De Feo: l’impegno quotidiano nella sfida per il recupero della bellezza del patrimonio architettonico italiano

Il patrimonio artistico è espressione della natura umana, della sua storia, della sua socialità. È il linguaggio universale attorno al quale è possibile rinsaldare e rafforzare il senso sociale e civile di una comunità, ricordando le proprie origini e l’evoluzione di una collettività attraverso l’arte e l’architettura nelle sue più squisite manifestazioni e in tutte le sue forme. Tramandare un bene significa trasmettere al futuro le informazioni della vita di un dato periodo, le abitudini, tutto ciò che è stata base per il successivo progresso. Per ottenere tutto ciò è necessario che la conservazione del bene rispetti nella maggior misura possibile il sistema costruttivo originale. La nostra belle Italia possiede infinite testimonianze storiche disseminate su tutto il territorio nazionale e in diverso stato di conservazione. Tali testimonianze non si esauriscono nel racconto della storia e della società di un popolo ma comprendono più innesti sia temporali che etnografici, vista anche la numerosa presenza di altre culture sul nostro territorio. Ovviamente, vista la varietà di tecniche ed epoche, un progetto di restauro non può risolversi in un’unica ricetta, ma le situazioni vanno valutate caso per caso. Il nostro Paese si pone a un livello di eccellenza sia per tecnologie impiegate sia per competenze nell’ambito del restauro. Le realtà impiegate in questo ambito hanno sviluppato nel tempo e con l’esperienza una metodologia di lavoro che è sinergica nel dialogo costante tra industrie, centri di ricerca, progettisti e imprese. La Fondazione Symbola, Fassa Bortolo, in collaborazione con Assorestauro, ha recentemente presentato Il rapporto ’100 italian architectural conservation stories’, storie di imprese, università, centri di ricerca e associazioni che rappresentano l’eccellenza italiana del restauro, ponendo l’accento sull’alta competenza sviluppata dal nostro Paese nel campo del recupero e restauro architettonico del patrimonio storico, elemento importante della nostra identità e la base di una nuova economia. Tra le aziende d’eccellenza nel Lazio, c’è la De Feo Restauri. Un’azienda familiare che porta avanti, con serietà e competenza, l’impegno per la conservazione del patrimonio architettonico e archeologico. La filosofia di questa ditta può essere descritta in poche semplici parole: recuperare, preservare e vivere la bellezza. Una famiglia dedita al restauro che affronta le sfide che quotidianamente si presentano, spinta dalla passione e dalla professionalità: il capostipite Antonio e i figli, Luca e Federico De Feo hanno costruito una realtà apprezzata tanto in Italia quanto all’estero, che si trova oggi sempre sempre più impegnata nel recupero architettonico e archeologico dei Beni Culturali. Loro campo specifico d’azione è il recupero delle strutture architettoniche che nella loro storia sono state specifiche espressioni del segno lasciato dalle civiltà del mondo. Veri simboli di cultura nonché luoghi magici, in cui la storia si è fatta, la tradizione è nata, l’umanità si è formata. Abbazie, castelli, complessi archeologici, teatri, costituiscono il Patrimonio umano che va preservato affinché le generazioni future possano non solo goderne la bellezza ma acquisire grazie a loro la consapevolezza della propria cultura e della propria identità. La De Feo Restauri, su questi principi ha fondato la sua attività, consapevole altresì che questo patrimonio culturale rappresenta non solo ricchezza della storia e della civiltà, ma anche pura ricchezza economica vista la vocazione naturale al turismo di tali strutture. Molti gli importanti lavori di questa azienda che potremmo definire “etica” proprio per il punto di vista con il quale affronta ogni incarico che le viene affidato. Tra questi il recupero del primo conservatorio di Napoli, il complesso di Santa Maria della Colonna, riportato all’antico splendore nell’ambito di un grande progetto per il centro di Napoli voluto dall’UNESCO. Presentato in conferenza stampa, con la partecipazione del Sindaco De Magistris, e del Cardinale Crescenzio Sepe, l’intervento è stato definito dall’allora Soprintendente di Napoli, l’arch. Luciano Garella, “un restauro esemplare”, che ha portato al recupero dell’intero complesso monumentale -chiesa, chiostro, terrazzi e alcuni altri locali, restaurati e riadattati per un utilizzo pubblico dopo la chiusura avvenuta a seguito del devastante terremoto del 1980. E ancora, l’area archeologica dell’antica città marinara di Nora, in Sardegna, resa di nuovo fruibile ai visitatori, il restauro della Fontana dei Tritoni, superbo monumento, nato nel 1959, costituito da una grande vasca in travertino al centro della quale si ergono le figure di tre Tritoni in bronzo a sostegno di un’ulteriore vasca, anch’essa bronzea, situata nella capitale dell’isola di Malta, La Valletta. In questo complesso appalto sono state coinvolte diverse ditte, un vero gruppo di lavoro multidisciplinare coordinato dal Project and Site Manager Federico De Feo. L’elenco dei beni sui quali la De Feo è intervenuta restituendoli al patrimonio fruibile è davvero lungo. Di grandissima rilevanza l’impegno

per il restauro della Domus di Cerere nel parco Archeologico di Pompei, un progetto complesso che ha richiesto un lungo e dibattuto studio preliminare affinché un altro gioiello potesse tornare a essere ammirato dai visitatori di tutto il mondo. La DOMUS di CERERE rappresenta un modello di abitazione estremamente raffinato, anche sotto il profilo architettonico, proprio per il rispetto delle proporzioni tra i diversi spazi, per la loro sequenza compositiva e soprattutto per la ricchezza degli apparati decorativi che ci forniscono un quadro pressoché completo, ricostruibile quasi in toto, relativo alla situazione della DOMUS ‘congelata’ con l’eruzione del Vesuvio nel 79 d. C. Il qualificato staff di restauratori dell’Impresa Romana, diretto da Federico De Feo, ha curato il delicato intervento filologico, volendo restituire un’immagine della Casa più vicina possibile a quella del 79 d. C., cercando di ricreare la spazialità sinteticamente descritta, il gioco di chiaro-scuro dei diversi ambienti, in modo che possa raccontare ai visitatori la sua tipicità e la vita che probabilmente si viveva al suo interno. La stessa passione che muove tutto lo staff De Feo nel recupero di siti archeologici, anima i progetti conservativi e restaurativi di strutture che raccontano la storia più recente. È questo il caso, per esempio, di Palazzo Mancini-Salviati, un edificio seicentesco di Roma, costruito da Antonio Mancini, situato in via del Corso 270. Il gruppo di restauratori e maestranze specializzate della ormai nota impresa di Restauri Romana, diretto dal Project Manager Ingegnere e Architetto Luca De Feo e dal Maestro Antonio De Feo, ha curato il restauro dell’imponente facciata esterna al cui coronamento è posto un monumentale cornicione con mensoloni alternati e putti in rilievo, che reggono festoni, che recano i motivi araldici dei Mancini, i lucci, e di Mazzarino, il fascio littorio; dei prospetti interni; il restauro dei soffitti lignei delle maestose sale interne, la volta affrescata dello scalone monumentale, la cappella al piano terra e la galleria al secondo piano. Un particolare impegno ha richiesto lo studio e l’intervento di restauro della volta affrescata che abbellisce lo scalone in cui si affacciano quattro Figure allegoriche, allusive alle virtù della famiglia. Palazzo Mancini-Salviati è una testimonianza storica di grandissimo valore soprattutto per la testimonianza del legame che univa il territorio papalino alla Francia del Re Sole. Il vecchio palazzo della famiglia Mancini venne ingrandito con l’acquisto di quattro case adiacenti proprio per le nozze nel 1634 di Lorenzo Mancini con Geronima Mazzarino, sorella del celebre cardinale, primo ministro di Francia sotto la reggenza di Anna d’Austria e i primi anni del regno di Luigi XIV. Il nuovo edificio fu progettato dall’architetto Carlo Rainaldi e fu proprio il Cardinale Mazzarino ad acquistare per 7000 scudi le quattro case che sorgevano a nord dell’antico palazzo per estenderne il prospetto per il fronte dell’intero isolato su via del Corso. Vissero la loro infanzia in questo palazzo le quattro nipoti del Mazzarino dette le ‘mazzarinette’, Vittoria, Olimpia, Ortensia e Maria Mancini, prima di trasferirsi a Parigi. Il palazzo venne acquistato nel 1725 da Luigi V per farne la sede dell’Accademia di Francia e venne in seguito ceduto al Granduca di Toscana Ludovico di Borbone, in cambio di Villa Medici, nel 1804. Nel 1818 la proprietà passò a Luigi Bonaparte, fratello di Napoleone e già re d’Olanda, che lo rivendette in seguito a Maria Teresa d’Asburgo Este, regina di Sardegna. Attraversando divere altre vendite e famiglie nobiliari nel 1919 fu acquistato dal Banco di Sicilia. Attualmente Il prestigioso e storico palazzo è destinato a nuova sede di un gigante del lusso Made in Italy, GUCCI spa. Profonde le differenze sulle aree di intervento dello staff De Feo, differenze che stimolano la ricerca di soluzioni conservative che non si limitino a una mera salvaguardia della struttura ma che riportino in vita il valore stesso del sito nella sua stessa essenza. Un impegno difficile e che richiede una profonda preparazione sia dal punto di vista storico sia dal punto di vista strettamente tecnico. Le moderne tecnologie possono sicuramente aiutare in questo lavoro minuzioso che è il restauro, ma mai diventano invasive, perché la cura, la passione e l’attenzione dell’uomo travalica sempre e comunque qualsiasi strumento. Anche questa è la mission dello staff De Feo: l’uomo e la sua storia, che sia passata, presente, o futura, sempre al centro di ogni attività. Per ulteriori informazioni www.defeorestauri.com

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