Corrado Veneziano e la ricerca del contraddittorio

Indaga nell’animo umano usando i colori, ma gioca e diverte (divertendosi) a modificare la realtà quando smussa e interviene sui marchi aziendali ormai entrati nel quotidiano. In questo modo, prende per mano l’osservatore delle sue opere e lo conduce alla ricerca di sé. È questa la sintesi dell’attività artistica del lucano Corrado Veneziano. Con il tempo, lo spazio dedicato alla sua professione, nei documenti, si è saturato di ruoli che trasudano tutta la curiosità che lo spinge a esplorare il mondo che lo circonda, mediante tele, film, lezioni ma anche trasmissioni televisive per Rai 3 o Rainews24.

Basta passare in rassegna il suo curriculum per soffermarsi su riconoscimenti e successi che lo hanno visto mostrare le sue opere come pittore anche alla Biennale di Venezia. Storia di ieri, ma che continua a invogliare Corrado Veneziano nel gioco della sperimentazione. Da docente accademico, regista teatrale e cinematografico, nonché artista a tuttotondo, e si diverte a sperimentare. Con la materia ma soprattutto con i concetti, opponendo mondi apparentemente distanti, giocando a trovare il filo rosso che unisce i discorsi a confronto. È capitato nelle mostre internazionali cui ha partecipato. E capita ogni volta che Corrado Veneziano accetta la vera sfida del contraddittorio nel contemporaneo.

Chi lo conosce ricorderà il burca-Coca Cola o L’ultima cena di Leonardo da Vinci sovrastata da una grande “M”. Opere direte voi. Opere confermiamo, dove anche noi entriamo inconsapevoli (o forse no) di far parte di quell’ingranaggio della falsità che spesso aleggia quando si vive o si vede per la prima volta qualcosa o qualcuno. Ma bisogna saper andar oltre. Oltre le righe. Oltre il bianco e nero. Oltre gli “Isbn”, sì, quei codici a barre che un primo approccio fa vedere solo la rincorsa algebrica delle righe verticali, ma che nascondono una quantità incredibile di combinazioni, di emozioni, di ritmo, di risposte e di linguaggi che l’uomo può a sua volta interpretare infinite volte. Ad esempio usandoli per codificare e decodificare la natura, i suoi prodotti, nascondendo nel ritmo di una barra qualche foglia di ulivo o dei tralci di uva, senza perdersi nella quinta teatrale creata dal cielo, da un campo arato, da un paesaggio rigorosamente italiano. Veneziano fa questo e altro. E lo fa da anni.

Quando ha esposto per la prima volta nel 2013, era accogliente la Ecos Gallery di via Giulia, a Roma. A presentarlo c’erano il critico Achille Bonito Oliva e l’antropologo Marc Augé. Eppure Corrado Veneziano aveva cominciato a dipingere da quando era giovanissimo, continuando una importante tradizione famigliare. Poi il teatro lo affascinava, così aveva preso a studiare al Piccolo Teatro di Milano. Regista per la Biennale di Venezia, ha insegnato anni anche all’estero, ma soprattutto all’Accademia nazionale di Arte drammatica. Attualmente insegna nel Conservatorio Santa Cecilia di Roma. Ma poteva nel frattempo non lasciarsi contagiare dalla scrittura? La saggistica lo ha rapito, al punto che ha pubblicato volumi su arte, espressività e comunicazione. E che dire del contemporaneo? Con una installazione ha vinto insieme a Paola Ricci il primo premio del concorso internazionale “Marine Litter Art”, bandito dalla Unione Europea e dalla Regione Sicilia. Ma La creatività e la voglia di sperimentare di Corrado Veneziano è in continua evoluzione. Chissà a cosa sta lavorando in questi giorni? Lo sapremo a breve.

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