Tin Hinan, una riflessione sul dramma

La storia di Tin Hinan, una donna profuga del deserto dei Tuareg, in cui Daniela Igliozzi ha trasfuso a livello dialogico e stilistico la sua visione della vita, dell’amore, attraverso le emozioni ed il pathos dell’opera ispirata al mito di Medea. Una famiglia profuga a causa della guerra portata dall’Occidente, costretta ad emigrare e vivere in condizioni pessime. Una storia tragica che riprende il tradimento, l’infanticidio, il dolore.

Un dramma in cui la Igliozzi riesce a parlare di sè, del suo esperimento di far rivivere quello che lei concepisce come il Teatro, lo spettacolo, il ruolo dell’attore e le sue metamorfosi.

Un storia che non si ispira alla tragedia greca solo per lo stile o per la forma, ma offre uno spunto di riflessione anacronistico. La ricorrenza di tematiche senza spazio e senza tempo, l’evidenza di problematiche relazionali, di emozioni struggenti e delle dovute conseguenze che comportavano in tempi più antichi come nella società di oggi. La dimostrazione dell’universalità della forza dell’amore, della sofferenza e delle sorti a cui la natura umana è destinata a prescindere dalla sua epoca.

“ non ci ha separato la guerra, né il mare in tempestano questa vita di stenti e umiliazioni […] i suoi baci, i suoi abbracci portano intatto l’amore di sempre, in essi non c’è inganno […] non tradirà mai se stesso perché questo significherebbe trarre me”.

Il commento di Enzo Ferrara fa inoltre riferimento ad una ruolo sociale della tragedia: “ma ciò che viene fuori dal testo non è solo una storia di sentimenti: amore, odio, disperazione, smarrimento, è anche un pretesto per lanciare un’accusa. una accusa senza ipocrisia alla cosiddetta “società civile”. Un’accusa che condanna l’inerzia del cambiamento delle condizioni che favoriscano una determinata e rispettosa emancipazione del ruolo della donna o che condanna l’inerzia nella comprensione di costanti problematiche nei rapporti o nella gestione delle relazioni umane e familiari non ancora superate in moltissimi casi?

Un’accusa che potrebbe toccare la questione politica dei profughi e della cattiva gestione, talvolta, dei diritti umani a livello internazionale.

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