Gerardo Sacco: gioielli di alta qualità tra la Calabria e il mondo.

Gerardo Sacco, gioielliere oggi di fama e caratura internazionale, nasce a Crotone il 24 maggio 1940. Ancora molto giovane fu costretto ad abbandonare la scuola e, dovendo a quel punto scegliere tra l’apprendere il mestiere del muratore e fare da garzone di bottega di un suo zio barbiere, optò per questa seconda soluzione, che si rivelò, sebbene in maniera del tutto inaspettata, particolarmente fortunata e foriera di grandi successi e soddisfazioni. In effetti fu qui che lo zio affidò il giovane Gerardo – ‹‹come fossi un pacco postale››, ricorda lo stesso Sacco nelle sue memorie – a Clemente Rocca, orafo suo cliente che pure era alla ricerca di un garzone tuttofare per la sua oreficeria – laboratorio. Proprio quest’ultima divenne il luogo in cui, quasi per caso si potrebbe dire, Gerardo Sacco fece il suo primo incontro con il mondo dei gioielli, rimanendone da subito affascinato e decidendo di farne la sua strada per il futuro: ecco quindi che, dopo i primi rudimenti della tecnica orafa appresi presso lo stesso Rocca, Gerardo decise di andare ancora più a fondo nella conoscenza di questa arte, seguendo a tal fine i corsi della scuola per orafi di Valenza (Alessandria). Nella patria piemontese dell’arte orafa, Sacco ricevette l’‹‹offerta di un lavoro molto ben retribuito››, ma ciononostante prevalse in lui l’amore per la sua Calabria e la sua Crotone. Fu qui che infatti decise di tornare per aprire, nel 1963, all’età di ventidue anni, il proprio laboratorio-bottega: Gerardo Sacco non ha quindi mai rinnegato le proprie radici, come si ricava, tra le altre cose, dal fatto che fa sempre in modo di esporre la prima opera realizzata da apprendista orafo, ovvero una collana di “cuticchie” – ‹‹piccole pietre marine, dalle forme più varie, che l’acqua modella e trasforma in sassolini lisci›› – che per il gioielliere crotonese ‹‹rappresenta l’inizio del cammino seguito fin da ragazzo per valorizzare l’identità del territorio››.

Anche così, tuttavia, Sacco si guardò sempre bene dal confinare la propria arte in un contesto esclusivamente locale e, in effetti, non gli mancò modo di farsi conoscere dal grande pubblico italiano e internazionale, grazie alle numerose occasioni nelle quali fu chiamato a realizzare i gioielli di scena per importanti produzione cinematografiche e teatrali. In questo senso va ricordato almeno il sodalizio che lo ha legato a Franco Zeffirelli, che non solo definì Sacco uno dei ‹‹migliori ambasciatori›› dell’Italia nel mondo, capace com’era di ‹‹riunire meravigliosamente insieme la tradizione dell’arte italiana dell’oreficeria e l’intelligenza del nostro tempo››, ma arrivò anche a dire che l’incontro le loro rispettive arti aveva prodotto ‹‹una scintilla di inesauribile energia come la luce intensa di uno zaffiro››; da parte sua, Gerardo Sacco non perde mai occasione di testimoniare la propria stima e gratitudine nei confronti di Zeffirelli, riconoscendo in particolare che è stato quest’ultimo a farlo ‹‹conoscere nel mondo›› e che senza di lui la sua ‹‹esperienza artistica sarebbe stata completamente diversa››. I due maestri, il regista fiorentino e il gioielliere crotonese, diedero vita a importanti produzioni teatrali – quali l’ “Otello” del 1986, l’ “Aida” in scena all’Opera di Roma nel 1990 e il “Don Carlos” del 1992 alla Scala di Milano – e cinematografiche – come “Il Giovane Toscanini” del 1988 e l’ “Amleto” del 1991. Tutte furono per Sacco altrettante occasioni di incontro con artisti del calibro di Placido Domingo, Katia Ricciarelli, Luciano Pavarotti, Glenn Close e Liz Taylor; tutto particolare il rapporto con quest’ultima, che in occasione di un loro incontro gli chiese di poter acquistare i gioielli di scena che Sacco aveva realizzato per un’ “Aida” da lei interpretata, ritenendoli i manufatti più belli che avesse mai visto, lei di cui pure si diceva che possedesse le pietre preziose più belle del mondo. Al di là del fondamentale rapporto con Zeffirelli, Gerardo Sacco ha comunque prestato la sua opera per numerosi altri film e produzioni televisive, lavorando per attrici e attori come Monica Bellucci (per “N – Io e Napoleone), Sophie Marceau (per “Anna Karenina”), Isabella Rossellini (per “Immortal Beloved”) ed Elena Sofia Ricci (per “Orgoglio”), senza dimenticare il fatto che è stato chiamato a realizzare preziosi omaggi per capi di Stato e di Governo – come la miniatura in argento riproduttiva della settecentesca fontana di Palazzo Chigi donata ai leader stranieri in occasione del G8 tenutosi a L’Aquila nel 2009 – e a collaborare per impreziosire i già notevoli abiti di una stilista come Raffaella Curiel nell’ambito dell’evento “Donna sotto le stelle” del 1995.

In ogni caso, non va dimenticato che, in tutti questi anni, parallelamente agli impegni di respiro nazionale e internazionale come quelli appena ricordati e molti altri ancora, Gerardo Sacco ha mantenuto ben saldo il legame con quel suo laboratorio – bottega di Crotone da lui aperto, come si è detto, nel 1963, e che con il tempo è diventata una vera e propria azienda, particolarmente a partire dal 2001, anno in cui Gerardo viene affiancato nella gestione dai tre figli, Viviana, oggi amministratore unico della società, Antonio e Andrea, responsabili rispettivamente della produzione e del marketing. Anche con il nuovo assetto societario, il laboratorio crotonese mantiene il proprio ruolo di cervello e cuore pulsante dell’intera struttura, il luogo da cui i monili via via realizzati – all’esito di procedimenti che, pur avvalendosi di moderne tecnologie come la prototipizzazione in 3D, non rinunciano a inconfondibili caratteri di artigianalità e unicità – partono alla volta delle sei boutique a marchio “Gerardo Sacco” (a Crotone, Reggio Calabria, Lamezia Terme, Salerno, Roma e Milano ) e delle numerose gioiellerie concessionarie.

Attualmente i gioielli della Gerardo Sacco si distribuiscono su tre collezioni (o ispirazioni) – Mediterraneo, Magia e Mito, che – e non potrebbe forse essere altrimenti per un nativo di Crotone come Gerardo Sacco – puntano a riscoprire il mondo della Magna Grecia e della cultura greca antica nel suo profondo legame con il mare e nel suo immaginario popolato di miti, eroi, ninfe e sirene. Un modo anche questo per mantenere saldo quel legame con la propria terra – qui colta in una fase molto remota ma fondante della sua storia – che Gerardo Sacco ha sempre scelto consapevolmente di non recidere.

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