La milonga stregata.

Daniela, in arte Madame Chiffon, è una cara amica conosciuta nelle serate romane di tango. Ci riceve in casa sua dove riconosco nell’arredamento e nell’atmosfera il suo carattere brioso ed elegante. E’ una grande casa di famiglia dove ogni ricordo e ogni esperienza ha il suo posto e la sua dimensione. Le foto, i cappellini con la veletta, le borsette e gli scialli che hanno creato il suo personaggio ci circondano, il suo computer diffonde bella musica e non solo tanghera. E’ stata felice di essere intervista e mi parla del suo lavoro con l’entusiasmo che ha avuto sempre nella sua vita di artista nelle milonghe italiane, di Londra, di Parigi e della Moldavia.

Considero, personalmente, il musicalizador come una figura mitica delle milonghe, il direttore musicale che con la sua opera contribuisce alla riuscita della serata. E’ il DJ del Tango, chiamato anche TJ.

Perché M.me Chiffon? Quando ho iniziato a Roma Non c’erano altre donne che musicalizzavano. Molti consideravano il Tango in cui la guida e le regole sono dell’uomo, relegando quasi la donna al ruolo di “seguidora”, era una sorpresa vedere una donna fare la DJ e mi prendevano un po’ in giro tentando anche di ostacolarmi. In un’occasione dissi scherzando di considerarmi come la signora delle pulizie venuta in milonga per spolverare. Una tanguera francese mi apostrofò subito “sei Chiffon!” come la stoffa pregiata ma anche come lo straccetto per spolverare, da lì Madame Chiffon. Un’amica mi regalò un cappellino con la veletta e altri accessori d’epoca che crearono la mia immagine. Ho anche delle follower, le “Chiffonettes” in milonga con i loro cappellini.

Raccontami dei tuoi inizi, chi hai incontrato e come sei stata ispirata. Tutto nasce con me. I miei genitori raccontavano che a due mesi già riconoscevo il “Tango della Gelosia” alla radio. Mia madre musicista e pianista mi ha educato all’ascolto della musica sin dalla prima infanzia. Nella casa di famiglia circolavano solo dischi di Tango, “Pasta Negra”, portati dall’Argentina da uno zio viaggiatore e io mi divertivo a farli suonare sul grammofono di mia nonna. Il tango è stato da sempre la mia musica tanto che incantata da uno spettacolo di Miguel Angel Zotto decido di imparare a ballare. Frequento il corso della maestra argentina Marcela Szurkalo.

Nel 2007 su suggerimento dei compagni di corso inizio a fare musica con un pc portatile prestato da un’amica dove caricavo tutta la musica di tango possibile. Mi piacevano i brani strumentali di Di Sarli, che ora metto solo in particolari momenti di relax particolarmente dopo una tanda di milonghe.

Quindi è arrivata prima la passione e poi la professione artistica. Quale musicalizador riconosci come tuo maestro? Vengo della scuola del grande musicalizador argentino Felix Picherna che girava il mondo con una valigia piena dei suoi abiti e delle sue musicassette che avvitava a mano con una matita “azzeccando” come per miracolo ogni volta il brano giusto. La sua pista era sempre piena. Una sera lo incontro a Los Latinos e gli chiedo dei consigli per imparare e lui mi dice che la nostra professione non si impara sui libri, le regole sono per chi non sa “tener la musica”. Interpretava il desiderio dei ballerini solo guardandoli ballare, intuiva i loro desideri e metteva su la musica giusta.

Parliamo ora della storia del musicalizador nelle epoche del Tango. Quando inizia a comparire sulla scena?

Non c’è un momento preciso. Il mio maestro mi raccontava che fin dagli anni ’20 si ballava con musica registrata nei locali che non potevano permettersi orchestre o un pianista, c’erano i grammofoni e si faceva a turno per cambiare i dischi. A Buenos Aires compare la figura storica della “Vitrolera” che manovrava la “ Victrola” (grammofono o giradischi).

Come Daniela si trasforma in M.me Chiffon quando musicalizza la serata nella “Milonga stregata”?

Arrivo in milonga almeno un’ora prima dell’inizio per controllare le apparecchiature audio e dispongo sul mio tavolo lo scialle con le rose di mia madre, che è il mio porta fortuna, i cappellini che ogni tanto cambio e gli occhiali da gatta. In quel momento nasce o rinasce M.me Chiffon nella figura fantastica che tutti conoscono.

Comincio con i brani di D’Arienzo che fa ballare tutti principianti e esperti che giocano con variazioni, controtempo e adornos. L’imbarazzo iniziale della pista vuota è superato, partono le tre o quattro coppie e la pista si anima. Mi piace mettere anche pezzi di tango nuevo, in genere una sola tanda, mi piace accogliere i gusti dei giovani. Metto solo tande da 3 per non far stancare troppo i gli uomini che faranno ballare di più le signore, sempre in maggioranza. La mia musica si alterna tra tande ritmate e melodiche, dopo una tanda melodica o una moderatamente ritmata arriva la milonga. Per la scelta dei brani osservo sempre il grado di esperienza del gruppo. Le mie tande si alternano sempre in due di tango e una di vals – due di tango una milonga (TTV e TTM). Sto sempre al computer durante la serata, gestendo manualmente tutta la musica. I pacchetti di tande sono già pronti ma li combino a seconda dell’atmosfera della serata. Non uso compilation, sposto mille volte i pacchetti prima di sceglierli per la serata. Ho lavorato sempre così. Non ballo mai durante le mie serate, sono sempre vigile a controllare le persone e la musica di cui hanno bisogno per divertirsi. Rimango sempre con loro, proprio come faceva la “Vitrolera” che non ballava per far ballare.

Come crei il rapporto con il pubblico in sala, come ti connetti? Come lo streghi? Ho fatto tesoro degli insegnamenti del mio maestro che mi diceva “tu sei sola alla consolle ma devi immaginare che i tuoi piedi siano nella pista e ballino insieme agli altri, quando i tuoi piedi sono stanchi devi mettere una tanda lenta romantica rilassante, se invece hanno ancora voglia di scalpitare, metti un ritmo brioso”.

La tua è una attività storicamente maschile. Secondo te una donna può far la differenza? Ho avuto e ho grandi amici tra i colleghi uomini e donne ma percepisco che la sensibilità musicale di una donna che mette tango è diversa da quella maschile, non migliore ma più vicina al cuore delle signore.

Per finire, come definiresti il Tango nella tua vita? E’ qualcosa che vive dentro di me, nel mio corpo anche se a volte mi fa male. Per descriverlo prendo in prestito uno delle frasi di Gabriele D’Annunzio “Ama il tuo sogno se pur ti tormenta”.

Ci salutiamo con tanto affetto con la promessa di rivederci presto e rimandando ad un momento migliore i baci e gli abbracci. Torno a casa con l’immagine di una donna a cui la gente vuole bene anche se non è una persona importante o è solo importante nelle milonghe. Lei stessa si definisce un’umile signora, un carillon ambulante, che va in giro con una scatola di plastica piena di note e con il desiderio di far divertire le persone.

Grazie Daniela, grazie Madam Chiffon.

 

 

 

Related Posts

di
Previous Post Next Post

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

0 shares