I segreti della Tarantella

I suoni della De Sio scacciano i demoni dal mondo

Libera come le nuvole, Teresa De Sio ha raccontato la trasformazione del dolore. Suoni, parole e immagini oniriche hanno accompagnato la presentazione del suo primo libro, “Metti il diavolo a ballare”, edito da Einaudi e presentato l’8 marzo nel Teatro studio dell’Auditorium parco della musica di Roma.
Sulla scia dei successi riscossi nei teatri della penisola, l’opera, proposta in un reading per voce e corde, narra la storia di Archina, una bambina nata e cresciuta nel Salento; in un tempo, la fine degli anni 50, dove la povertà della vita rurale perdurava con sofferente quotidianità da tempi arcaici. Qui, nel caldo arido della “Terra del Rimorso”, la De Sio ha snocciolato i segreti del rito coreutico-musicale della tarantella. Il respiro d’un tempo a noi ancora vicino dove i suoni scacciavano via i demoni dal mondo.
Figlie di Nunzio Solimene, Archina e sua sorella Filomena devono far i conti in tenera età con la morte della madre; avvenuta durante il parto della piccola. La quale, dopo esser divenuta oggetto delle cattiverie degli abitanti di Mangiamuso, nonché della rabbia cieca del padre, finisce per esser morsa dalla Taranta. Ragno il cui pizzico reca seco mali profondissimi. Caduta in un sonno profondo, la piccola viene affidata alla Yira Yira. L’Unica salvezza conosciuta. Il tamburo di ‘u Padadia; il violino di Her; la dodici corde di E. Marchitelli; la narrazione di I. Chiarello e l’intonata consapevolezza espressiva della De Sio hanno riprodotto dal vivo il potere della musica.
Preda di demoni dai cattivi pensieri, giace immobile su d’un lenzuolo bianco il corpicino di Archina. E’ il suono lancinante del violino che improvvisamente in lei risuona; come a toccarle un dolore grave. Uno scatto, convulsivo. In punta di piedi, gli altri musicisti entrano in quel dialogo, producendo rumori che accompagnano quei pensieri tanto confusi. Lentamente li sciolgono. Armonicamente, li ordinano. Sempre più sinuoso diviene il movimento. E’ in piedi. Sorretta dal beat ternario della tarantella (molto simile allo swing) Archina gira. Gira a respiro di musica. E danzando trova le coordinate esatte del suo essere, nel mondo. Ora, lacrime un tempo indicibili, sotto lo zenit salentino, in sale si trasformano. Il pathos con cui si tende una corda di violino ha percorso tutto lo spettacolo. Nella lettura della De Sio il timing d’un artista a 360˚; un mood che rapisce come il respiro del mare. Una voce, che entra nel groove salentino con una “cavata” eccezionale. Coagulando a se musicisti e pubblico.

Viero Menapace

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