Perché hanno paura delle unioni civili?

 

I nemici del ddl Cirinnà hanno manifestato al Circo Massimo, dove erano in tanti ma non milioni, si esprimono in tutti i mezzi di informazione, talvolta con toni violenti, si stanno battendo al Senato per affossare la legge. Chi sono, lo sappiamo già. Sul perché si stiano tanto arrovellando su un provvedimento atteso da decenni, sollecitato dall’Europa, presente in tutti i Paesi occidentali e che, soprattutto, non toglie nulla a nessuno, c’è da interrogarsi. Un profluvio di sciocchezze sull’utero in affitto, sulle adozioni gay e sull’equiparazione delle unioni civili al matrimonio continua ad inondare l’opinione pubblica al solo scopo di impaurirla. Si è creata, in altri termini, una fitta cortina di fumo tra la realtà e la propaganda. Il cosiddetto utero in affitto è una pratica espressamente vietata nel nostro Paese dalla legge 40. Se davvero si volesse intervenire sulla gestazione per altri praticata all’estero (ammesso e non concesso che abbia senso), inasprendo le pene, bisognerebbe rivedere quella legge. Dunque, il ddl Cirinnà non c’entra nulla. D’altra parte l’art. 5 – l’ormai mitica stepchild adoption – prevede l’adozione del figlio del partner previa autorizzazione del giudice. Anche in questo caso, la questione delle adozioni da parte delle coppie gay, sulle quali a mio avviso non ci sarebbe nulla da obiettare, non entra nel nuovo istituto giuridico. Infine l’equiparazione surrettizia delle unioni al matrimonio viene smentita sin da subito, quando ci si richiama agli articoli 2 e 3 della Costituzione che riconoscono il principio di non discriminazione e il diritto a realizzare la propria personalità all’interno delle diverse “formazioni sociali”. Seguendo un percorso di gradualità, il ddl Cirinnà non estende il matrimonio alle coppie gay (qualcosa che è invece avvenuto in molti altri paesi) per evitare di configgere con l’articolo 29 della Costituzione che parla di famiglia naturale. I detrattori della legge, che in altri momenti della storia più recente non hanno esitato a considerare carta straccia proprio la Costituzione, dimenticano che viviamo nel 2016 e non nel 1948. Dimenticano anche tanta letteratura socio-antropologica che ci ha dimostrato come la famiglia, il matrimonio (e perfino il corteggiamento e la separazione) siano istituzioni sociali variabili nello spazio e nel tempo. Agitano lo spauracchio della dissoluzione della famiglia e con essa della società con l’obiettivo di negare i diritti e perfino l’esistenza di altre forme di amore e di unione. E lo fanno ricorrendo a fantasiose argomentazioni di natura religiosa che mai dovrebbero guidare le scelte del legislatore. Volendo tirare le fila di quanto sta avvenendo in Italia, si può ragionevolmente sostenere che si sta finalmente aprendo una breccia nel muro di ignoranza e di ipocrisia che ha avvolto i modelli familiari considerati normali, gli stereotipi di genere sulla maschilità e sulla femminilità, le relazioni di potere e di marginalizzazione di alcuni gruppi dominanti a discapito di altri. A bene vedere chi si oppone alla legge Cirinnà fa bene a farlo, poiché il giorno dopo la sua approvazione potremmo vivere in una società un po’ meno ingiusta.

 

Pasquale Muselleunioni_civili

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