Giorgio Tentolini: le opere vive che indagano il Tempo tra ricordi e visioni

Tessuti, carta, PVC, tulle, nastro adesivo. Sono materiali molto differenti tra loro che, scomposti e ricollegati, diventano la base creativa delle opere di Giorgio Tentolini, giovane artista della provincia cremonese. Il suo punto di partenza, però, è la fotografia. Volti, statue, dettagli, che attraverso la ricerca che egli compie della luce vengono preparate ad una nuova esistenza. L’esigenza che lo spinge è un’indagine sul tempo, come memoria e identità, ricostruzione di luoghi e ricordi, di visioni e sogni ad occhi aperti. Con la sua arte pittorica che si nutre delle caratteristiche della scultura, Tentolini, poco più che quarantenne, può già dirsi vincitore del Premio Nocivelli 2012, del Premio Rigamonti nell’ambito del Premio Arti Visive, indetto dalla Fondazione San Fedele di Milano, del Primo Premio Assoluto di Paratissima Torino 2015 e del Premio Speciale Arteam Cup 2016. Ha esposto, volendo limitarsi ad una prima, rapida selezione, a Londra, Berlino, Amsterdam, nel Principato di Monaco, e presso il Palazzo Reale di Milano, il MAR (Museo d’Arte della città di Ravenna), il Museo Nazionale dell’Automobile di Torino.

Le opere di Tentolini sono vive, non appartengono alla superficie in cui vengono modellate anzi, ne vengono fuori. Come a chiamare lo spettatore, a cercare di rompere la quarta parete che si viene a creare con lui. D’altronde, la formazione di Tentolini non si è limitata al solo (eppure enorme) ambito delle arti grafiche e visive, ma ha abbracciato anche settori quali la comunicazione e il teatro.

Nonostante la staticità del mezzo espressivo scelto, ogni opera di Tentolini contiene in sé dinamiche e movimento, ponendosi davanti al suo fruitore come una sfida a coglierne la profondità ma risultando allo stesso tempo eterea, delicata. Nessun colore vivace è presente, esclusione fatta per il rosso che ogni tanto fa capolino in alcune opere, perché a catturare l’attenzione sono le forme frutto dell’incontro-scontro tra luce ed ombra, l’incisore e la superficie, e tra i materiali in contrasto tra loro, che creano venature, anse e rilievi.

Perché le stratificazioni dei vari elementi compositivi sono simili a quelle compiute dalla mente che prima vive un momento, poi lo accantona e lo sedimenta in un suo angolo, e nessuno potrà prevedere come apparirà quando dovrà essere tirato fuori all’occorrenza: vivido e lucido, o sbiadito e claudicante?

Dopo aver girato l’Italia e il mondo Tentolini è pronto a tornare a casa: il prossimo 11 Maggio è prevista l’inaugurazione della mostra «Typos» presso il Museo Dotti di Casalmaggiore, dov’è nato e tuttora vive, composta di opere in rete metallica che propongono gli esiti più recenti della sua ricerca espressiva e visitabile fino al 30 giugno. Coincidente per una parte di questa linea temporale, dal 15 maggio al 5 giugno, la sua partecipazione ad una collettiva dal titolo “Instanbul” presso la Galleria Russo di Roma, con opere più legate al tema dell’evento, che prende il via da stimoli e spunti legati alla città per arrivare al più ampio concetto di città-ponte fra Oriente ed Occidente e, dunque, a quanto viene ispirato aalla fusione unica fra religioni, culture e popoli diversi che la animano, ma anche da elementi artistici, architettonici e di vita quotidiana.

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