pubblico un utile e stimolante contributo nel contesto degli studi sull’immagine e sulla storia della figura sempre odierna di Augusto.

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