Il PD non è un’anomalia italiana

Scrittore, Assessore nel Comune di Novi Ligure al bilancio, patrimonio e tributi e Presidente della stessa casa editrice Edizioni Epoké che ha curato la pubblicazione della sua prima opera monografica: “Il Partito Democratico. Origine, organizzazione e identità”. Simone Tedeschi si chiede nel libro quali sono state le ragioni strutturali che hanno condotto alla nascita del partito, quali caratteristiche ha seguito il percorso di strutturazione organizzativa, che modello di partito è effettivamente emerso e con quale profilo identitario e valoriale. Si può parlare di uno studio di caso incentrato sull’esame di un partito secondo categorie politologiche e, allo stesso tempo, adatto a ogni tipo di lettore per il suo linguaggio semplice. Un’analisi condotta con assoluta obiettività, lontana da toni polemici e prese di posizione.

Cosa c’è nel suo saggio che il mondo istituzionale e i comuni cittadini dovrebbero sapere e che, invece, dai media e dalla letteratura precedente non è ancora emerso? “Il saggio esce volutamente in un momento storico particolare per il PD: la sconfitta del 4 marzo che ha messo il partito di fronte a una necessità di rielaborazione dei suoi stessi principi fondativi. L’obiettivo è semplice: riannodare i fili della memoria, ripercorrendo le tappe di un percorso durato dal ‘94 a oggi e che è stato determinante sulla scena politica italiana. È un libro adatto a un pubblico variegato, perché è uno studio di caso che pone enfasi sull’analisi contestuale dettagliata di eventi o condizioni che hanno contribuito alla storia del PD e le loro relazioni. Inoltre, l’elemento più interessante, a mio avviso, sono le 3 domande attorno alle quali ruota il libro: “Quali sono le ragioni strutturali che hanno condotto alla nascita del PD?” “Quali caratteristiche ha seguito il percorso di strutturazione organizzativa e che modello ha effettivamente realizzato”? “Qual è l’identità del PD?”. In sostanza, quello che ho cercato di mettere nero su bianco in maniera imparziale è il carattere coraggioso del PD. Si pensi alla centralità assunta dalle primarie aperte, un unicum in quel momento in Europa”.

Che cosa ha sbagliato secondo lei Matteo Renzi? “Due sono stati gli errori fondamentali del PD a guida Renzi. Non c’è stato un investimento sufficiente nell’organizzazione del partito e questo ha in generale reso fragile il PD nel momento in cui si è trovato a dover supportare le politiche del Governo. L’errore principale riguarda però un elemento di strategia politica. Dopo la rottura del “patto del Nazzareno”, Renzi e il PD si sono trovati a dover sostenere da soli il peso politico della riforma costituzionale. Questa è stata così risucchiata nel pieno della polemica politica ed è stata inevitabilmente bocciata al referendum. Per il PD di Renzi, che aveva fatto della riforma l’architrave della legislatura, si è trattato di una sconfitta irreversibile”.

Un input che secondo lei hanno trasmesso Bersani, Veltroni e Renzi al PD? “I tre leader si sono assomigliati molto nella gestione del partito dal punto di vista interno. Hanno invece dato un’impronta assai diversa in termini di profilo politico esterno. Bersani ha sostenuto quella che nel libro chiamo “vocazione identitaria”, cioè l’idea di un partito che fosse espressione delle identità più tradizionalmente legate alla sinistra socialdemocratica (ad esempio il mondo del lavoro dipendente). Veltroni e Renzi hanno tentato di proporre un profilo più liberalsocialista, proponendo la cosiddetta vocazione maggioritaria: un partito maggiormente pluralista, capace di guardare alla società nel suo complesso e di proporre autonomamente un progetto complessivo di governo”.

Qual è la differenza tra l’attuale Governo e il precedente? “Questo è un Governo allineato su posizioni sovraniste e antieuropeiste. Il PD, al contrario, era perfettamente inserito nello scenario dei governi filoeuropei e liberaldemocratici. Per quanto riguarda un’analisi delle politiche economiche è ancora presto per parlare. Si vedrà nel lungo periodo. Dal punto di vista dell’analisi politologica, inoltre, questo è un Governo potenzialmente più debole. Mentre i governi Renzi e Gentiloni erano chiaramente a guida PD, il Governo Conte è frutto dell’accordo tra due forze equivalenti (il M5S ha un numero di parlamentari certamente maggiore, ma la Lega può contare su una leadership più forte e dinamica) e in competizione per assumerne l’egemonia politica. Questo lo rende potenzialmente meno stabile”.

Nel libro si parla di vocazione inclusiva del Partito Democratico. Ce l’ha fatta, dunque, a riavvicinare i cittadini alla politica? “No, ahimè. Ci sono stati grandi momenti di partecipazione in occasione delle primarie nel 2007, nel 2013 e persino nel 2017. Tuttavia il Partito non si è mai dato una struttura organizzativa che includesse stabilmente i milioni di elettori che in quei momenti salienti avevano dimostrato la propria disponibilità a sostenerlo”.

Tra gli uomini che fanno politica, oggi, c’è qualcuno che stima e perché? Ce ne sono ovviamente molti e in tutti gli schieramenti. Ma se devo citarne due del PD faccio volentieri i nomi di Lia Quartapelle e Tommaso Nannicini, ora nella nuova Segreteria di Martina: lei agli Esteri e cooperazioni, lui nella sezione Progetto partito e forum nazionale”.

L’ultimo sondaggio Ipsos per il «Corriere della Sera» è negativo: il 60% degli intervistati afferma che il Partito Democratico non stia facendo nessuna opposizione al nuovo Governo e, in primis, alle politiche di Matteo Salvini. E’ realmente così?” È vero, In questa fase il PD non sta facendo un’opposizione marcata. È però ancora presto per trarre giudizi per due ragioni: da un lato il Governo è ancora nel pieno della cosiddetta luna di miele, in cui i cittadini sono particolarmente disponibili a dare credito alle sue azioni. Dall’altro il PD è solo all’inizio di una fase congressualeche dovrà ridefinirne struttura organizzativa, programmi e leadership. Il primo banco di prova significativo saranno in questo senso le prossime elezioni europee”.

Progetti per il futuro. “Ha intenzione di scrivere altri saggi politici… Al momento non ho nulla in cantiere, anche se gli spunti sul ruolo della sinistra e sul suo futuro che stanno emergendo in questi mesi grazie al lavoro di presentazione del libro sono tanti e interessanti. Mi piacerebbe ripartire di lì, quando mi rimetterò dietro la scrivania”.

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Un saggio ripercorre i processi politici che hanno caratterizzato il lungo percorso dall’Ulivo alla fondazione del Partito Democratico.

Titolo: “Il Partito Democratico, origine, organizzazione e identità”

Autore: Simone Tedeschi

Genere: Monografia

Casa editrice: Edizioni Epoké

Collana: Saggi

Pagine: 180

Codice ISBN: 978-8899647-58-2

A cura Veronica Otranto Godano

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