Camilla Ancilotto, oltre l’arte: la magia del gioco supera le barriere

Poliedrica artista contemporanea, Camilla Ancilotto nasce a Roma: città dove vive e lavora. Nella capitale frequenta l’Istituto Europeo di Design e nel 1999 consegue il Master of Fine Arts alla New York Academy of Art.

Il suo percorso, ricco di esperienze, inizia con un esposizione personale nel 2003 presso la Galleria Ca’ d’Oro di Roma e da allora non si è più fermata.

Nel 2013 la sua opera “Deposizione” è stata selezionata per la 55sima Esposizione Internazionale di Arte della Biennale di Venezia, ospite del Padiglione della Repubblica Araba Siriana.

Nel 2015 è chiamata ad intervenire all’Amsterdam International Art Fair dove si aggiudica l’AIAF award arrivando nella selezione degli artisti più rappresentativi.

Nel 2017 approda alla realizzazione di opere policrome scomponibili ispirate all’antico rompicapo cinese “Tangram”: con questo nuovo ciclo, dal titolo “Ab Ovo” (in poliuretano policromo e in acciaio lucidato a specchio) partecipa a numerose esposizioni e rassegne artistiche internazionali, tra le quali è da segnalare il Festival dei Due Mondi a Spoleto (2017) che vede Camilla protagonista con la mostra personale “Mutaforma” (a cura di Gianluca Marziani) presso il Museo di Arte Contemporanea di Spoleto.

Nel 2018 è presente alla 45sima edizione della rassegna internazionale Premio Sulmona dove si aggiudica il terzo premio. L’anno seguente è chiamata a prendere parte alla Milano Design Week, dove ha un importante riscontro di pubblico e critica, e al progetto “MACRO Asilo – Studi d’artista” presso il Museo d’Arte Contemporanea di Roma. Nel 2021 una scultura Ab Ovo trova prestigiosa collocazione permanente presso la sede del Museo Nazionale di Ravenna (Sala dell’Arte Contemporanea).

Attualmente presente al Museo Archeologico Nazionale di Napoli (con la mostra collettiva “Giocare a regola d’arte”, a cura di Ermanno Tedeschi e Paolo Giulierini), dal luglio del 2021 è fiera ambasciatrice dell’arte italiana in Belgio con un’opera collocata presso l’Istituto Italiano di Cultura a Bruxelles, sede del Parlamento Europeo, e con un corpo di lavoro in esposizione presso la Talk Gallery di Bruxelles, in passato storica fabbrica di ceramiche e ora giovane factory all’avanguardia che ha aperto i battenti nel settembre del 2021 nei pressi della Gran Place, nel cuore pulsante del capoluogo belga: grazie all’intraprendenza della direttrice, Clarissa Sellem, le opere della Talk Gallery hanno partecipato alla prima edizione della fiera internazionale di Arte moderna e contemporanea “Roma Arte in Nuvola 2021” e le sue Ab Ovo policrome hanno contribuito in maniera decisiva all’assegnazione del “Premio Young” quale miglior stand per “la cura nella proposta e il coraggio nell’allestimento”.

La cifra stilistica della sua arte potrebbe racchiudersi nel motto “Let’s play!” (Giochiamo!): invito spontaneo e gioioso che riesce subito a porre sullo stesso piano chiunque accetti la proposta, andando oltre ogni barriera generazionale, sociale e culturale.

La sua arte, infatti, si è sempre ispirata al gioco e all’interazione: “Sono sempre stata convinta del fatto che l’approccio ludico alla realtà possa far emergere la creatività insita in ognuno di noi. E l’artista, con la propria sensibilità, deve assecondare e incentivare tale orientamento”.

A contraddistinguere il suo operare artistico, sin dagli esordi, è una sorta di codice mobile che si esprime attraverso un linguaggio ludico e “instabile”, capace di far interagire il fruitore facendolo diventare co-autore dell’opera grazie alle molteplici interpretazioni figurative offerte dall’opera.

L’emergenza pandemica mondiale del covid le ha fatto maturare la convinzione si sia “sollecitato un processo, già in atto, di ripensamento dell’intero sistema dell’arte: sia per ciò che concerne i musei, spazi di produzione artistica e culturale usciti all’aperto nell’intento di coinvolgere i tessuti urbani ed extra urbani e le rispettive comunità di riferimento, sia per quanto riguarda il potenziamento di una strategia digitale che ha reso fruibile l’arte in ogni tempo e in ogni spazio”.

Da vera artista, nel periodo di maggiore difficoltà ha fatto propria la celebre massima di Albert Einstein che recita: “In the midst of every crisis, lies great opportunity”: “questo è ciò che noi artisti siamo chiamati a trasmettere in questo periodo di distanziamento sociale e di progressivo isolamento, far intuire con sensibile creatività il processo di “rinascenza” che questa crisi ha in nuce, risolvendo in luminosa speranza l’angoscia dei nostri giorni. L’artista, quale interprete della sensibilità contemporanea, riesce a convogliare ed esprimere – e quindi esorcizzare – le inquietudini del proprio momento storico. La mia creatività artistica ha trovato grande slancio dopo un periodo di profonda riflessione sul destino dell’arte: ciò che ho ritrovato è stata la passione per la libera espressività dell’individuo esplicitata da sempre attraverso il gioco. Nella mostra “Giocare a regola d’arte” (curata da Paolo Giulierini ed Ermanno Tedeschi) allestita presso il Museo Archeologico Nazionale di Napoli, le mie opere riescono a dialogare in maniera convincente con i giocattoli dell’antichità grazie ad un filo rosso che lega tra loro le manifestazioni fantasiose che connotano la sfera del gioco e attraversano le generazioni”.

In merito al futuro dell’arte contemporanea, ha le idee chiare, forte del suo ruolo da protagonista sulla scena artistica contemporanea nazionale e internazionale da diversi anni: “Penso che l’arte contemporanea sia destinata ad essere sempre più fluida e variamente interattiva: le barriere fisiche e psicologiche sperimentate durante questi anni di emergenza sanitaria hanno sicuramente dato un grosso input alla trasversalità dei linguaggi artistici e ai modi della loro fruizione; in un mondo sempre più aperto alle contaminazioni, si andranno delineando nuove forme di coinvolgimento che avranno sempre, quale comune denominatore, lo stupore dell’invenzione e la magia del gioco”.

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