Una giovane giornalista a Pitti.

Tra viaggi reali e stilistici, fumetti e illustrazioni, musica e nuovi brand, il meglio dell’84esima edizione di PittImmagine visto con gli occhi di una giovane redattrice.

Termometro tra i più importanti di tendenze di mercato e andamenti economici nel settore del menswear, PittImmagine chiude la sua 84esima edizione con oltre 30mila visitatori che, per quattro giorni, hanno visitato fiera, manifestazioni ed eventi- sia in Fortezza da Basso sia in città- che vanno dalle classiche sfilate e inaugurazioni a iniziative originali, fresche e attente ai giovani, al mondo e ad altre forme d’arte. Ecco che cosa ci è piaciuto di più.

Ci è piaciuto lo spirito da viaggiatore della moda dell’uomo di Stella Jean– che ha presentato la sua prima collezione maschile nell’ambito di Pitti Italics– che, nella immaginaria New York degli anni Sessanta, mixa camicie sartoriali italiane a perfetti blazer in wax e canvas rigato del Burkina Faso, in una bella mescolanza di stili e mondi lontani e complementari; e ci piace quello da ambasciatori della tradizione artigianale italiana di Cosima e Stefano D’Inzillo, che inizieranno a girare l’Europa con un lussuoso e modernissimo motorhome Laika, consegnato in un evento alle Cantine Antinori, per far conoscere ai nuovi mercati i loro accessori in cuoio rude e metalli lavorati come pietre preziose. Ci è piaciuta la contaminazione tra moda e arti visive di Emiliano Laszlo, che ha fatto stampare foto fatte da lui in Giappone sulle camicie in mussola di cotone della collezione s/s 2014 del suo marchio Studiopretzel, presentata nel concept store Bjork in una serata in cui sono state protagoniste anche le illustrazioni di Luca Laurenti, aka MkLane, artista tra i più conosciuti della nuova scena italiana; e quella voluta dalla Fondazione Ferragamo, promotrice di ComicsJam, contest live nella piazza di fronte al Museo Ferragamo, in cui giovani fumettisti si sono confrontati con il mondo della moda, realizzando in otto ore una graphic novel di otto pagine ispirata alle calzature dell’artigiano di Bonito. Ci è piaciuta la leggerezza dei nomi classici della sartoria italiana: quella materica di Tombolini, che punta ancora sull’abito Zero Gravity– appena 350 grammi di peso- e presenta un nuovo video con  protagonista Sabrina Brazzo, prima ballerina della Scala; e quella di spirito, ironica e scaramantica, di Isaia, marchio napoletano che reinterpreta il camouflage da guerra con il corallo simbolo del brand, trasformandolo in un coralflage che esorcizza i tempi bui e colora bermuda, dettagli degli abiti e giacche (come quelle indossate dai due simpatici napoletani che intonano le canzoni tipiche che hanno ispirato la collezione). E ci è piaciuto anche un altro genere di musica, il rock suonato dal vivo da Vitale Barberis Canonico, che ha celebrato i 350 anni del marchio in sinergia con Rolling Stones, realizzando uno speciale inserto del magazine in cui si ripercorre la passione per la moda e la sartoria di star come Brian Ferry, slave to style oltre che to love. Ci è piaciuta la freschezza dei designer turchi come Asli Flinta, Elif Cigizoglu e Zeynep Tosun, che sono arrivati a Pitti in rappresentanza della Guest Nation di questa edizione, reinterpretando l’antica cultura del vestire dei gentiluomini turchi in chiave moderna, con il coraggio di una generazione che ha trovato in una fanciulla dal vestito rosso il simbolo della propria rivoluzione; e quella, reale e divertente, delle salviettine rinfrescanti di Caruso, racchiuse in scatoline con i ritratti dei sei Caruso boys– personaggi da fumetto, perfetti rappresentanti dello stile del marchio nonostante la provenienza dai diversi angoli del mondo- richiestissime dai visitatori che si accalcavano intorno al carrettino delle granite old style, viste le temperature bollenti dei primi giorni d’estate. Citazione speciale, infine, per Firenze– con la sua amministrazione- che, perfettamente consapevole dell’importanza della manifestazione per l’economia cittadina, potenzia i servizi, raddoppia i taxi e offre sconti e agevolazioni per i visitatori. Non male, se si fa il confronto con altre città in cui lo sciopero del trasporto pubblico è ormai sgradevole consuetudine di ogni inizio della settimana della moda.

 pitti

Claudia Proietti

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