A TEATRO NELLE CASE

 Prosegue sabato 7 novembre alle ore 21 al Deposito degli Attrezzi, in località di Castello di Serravalle in Valsamoggia (Bologna), la diciannovesima edizione del Festival d’Autunno A teatro nelle case 2015, progetto nato nel 1997, con la direzione artistica del Teatro delle Ariette, realizzato con il contributo di Regione Emilia-Romagna e Comune di Valsamoggia.

 

L’appuntamento è con “Recita dell’attore Vecchiatto nel Teatro di Rio Saliceto” di Gianni Celati, diretto ed interpretato da due grandi attori: Elena Bucci e Claudio Morganti.

Si tratta di una riflessione sul senso del fare teatro oggi, sul mestiere dell’attore, sulla grandezza, l’insoddisfazione, la dignità, che Claudio Morganti trae da un racconto di Gianni Celati: Attilio Vecchiatto (1910-1993) è stato un attore italiano di fama internazionale, ammirato da Laurence Olivier, Jeanne Moreau e molti altri. Dopo trent’anni di tournée in Sud America, sbarcato nel 1965 a New York, ha creato il suo piccolo teatro shakespeariano, in un quartiere italiano del Bronx.

Sul palcoscenico del Teatro di Rio Saliceto nel 1988, il grande attore Vecchiatto e sua moglie Carlotta salgono per l’unica (ed ultima) recita italiana. Chi ci parla è un attore consumato, che attende il suo pubblico in un piccolo teatro di provincia. Un attore che, affiancato dalla moglie attrice, ha girato il mondo salendo sui più importanti palchi dei vari continenti – e si trova ora, a Rio Saliceto, in mezzo alla campagna che puzza di maiale, con in sala una sola signora con una sporta. E a lei – oltre che a qualche altro casuale spettatore che entra per caso – viene recitato questo monologo che si intitola appunto ‘lezione di tenebra’: una riflessione che trae spunto dalla presunta autobiografia del grande Vecchiatto per parlare della caducità dell’uomo, della vecchiaia, della morte e dunque di tutto quanto concerne la vita.

 

Prossimo appuntamento: domenica 15 novembre (ore 17.30) conLa camera da ricevere” di e con Ermanna Montanari, una produzione Teatro delle Albe.

 

 

 

 

 

Teatro delle Ariette

presenta


Elena Bucci_ph Maurizio Montanari_01

autunno 2015

 

XIX edizione

1 > 15 novembre 2015

 

Sabato 7 novembre ore 21

Le Ariette – Deposito Attrezzi

[Castello di Serravalle – Valsamoggia, Bologna]

 

Esecutivi per lo Spettacolo

“Recita dell’attore Vecchiatto nel Teatro di Rio Saliceto”

di Gianni Celati

diretto ed interpretato da Elena Bucci e Claudio Morganti

 

 

 

 

Info: Teatro delle Ariette

Via Rio Marzatore 2781, loc.Castello di Serravalle-Valsamoggia (BO)

Tel. e fax +39.051.6704373- info@teatrodelleariette.itwww.teatrodelleariette.it

 

Ingresso: 10 Euro – ridotto 7 Euro

Prenotazione telefonica obbligatoria: +39.051.6704373

 

Ufficio Stampa e comunicazione: Raffaella Ilari

mob. +39.333.4301603, raffaella.ilari@gmail.com

 

 

Estratti Stampa

 

“La recita dell’attore Vecchiatto nel teatro di Rio Saliceto» messo in scena da Claudio Morganti e Elena Bucci è un piccolo capolavoro. “Piccolo” per la sua dimensione scenica ma nella sostanza si tratta di uno dei più bei lavori degli ultimi anni, nonostante stiamo parlando di una lettura scenica (…) Elena Bucci e Claudio Morganti non solo interpretano il testo in modo magistrale, ma creano tra di loro un ritmo magnetico, fatto di piccoli rimbrotti, di sovrapposizioni minimali eppure esilaranti, che dà vita a un dialogo scenico di grande maestria e semplicità, che arricchisce il testo di Celati e trascina lo spettatore fino all’epilogo di questa recita buffa e poetica (…)”

Graziano Graziani, www.minimaetmoralia.it

 

“(…) Mor­ganti dis­solve ogni dipen­denza, assume total­mente in prima per­sona (come a fianco a lui fa la brava e com­mo­vente Elena Bucci), i tic e i vezzi, le illu­sioni e le delu­sioni, che testar­da­mente un attore si porta die­tro (e den­tro) assieme ai pro­pri ricordi. Che suo­nano spesso impre­cisi o impro­ba­bili, come per ogni vec­chiezza, ma nello stesso tempo danno gran­dezza e spes­sore a una vita pas­sata sul pal­co­sce­nico. O che un pal­co­sce­nico ha creato ogni volta anche per il più ele­men­tare e quo­ti­diano dei pro­pri gesti. I rac­conti e i ten­ta­tivi della loro con­ti­nua ricu­ci­tura, si fanno così scul­to­rei e com­mo­venti, e «nuovi» come se mai li si fosse uditi. E que­sta caval­cata verso la morte, verso l’ultima defi­ni­tiva chiu­sura di sipa­rio, si fa quasi epica, pur senza alcuna reto­rica. Mor­ganti e Bucci con­qui­stano un testo, e insieme anche il pub­blico del teatro”.

Gianfranco Capitta, il Manifesto

 

“(…) Bucci e Morganti non perdono un respiro, un tempo, una sfumatura: bevono il calice fino alla feccia, lei registrando con la coda dell’occhio il movimento della sala, che si riempie e si svuota come un cuore stanco in quel di Rio Saliceto, lui rilanciando le sue parole grosse fino a tornirle in una rarefazione sempre più sublime. Loro, insieme, mai sovrapposti, restano dietro i leggii ma soffiano ectoplasmi nel corpo del linguaggio, dando vita al fantasma più comico di tutti, quello della loro relazione: vecchia coppia beckettiana che si potrebbe ritrovare in qualunque panchina della vita, prima ancora che sui palchi di qualche teatro. Il duetto contrappuntistico euforizza talmente l’aria attorno che la sala finisce col vederli come e dove non sono: nell’agitazione di una disastrosa recita crepuscolare dove il leggio è un supporto scenico trasfigurato, un elemento sicuramente presente nello scenario desolato del teatro di Rio Saliceto (…) Si esce dall’antro in cui Claudio Morganti ha ormai scavato la sua tana kafkiana mascherata da osteria, con un senso di gratitudine. Grati per la pienezza, per la bellezza e, soprattutto, per il gesto di spreco a cui i due interpreti di Recita dell’attore Vecchiatto nel teatro di Rio Saliceto hanno dato luogo. Perché di questi tempi la grandezza non può che andare sprecata, “non c’è vita in guadagno” come direbbe Celati “tutto è al vento”.

Attilio Scarpellini, doppiozero

 

“Al di là dello spettacolo, che si farà nel suo inesorabile disfarsi, lo stare in scena di fronte ai pochi spettatori (alla fine sarà solo una signora mezzo addormentata) diventa occasione per una continua recriminazione, per un gioco metateatrale in cui l’astio, la rabbia, il nervoso, lasciano spazio a una tenerezza crepuscolare, a una amarezza umana condivisa, a una nostalgia che non diventa mai rassegnazione. Anzi: la reazione allo sconforto di fronte a questo Paese devastato dai Giornali (Vecchiatto se la prende soprattutto con il Corriere della Sera), dalla banalità, dalla volgarità, dal rifiuto della cultura, è un coraggioso rifiuto, un amaro declinare nel buio che tutto avvolge: forse l’amore che lega i due attori, quel loro cercarsi la mano, è l’unica risposta. Inutile dire quanto siano bravi Morganti e Bucci a tenere quella impalpabile tensione, quella sospensione tra recitazione, lettura, interpretazione, vissuto, verità: sembra che non ci sia nulla, e c’è.”

Andrea Porcheddu, linkiesta

 

“Se il lettore volesse vivere in prima persona e da vicino cosa siano l’ascolto reciproco, l’intelligenza scenica, la forma della precisione attorale, dovrebbe partecipare a una “Recita dell’Attore Vecchiatto nel teatro di Rio di Saliceto”, controllando bene che in scena ci siano Elena Bucci e Claudio Morganti. Se il lettore intendesse poi godersi un’ora di squisito italiano, che non sia né pura letteratura né solamente canovaccio di scrittura scenica, un lasso di tempo in cui girovagare tra periodi complessi, parole ricercate e ficcanti, lucidi ragionamenti esposti con criterio, potrebbe farlo sempre seguendo una “Recita dell’Attore Vecchiatto nel teatro di Rio di Saliceto”, scritto magistralmente da Gianni Celati. Se poi il lettore fosse disponibile a seguire una “lezione di tenebra‟, accostandosi a riflessioni sulla volgarità nauseabonda del nostro tempo votato solo alla mercificazione, sul “gelo‟ che pervade lo spirito, sul “vuoto siderale‟ che ammanta tutto e soprattutto le nostre coscienze – ecco che troverebbe in questo meraviglioso pezzo di teatro lo spazio adatto a questi pensieri (…) Morganti trascina in questa invettiva da anziano con la naturalezza di chi ha attraversato e superato ogni vezzo, in una perfezione di gesto e parola che ha del commovente. E passa con ricchezza di tono e senza mai stonature dalle tenere e irresistibili battute amare di Vecchiatto a stralci di monologhi da Shakespeare: Amleto, Otello, Macbeth e, naturalmente, Re Lear. In questo, è accompagnato dall’impeccabile Elena Bucci, attrice ricca di sfumature e mai calante in intensità, che si presta qui nel ruolo della moglie premurosa e dell’anziana artista in modo da permettere un duetto veramente straordinario. In “Recita dell’attore Vecchiatto nel Teatro di Rio di Saliceto” abbiamo potuto apprezzare cosa sia il teatro, cosa sia l’arte dell’attore e cosa sia infine la parola capace di suscitare pensiero con leggerezza e profondità”.

Azzurra D’Agostino, KLP

 

 

“Claudio Morganti dà ad Attilio Vecchiatto la forza irrequieta di un profluvio di coscienza, la Carlotta di Elena Bucci è un argine alla piena del marito, il ritornello che sottolinea il suo mondo di strofe che non vanno mai a capo: lui è scatenato contro il tempo che ancora gli rimane, lei è fiera della loro biografia, che è strada insieme. Morganti e Bucci leggono e ti muovono paesaggi nella testa, senza, all’apparenza, voltare pagina sul leggio, come se quei fogli servissero solo a ricordare che c’è stato un tempo in cui Attilio e Carlotta sono esistiti e quel tempo è per sempre lì. “Ci guardano come matti, non capiscono la vecchiaia”. “Ci guardano come degli spaventapasseri”. Il dramma della Recita dell’Attore Vecchiatto è che il pubblico è necessario all’attore come il bianco della carta al nero dell’inchiostro, ma al tempo stesso non lo può comprendere, non può capire come si sente, cosa prova davvero. Se gli spettatori non ascoltano bisogna impazzire al più presto e la pazzia della scena si chiama personaggi, costretti a fingere, a recitare per vivere. I due allora tornano dove sono venuti, nel buio, scompaiono per cercare un altrove, un’altra parte in cui farsi riconoscere, e si portano dietro solo i loro nomi: Attilio, Carlotta. Claudio Morganti ed Elena Bucci li accompagnano mano nella mano, con la dolcezza di un soffio che spegne una candela. La vita vera comincia fuori di scena”

Matteo Brighenti, PAC

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