Una chef in tacco 12

Grazie anche al recente lockdown per il Covid 19, le programmazioni televisive sono state investite da un’ondata di chef, dal più stellato a quello più casalingo, che hanno contribuito non solo al miglioramento del nostro desco quotidiano ma che ha anche attentato alle nostre linee, appena uscite dalla pasquetta natalizia… Tale ondata ha comunque contribuito a rafforzare la cultura del buon cibo italiano e il prestigio della nostra cucina che, da attività prevalentemente femminile fino a qualche decennio fa, si è invece rivelata essere ora un fiorente oligopolio maschile. Ribaltando tale logica di genere (o degenere?), sta affermandosi una chef che, facendo della sua avvenenza un punto di forza ed esaltando il suo procace corpo con un abbigliamento gradito dagli gli ormoni maschili, sforna invitanti piatti secondo ricette proprie e della tradizione.

Emanuela Crescenzi, in arte “Chef in tacco 12”, nasce di fatto e professionalmente in Ciociaria, nel triangolo storicamente compreso tra Sora, Frosinone e Alatri. Della tradizione culinaria ciociara coglie i piatti più saporiti e più affermati per rielaborali a modo suo, con civettuola e piccante femminilità. Gli spacchi generosi delle gonne sottostanti il grembiule e le scollature che poco lasciano all’immaginazione già di per sé peccaminosa dei fortunati ospiti dei suoi eventi, fanno il paio con l’uso spregiudicato di una spezia di cui lei vanta di essere testimonial in Italia e anche nel mondo: il peperoncino!

Non è un caso se Emanuela costituisce la punta di diamante (!) di un movimento cultural gastronomico che ha la sua sede nella Calabria tirrenica. Infatti è membro della famosa Accademia Italiana del Peperoncino con sede a Diamante, turistica località marina del cosentino che nei mesi estivi organizza manifestazioni eterogenee sul prezioso e piccante prodotto delle terre più calde del mondo. Concerti, degustazioni, dibattiti, trasmissioni televisive… concorrono a caratterizzare il Festival del Peperoncino, manifestazione che non si esaurisce nel programma in cartellone ma che si perpetua proprio attraverso la testimonianza di chef altamente rappresentativi come Emanuela.

I suoi menù spaziano dai megapanini (per i quali è stata premiata da personaggi quali Mauro Rosati e Antonello Colonna) alla “sagna e fagioli”, tipico piatto della tradizione ciociara, impreziosito da una delle mille varietà di peperoncino di cui lei è esperta. A tal proposito, occorre dire che un’altra caratteristica della sua cucina è di utilizzare prodotti provenienti dal territorio e freschissimi, grazie anche al prezioso e spazioso orto retrostante la sua abitazione. E con prodotti a chilometri meno uno… è facile vincere!

I premi e i riconoscimenti per Emanuela, però, sono tutt’altro che a chilometri zero, infatti è recente il suo impegno in Cina come Rappresentante italiana alla International Chilli Expo. I suoi spaghetti “aglio, olio e peperoncino” sono stati così apprezzati dai cinesi da far pronunciare loro correttamente persino la erre…

Mentre la intervisto, Emanuela scusandosi si assenta per qualche minuto. Con un coup de théâtre torna con un piatto fumante, al cui interno si manifesta un crostone con caponatina che sprigiona mille profumi e mille cromie. Eh già, i colori, Emanuela se ne intende di colori, gestendo anche un’azienda di vernici. Laboriosità ciociara…

Ma è tempo di gustare il manicaretto che si offre piccante e accattivante come l’autrice che, nel congedarmi dai miei tre lettori, mi ricorda un aforisma di Picasso: “Quando non ho più blu, metto del rosso!”. E con Emanuela di rosso ce n’è tanto…

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