Presentato il comitato scientifico di Palazzo delle Esposizioni di Roma

E’ stato presentato oggi il comitato scientifico di Palazzo delle Esposizioni di Roma, che fa parte dell’Azienda Speciale Palaexpo. I membri del comitato sono, oltre a Emmanuele Emanuele e Mario De Simoni, rispettivamente Presidente e direttore generale dell’Azienda: Jean Clair, Umberto Croppi,  Fabio Isman,  Michael Peppiatt, Norman Rosenthal e Giorgio Van Straten.
“Con queste nomine – ha dichiarato il Presidente dell’Azienda Speciale Palaexpo, Emmanuele F.M. Emanuele  – abbiamo voluto dare corso ad una attività di ampio respiro, coinvolgendo importanti personalità del mondo dell’arte internazionale”. Palazzo delle Esposizioni diventa così una delle poche sedi espositive italiane ad avere un comitato scientifico i cui membri provengono dal miglior mondo artistico – culturale. “Ci ripromettiamo – ha continuato Emanuele – di usufruire di questa immensa struttura, dagli spazi diversificati, per offrire un quadro completo, che coinvolga oltre l’aspetto prettamente visivo delle mostre, anche la totalità dell’arte, intesa come musica, cinema, teatro”.
Il comitato, che si è riunito questa mattina per la prima volta, ma che si riunirà anche una volta al mese, laddove fosse necessario, ha individuato immediatamente e con la totalità dei consensi dei membri, le linee guida della programmazione espositiva: investigare la produzione artistica, passata e presente, dei grandi centri della cultura europea, da Londra a Parigi, da Berlino a Vienna.
“Tutte le strade portano a Roma – ha detto sir Norman Rosenthal – quindi anche la Capitale sarà al centro di questa investigazione. Oggi che lo sguardo sul secolo scorso è in grado di guardare con maggiore obiettività alla produzione artistica, sono sicuro che il risultato del nostro lavoro, sarà  quindi obiettivo e per questo nuovo”. A queste parole ha fatto eco Michael Peppiatt: “Anche per noi sarà un viaggio di scoperta. Il tema è venuto spontaneo nel corso di questa prima riunione e tutti noi siamo pieni di entusiasmo” 

JEAN CLAIR

Jean Clair (all’anagrafe Gérard Régnier), nato a Parigi nel 1940, laureato in lettere, ha studiato filosofia e storia dell’arte alla Sorbona con André Chastel et Jean Grenier, poi a Harvard negli Stati Uniti con Seymour Slive e James Ackerman.
Nel 1966 è nominato conservatore dei Musei di Francia presso il Musée National d’Art moderne di Parigi, allora diretto da Jean Cassou. Nel 1970 prende la direzione della rivista L’Art Vivant. Nel 1975 entra al Centro Georges Pompidou, ed è il commissario della mostra inaugurale Marcel Duchamp (1977), poi di due mostre che segneranno un nuovo approccio alla storia del’arte del XX secolo in Francia: Les Réalismes, entre Révolution et Réaction, nel 1980, poi Vienne, L’apocalypse joyeuse, nel 1986. Nel 1984 e 1985 realizzerà le mostre monografiche di Bonnard e di  Balthus.
Nel 1989 prende la direzione del Musée National Picasso. In questo ruolo, che occuperà sino al 2005, si dedicherà alla moltiplicazione delle mostre, in situ e in altre sedi (una quarantina in tutto) e all’arricchimento delle collezioni (donazione del Portrait de Carlotta Valdivia dit La Célestine nel 1989 della Femme nue de trois quarts dos, studio per  Les Demoiselles d’Avignon, nel 2005).
Jean Clair ha curato numerose esposizioni in Francia e all’estero, in particolare in Canada – Galleria Nazionale d’Ottawa e Musée des Beaux Arts di Montréal – e in Italia, tra cui quella, nel 1995, del centenario della Biennale di Venezia, di cui è nominato Direttore Generale. 
La mostra L’Âme au corps, presentata a Parigi nel 1993 all’occasione del bicentenario del progetto rivoluzionario di un Museo centrale delle Arti, delle Tecniche e delle Scienze, è la prima di una serie di mostre interdisciplinari tra le arti e le scienze. Sarà seguita dalla mostra del Centenario della Biennale di Venezia (1995), Identità e Alterità, sul problema dell’individuazione nell’arte moderna e contemporanea, da Cosmos–Dal romanticismo all’avanguardia (1999), omaggio al bicentenario della pubblicazione del Viaggio di Humboldt, e da tre mostre  interdisciplinari realizzate in Canada, Paradis perdus – l’Europe symboliste (1999) e Les années 20, L’âge des métropoles (2001), The 1930’s: the making of the New Man (2008). Le mostre Mélancolie – Génie et folie en Occident (Parigi-Berlino 2005-2006) e Crime et Châtiment (Parigi 2010) continuano questo approccio che inserisce la storia dell’arte nel contesto più generale della storia delle idee.
Jean Clair è inoltre l’autore di numerose monografie su Bonnard, Balthus, Louise Bourgeois, Cartier Bresson, De Chirico, Delvaux, Duchamp, Giacometti, Klimt, Mason, Music, Picasso, Szafran, e di saggi tra cui : Considérations sur l’état des beaux-arts (1983), Paradoxe sur le conservateur : de la modernité conçue comme une religion (1988), Méduse, Contribution à une anthropologie des arts du visuel (1989), Elevages de poussières, Beaubourg vingt ans après (1992), Eloge du visible, Fondements imaginaires de la Science (1996), Malinconia, Motifs saturniens dans l’art de l’entre-deux-guerres (1996), La responsabilité de l’artiste- les avant-gardes entre terreur et raison (1997), La Barbarie ordinaire (2001), La responsabilité de l’artiste (2001), Du surréalisme… (2003), De Immundo (2004), Courte histoire de l’art moderne (2004), Malaise dans les musées (2007), Autoportrait au visage absent (2008) etc.
Ha diretto il Catalogo ragionato di Balthus, con Virginie Monnier (1999).
Collabora regolarmente a numerose riviste tra cui la Nouvelle Revue Française, Le Débat, Commentaire, La Nouvelle Revue de Psychanalyse, FMR, etc.
In parallelo alla sua carriera di storico dell’arte, Jean Clair ha pubblicato un romanzo, Les chemins détournés (1962), una raccolta di poesie, Onze chansons puériles (1991), carnet di viaggio e diari tra cui Le voyageur égoiste (1999), Court traité des sensations (2002), Journal atrabilaire (2005), Le lait noir de l’aube (2007), e La tourterelle et le chat huant (2008).
Nel 2008 è stato eletto all’Académie Française, al seggio di Bertrand Poirot Delpech.

UMBERTO CROPPI

Umberto Croppi è Assessore alle Politiche Culturali e della Comunicazione di Roma Capitale. Nato a Roma il 1 gennaio 1956, è coniugato e padre di due figli. Direttore generale della Fondazione Valore Italia (Esposizione permanente del Made in Italy e del Design italiano), è stato anche presidente della quarta sezione del Consiglio Superiore delle Comunicazioni e componente del Consiglio del Design del Ministero per i Beni Culturali. Inizia presto l’attività politica: a 19 anni è consigliere comunale, consigliere di facoltà, dirigente nazionale del Fuan e del Fronte della Gioventù e membro del comitato centrale del Movimento Sociale Italiano. Fondatore e presidente del Movimento dei Giovani Disoccupati, è tra gli ideatori e organizzatori delle nuove forme espressive della cultura di destra degli anni ’70, tra cui i famosi Campi Hobbit. Arrivato ai vertici del partito, con la segreteria Rauti dirige il settore comunicazione. Uscito dal Msi nel 1991, si impegna nei nuovi soggetti della politica italiana di quegli anni, tra cui La Rete e i Verdi. Consigliere regionale del Lazio, capogruppo dei Verdi, è tra i fondatori di “Nessuno Tocchi Caino”. Scrittore e saggista, è autore di numerose opere. Esperto di comunicazione – dirige un’agenzia di pubblicità, segue i corsi di specializzazione dell’Associazione Tecnici Pubblicitari – collabora con l’Ufficio Comunicazione del Comune di Roma durante la prima giunta Rutelli. Crea e dirige la galleria d’arte BZF di Firenze, finalista del premio “Impresa e Cultura” edizione 2003. Nell’ultimo decennio lavora nell’editoria: presidente della Casa Editrice Officine del Novecento, diventa poi direttore editoriale della Vallecchi di Firenze.

FABIO ISMAN

Fabio Isman, è nato a Monza da una famiglia triestina e vive a Roma, dove, per 40 anni ha lavorato a Il Messaggero, come capo dei Servizi italiani ed inviato speciale, dopo essere passato per le redazioni del Piccolo e del Gazzettino (direzione Cavallari).
Ha seguito importanti avvenimenti in Italia e all’estero: le guerre “dei sei giorni” nel 1967, e in Libano del 1982; la morte di Mitterrand e l’elezione di Chirac; l’omicidio di Rabin; le missioni di tre Presidenti della Repubblica italiani, Pertini, Cossiga e Scalfaro, e l’insediamento di otto Governi; due Sedi vacanti e altrettanti Conclavi, l’elezione degli ultimi due Pontefici; è stato inoltre cronista di alcuni grandi processi: Piazza Fontana, lo scandalo Lockheed, le Fosse Ardeatine, “Mani pulite”.
Dal 1980, si occupa prevalentemente di Beni culturali, in Italia e all’estero. Da solo, o con altri, ha scritto 32 libri, anche sui restauri e la salvaguardia del patrimonio storico-artistico e sulle capitali dell’arte; per 10 anni, è stato titolare della rubrica “La pagina nera” sul mensile Art & Dossier. Finora, per lavoro, ha visitato 61 Paesi.
L’anno scorso, Skira ha pubblicato I Predatori dell’arte perduta, il saccheggio dell’archeologia in Italia, finora l’unico studio, nel nostro Paese, sulla Grande Razzia che, dal 1970 a oggi, ha sconvolto il sottosuolo della Penisola: oltre un milione di reperti, a volte unici al mondo, spesso finiti in importanti collezioni private e musei del mondo, e pochi dei quali finora restituiti. Il libro è stato tra i quattro vincitori del Premio Estense nel 2009.

MICHAEL PEPPIATT

Michael Peppiatt è un’autorità mondiale riconosciuta su Alberto Giacometti e Francis Bacon. Laureato a Cambridge nel 1964, Peppiatt ha lavorato prima a Londra come critico del Observer e poi a Parigi come editorialista di Le Monde e corrispondente del New York Times e del Financial Times. Nel 1985 è divenuto curatore ed editore della rivista parigina Art International.
Dal 1994 si è nuovamente stabilito a Londra, dove vive con sua moglie, la storica dell’arte Jill Lloyd, e i loro due figli.
Peppiatt ha scritto diffusamente su temi di arte moderna e ha curato numerose mostre, tra cui segnatamente Alberto Giacometti in Postwar Paris (2001), Aristide Maillol (2002), Francis Bacon: The Sacred and the Profane (2004), Antoní Tàpies (2004), Francis Bacon in the 1950s (2006) e Caravaggio/Bacon (2009). La sua biografia di Bacon, Francis Bacon: Anatomy of an Enigma (1996; ed. agg. 2008), “Libro dell’Anno” del New York Times , è unanimemente considerata lo studio più completo e definitivo sulla vita e l’opera dell’artista inglese.
Le altre pubblicazioni di Michael Peppiatt includono Imagination’s Chamber: Artists and their Studios (1983), The School of London (1987), Christian Schad and the Neue Sachlichkeit (2003), Vincent van Gogh (2003), Les dilemmes de Jean Dubuffet (2006), Van Gogh and Expressionism  (2007), Francis Bacon: Studies for a Portrait (2008) e In Giacometti’s Studio (2010).
Attualmente, Peppiatt sta lavorando ad una mostra di sculture e disegni poco noti di Giacometti e ad un’antologia delle sue Interviste con Artisti.

NORMAN ROSENTHAL

Norman Rosenthal è nato a Cambridge nel 1944.
Laureato all’Università di Leicester, ha compiuto gli studi postdottorali presso la School of Slavonic and East European Studies (London University) e la Frei Universität di Berlino. Ha curato la sua prima mostra nel 1955, al Leicester Museum and Art Gallery, e ha successivamente lavorato, con altri, al Brighton Museum and Art Gallery e all’Institute of Contemporary Arts di Londra.
Dal 1977 al dicembre 2007, Norman Rosenthal è stato Exhibition Secretary della Royal Academy of Arts di Londra, responsabile della programmazione e della realizzazione di tutte le mostre di quell’istituzione.
Tra le più significative mostre d’arte moderna da lui curate si ricordano: Robert Motherwell 1978, A New Spirit in Painting 1981, Sensation 1997, Apocalypse: Beauty and Horror in Contemporary Art 2000, Frank Auerbach 2001, Georg Baselitz 2007.
A Berlino è stato co-curatore di alcuni progetti particolarmente innovativi: Zeitgeist 1982, Metropolis 1991, e The Age of Modernism – Art in the 20th Century 1997.
Dopo aver lasciato la Royal Academy, Rosenthal ha lavorato e lavora come consulente freelance e curator per musei, gallerie private e operatori individuali in Gran Bretagna, Europa, Turchia e Stati Uniti. E’ membro di comitati afferenti a numerose istituzioni artistiche nel mondo.
Nel 2007 è nominato Sir.

GIORGIO VAN STRATEN

Giorgio van Straten è nato a Firenze nel 1955 ed è scrittore e organizzatore culturale.
Come scrittore esordisce nel 1987 con il romanzo Generazione, edito da Garzanti come il successivo Hai sbagliato foresta, del 1989. I romanzi successivi sono Ritmi per il nostro ballo e Corruzione, rispettivamente del 1992 e 1995. Nel 2000 vince il premio Viareggio con Il mio nome a memoria (Mondatori), romanzo in cui ripercorre la storia della sua famiglia di origine ebreo-olandese dal 1811 a oggi. Nel 2002 pubblica la raccolta di articoli L’impegno spaesato. Nel 2008 esce La verità non serve a niente, di nuovo un romanzo, sempre per Mondadori.
È uno dei direttori della rivista letteraria “Nuovi Argomenti”.
Direttore negli anni ‘80 dell’Istituto Gramsci Toscano, Presidente dell’Orchestra Regionale Toscana dal 1985 fino al 2003, ha ricoperto per cinque anni (1997-2002) il ruolo di consigliere di amministrazione della Biennale di Venezia e, nello stesso periodo (1998-2002), è stato Presidente dell’Agis. Dal 2002 al 2005 Sovrintendente della Fondazione Teatro del Maggio Musicale Fiorentino, è stato, dal 2005 al 2008, Presidente dell’Azienda Speciale Palaexpo di Roma, che gestisce il Palazzo delle Esposizioni, le Scuderie del Quirinale, la Casa del Jazz e la Casa del Cinema. Il 18 febbraio 2009 viene nominato nel Consiglio di Amministrazione della Rai.

Related Posts

di
Previous Post Next Post

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

0 shares