LA SUBLIMAZIONE DELLA MATERIA Fausto Melotti e l’arte della ceramica

 

minoDall’1 dicembre al 24 febbraio 2017, la galleria Montrasio Arte di Milano ospita Trappolando, una mostra a cura di Sara Fontana, dedicata all’opera plastica, soprattutto in ceramica, di Fausto Melotti (Rovereto, 1901 – Milano, 1986).

Una trentina di opere, fra cui alcune inedite, ripercorrono le diverse tappe della lunga carriera dell’artista, avviata negli anni ’20 a Torino, presso lo studio di Pietro Canonica e proseguita, dal 1928, presso l’Accademia di Brera, sotto la guida di Adolfo Wildt. Il decennio successivo lo vede collaborare con la società Richard Ginori, dove stringe amicizia con Gio Ponti, e partecipare alla V Triennale di Milano: sono questi gli anni in cui egli incomincia ad elaborare quel suo linguaggio, complesso e originale, che si esprime prevalentemente attraverso la scultura in ceramica, ma non solo. La ceramica mette infatti a dura prova l’abilità manuale e il potenziale creativo dell’artista e, proprio per questo, resta il suo mezzo prediletto, ma il talento di Melotti non accetta limiti, soprattutto a partire dal secondo dopoguerra, quando il suo bisogno di creare, di plasmare il proprio mondo, è alimentato da quello universale di ricostruire uno spazio in cui l’umanità possa ritrovare la fiducia e la forza per vivere. Accanto alla ceramica, è allora la terracotta il materiale più adatto alla palingenesi e le «testine grosse come un pugno» modellate dallo scultore ne manifestano il forte desiderio di restituire agli uomini la ragione perduta e la coscienza distrutta dalla catastrofe della guerra. Il movimento e la metamorfosi delle forme e dei colori delle grandi figure femminili delle Kore e dei diversi Vasi (i due Vaso Gallo, rispettivamente, del ’48 e del ’50, e il Vaso Pavone e il Vaso Vescovo del ’55) suggeriscono che ad innescare e guidare tale processo di rigenerazione sia la natura stessa, filtrata attraverso la memoria e l’immaginazione. Tornano così in vita antichi miti e credenze popolari, mentre nuove possibilità trovano la loro prima e concreta realizzazione in dipinti, bassorilievi in gesso, sculture d’acciaio, ma anche in testi poetici e aforistici, quali Il triste Minotauro (1973) e Linee (1975). L’opera di Melotti si presenta così come un «pasticcio», un «trappolare» di tecniche e stili differenti, la cui armonia di fondo resta infallibilmente garantita dal carattere lirico e, persino, melodico dell’ispirazione.

La rassegna comprende inoltre due serie fotografiche inedite, realizzate da Vittorio Pigazzini (Monza, 1929) e da Toni Thorimbert (Losanna, 1957) ed è documentata da un ricco catalogo con testi di Sara Fontana, Ilaria Despina Bozzi, Lorenzo Fiorucci e Marco Tonelli.

Giada Sbriccoli

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