Al via il “Festival del Medioevo – Il tempo di Dante” a Gubbio: il settimo centenario della morte del Poeta al centro della settima edizione della nota manifestazione culturale

Posti in sala esauriti prima ancora che il tutto abbia inizio, il Festival del Medioevo che si terrà questa settimana (da mercoledì 22 a domenica 26 settembre 2021) a Gubbio, giunto alla sua settima edizione, si prospetta positivamente intensa.

Il tema, nell’anno nel quale si celebrano i settecento anni dalla sua morte, non poteva che essere Dante Alighieri (il sottotitolo del Festival è “Il tempo di Dante”), personaggio che nella sua poliedricità – fu letterato e linguista, certamente, ma anche uomo politico in una delle città più dinamiche del Trecento, Firenze, fu studioso, per quanto possibile ai tempi, dell’antico, conoscitore d’arte, filosofo e, negli anni dell’esilio, itinerante intellettuale di corte – offre non pochi spunti di approfondimento e ricerca in molteplici campi: dalla storia alla storia dell’arte, dall’economia alla filosofia e, naturalmente, alla letteratura, disciplina alla quale ha donato uno dei prodotti più alti dell’umano ingegno, la “Commedia” che Giovanni Boccaccio, e noi con lui, definirà “Divina”.

Occasioni di studio come questa sono un modo per immergersi in un’epoca, in questo caso, come da titolo e da programma, il Medioevo, sia che se ne sia già appassionati e si sia dunque in cerca di aspetti da approfondire, personaggi da scoprire o collegamenti inediti, sia che non se ne sappia molto e la si voglia conoscere approcciandovisi in modo globale, prendendo in considerazione simultaneamente la situazione politica, la situazione economica, la produzione culturale, le pratiche quotidiane e le credenze, in un miscuglio che tenta di avvicinarsi il più possibile a quella che doveva essere la vita allora, a seconda dei luoghi.

Le produzioni artistiche, che parlano di committenti (singoli uomini o istituzioni, civili ed ecclesiastiche) agiati e desiderosi di auto-promuoversi, che raccontano leggende popolari, vita quotidiana, riti e credenze religiose, tutto ciò che gli uomini e le donne del tempo guardavano, si affianca a ciò che veniva scritto e – da alcuni – letto, a ciò che si sapeva del mondo e della storia passata.

A tutto ciò si aggiungono i mercati e le botteghe, con i loro proprietari e i loro operai, le banche e con le loro filiali, e tutto ciò trova il suo posto e le sue motivazioni nella situazione politica, sia quella “internazionale”, quella, cioè, dei grandi attori (papato e impero quasi perennemente in lotta, sovrani di regni che sono sempre più consapevoli di loro stessi e le città più ricche e dai possedimenti più estesi), che quella locale, nella quale le fazioni che animano la vita sia comunale che signorile sono, sì, un riverbero delle grandi lotte al di fuori dei confini della propria città, ma sono anche, come immaginabile, profondamente radicate nelle rivalità e nelle affinità economiche e sociali che portano alcuni cittadini ad allearsi per combatterne altri, a cambiare segno politico in base alla convenienza, a lottare per una maggiore rappresentanza politica contro altri, più potenti, cittadini, oltre che contro l’ormai divenuto invadente imperatore, a volere la guerra oppure a richiedere la pace, a discutere di tasse e di edilizia pubblica.

Ogni relatore aggiunge una tessera al mosaico che va a comporre un’epoca lontana ma fondativa come è il Medioevo, con le grandi battaglie, le alte dispute filosofiche e le beghe politiche, le terzine di endecasillabi, le contraddizioni più o meno apparenti, le curiosità, le somiglianze con il presente e anche

le profonde differenze che ci stimolano a saperne di più. Un racconto fatto di racconti che, come accadeva con i rapsodi che cantavano agli aristocratici i poemi (cosiddetti) omerici, parla delle nostre radici politiche e culturali e fa sì che, guardando alla storia che abbiamo alle spalle, la sentiamo un po’ più nostra.

Se a questo tuffo nel passato si aggiunge la cornice, perfettamente in tema, della città di Gubbio, per la maggior parte frutto di quei secoli straordinariamente prolifici di uomini, di idee e di costruzioni che furono il XII, il XIII e il primo XIV secolo, il risultato non può che essere istruttivo ed entusiasmante.

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