“Eureka!”

La filosofia si diversifica in diverse branche, gnoseologia, ontologia, logica, morale… Tale distinzione non è ovviamente attuata per compartimenti stagni, nel senso che sin dall’antichità greca i filosofi hanno speculato sull’intero mondo senza porsi paletti ideologici o limiti che avrebbero contrastato con lo spirito libertario che contraddistingue la materia. Arduo addentrarsi oltre, anche perché dei miei tre lettori ne sono rimasti due a causa della tediosità dell’argomento e sicuramente si staranno chiedendo di che tipo di allucinogeno abbia fatto uso ultimamente. In verità ieri sera ho mangiato la pizza che, per me, costituisce una vera e propria droga, al punto che ne sono dipendente da quando sono …nato! Rassicurando il mio lettore, rimasto unico nel frattempo, sul fatto che i filosofi usualmente non fanno ricorso a tale pericolosa sostanza, veniamo dunque alla stupefacente asserzione di cui al titolo.

Eureka!” avrebbe detto Archimede, altro filosofo della storia dei tempi, “Ho trovato!”. Ebbene sì, ho trovato il principio che, riunendo le branche citate in esordio, governa il mondo, è il motore di tutto ciò che è e di tutto ciò che non è. Tale principio è l’Assolutamente. Chi non lo ha sentito almeno una volta enunciato da personaggi televisivi appartenenti alle più disparate correnti di pensiero? L’Assolutamente ormai si diffonde senza discriminazioni, unendo il ricco e il povero, il bianco e il nero, il religioso e l’ateo, il laziale e il romanista. Chi lo pronuncia, rigorosamente senza la necessaria determinazione positiva o negativa che richiederebbe l’avverbio, fa capire che dietro la parola proferita c’è un intero pensiero di una persona ben informata dei fatti. C’è uno studio, una conoscenza, una specializzazione che l’interlocutore mai potrebbe cogliere se non fosse avvisato con l’Assolutamente del momento.

L’Assolutamente riesce a cogliere il nesso perfetto tra logica e morale, tra il bossolo e la pallottola di un’ipotetica cartuccia. Sparato in un contesto familiare, può significare qualunque minaccia al coniuge che lasci impronte sul pavimento, che sporchi il bordo del water, che abbandoni calzini maleodoranti sotto il letto, che rientri a casa con qualunque opinabile ritardo.

Pronunciato con solennità, magari da una persona spiritualmente o professionalmente autorevole, induce l’ascoltatore al pentimento immediato per una colpa ineluttabile che basa la certezza sull’Assolutamente e che potrà essere lavata solo con la prostrazione più profonda. Insomma è una cura preventiva per una malattia attribuita all’interlocutore e rivelata sul momento. È un medicinale che può avere effetti indesiderati anche gravi, leggere attentamente il foglietto illustrativo.

L’Assolutamente è l’assoluto, il tutto, la divinità che spende il verbo per il bene dell’umanità. L’indeterminatezza dell’avverbio, poi, lascia aperte le più sperimentali divagazioni spirituali, rendendo la dialettica come un atto pioneristico, una ricerca esploratrice dell’infinito. E il naufragar m’è assoluto in questo mare…

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