Carlos Solito

Carlos SolitoCarlos Solito gira, parte, ritorna, rigira, riparte, ritorna. Il photoreporter, scrittore e filmaker tarantino (35 anni, di Grottaglie), noto per il suo “tachicardico” viaggiare in giro per il mondo cura, appunto, per la rivista Vanity Fair TACHICARDIA: il blog dedicato ai suoi viaggi e agli “incontri umani” (http://tachicardia.vanityfair.it). Come tutti i viaggiatori ha sempre qualcosa da raccontare e, appena lo incontro, mentre si passa una mano nel suo ciuffo bohemienne, esordisce: “Scusa per le occhiaie, sono mesi che salgo e scendo dagli aerei e non riesco a fermarmi. Poi New York e agosto senza mare, per me che sono salentino è dura, ha dato il colpo di grazia!”

L’ultima volta, a giugno, in occasione della Festa della Repubblica, lo avevamo incontrato a Zurigo per la mostra fotografica “Basilicata, sacra da vedere”, alla presenza del Console Generale d’Italia Mario Fridegotto. Poco più di un mese fa, su invito del Ministero per il Turismo della Giordania, ha interpretato con i suoi scatti le bellezze della nazione: la capitale Amman e, attraverso un lungo viaggio a dorso di cammello insieme ai beduini, la mitica città nabatea di Petra e il vasto deserto del Wadi Rum che ha esplorato seguendo le orme del Lawrence d’Arabia.

Nel frattempo, tra una partenza e l’altra, l’antologia di racconti MONTAGNE, edita da Elliot (http://www.elliotedizioni.com/catalog/title/title_card.php?title_id=233), curata e scritta a più mani con Dacia Maraini, Maurizio Maggiani, Paolo Rumiz, Andrea Bocconi e Franco Arminio, è tra i finalisti del Verbania.

L’ultima fatica di quello che possiamo definire il nostro narratore, invece, riguarda l’America dove, in occasione dell’Anno della Cultura Italiana negli USA, NYC & Company, l’Ente del Turismo di New York City (www.nycgo.com), ha conferito al nostro fotografo internazionale il prezioso incarico di realizzare un reportage dedicato alle Little Italy della Grande Mela. Nello specifico: il sobborgo del Downtown di Manhattan, nei pressi della storica Mulberry Street, e Arthur Avenue nel Bronx. A riguardo virgoletta: “Tutti i miei viaggi, e quindi i miei lavori di scrittura e fotografia, nascono da un forte magnetismo verso un argomento e/o un luogo, il più delle volte dettato dal più “sapido” degli ingredienti del genere umano: la curiosità! Quindi ogni lavoro dell’anima, e questo lo è, prima ancora che da una commessa prende vita dalla voglia stessa di realizzarlo, dalla bramosia d’interpretare qualcosa o qualcuno con macchina fotografica e penna. Gran parte dei meridionali, in famiglia ha un parente “all’America”, e da sempre, da quando ero bambino, ho sentito parlare di zii e cugini alla lontana. E tante volte mi sono chiesto come vivevano quegli italiani d’America, com’erano, cosa pensavano, semmai avessero provato un morso di nostalgia dei luoghi che furono di chi, tra fine Ottocento e i primi del Novecento, emigrò in cerca di fortuna. Il 2013 è l’Anno della Cultura Italiana negli USA e questo lavoro nasce da un invito del NYC & Company, l’Ente del Turismo di New York City (www.nycgo.com), dal quale mi è stato chiesto di interpretare con il mio occhio narrativo la storica Little Italy di Manhattan e quella del Bronx. E’ un dato certo, dal 2006 New York City sta conoscendo una crescita del turismo davvero sbalorditiva. I numeri parlano chiaro: negli ultimi sette anni la Grande Mela ha raggiunto il numero record di 52 milioni di visitatori l’anno che hanno generato un impatto economico di 55,3 miliardi di dollari e un incremento dell’occupazione nel settore del 27%. A riguardo l’Ente ha lanciato campagne di marketing e comunicazione che, inevitabilmente, hanno esponenziato domanda e offerta grazie anche alle relative indagini e alla qualità dell’advertising. Contribuire a questo crescente processo della mitica New York per me è davvero lusinghiero. Essere interpellato a migliaia di chilometri di distanza, lontano da un’Italia dove il merito e il talento non sono affatto considerati, è davvero gratificante. Insomma riempie!”

Già ai tempi della canzone Giorno per Giorno, Omar Pedrini annunciò la sua sensibilità e il suo esser vicino alla classe operaia. Per inciso: Omar viene da una famiglia operaia, è cresciuto in una famiglia operaia, conosce le fatiche di una famiglia operaia, ha fatto i conti coi sacrifici di una famiglia operaia. Omar è fiero delle sue origini operaie e ogni occasione è buona per ribadirlo.

Quando Carlos Solito, photoreporter, scrittore e filmaker tarantino (35 anni, di Grottaglie), gli ha proposto una collaborazione per il suo cortometraggio ALL’ANM dedicato alla “focosa” questione Ilva, Omar ha subito detto di si, musicando il film con la storica Sole Spento, il pezzo forte de El Topo Grand Hotel.

Prodotto da Rolling Stone, in collaborazione con la pugliese Oz Film, ad un anno dalla caos Ilva, a fari abbassati, ALL’ANM, racconta in stile reportagistico i luoghi e le persone che lavorano e vivono vicino lo stabilimento siderurgico tarantino. Un’Odissea al contrario in cui i protagonisti possono essere definiti degli Ulisse, che a modo proprio vivono, condividono, fronteggiano e schivano il gigante: una fiera mitologica che punta i suoi tentacoli d’acciaio verso il cielo, come Scilla. ALL’ANM, che nel dialetto tarantino è la tipica esclamazione che precede una sorpresa (per l’anima!), sia essa positiva o negativa, è lo stupore amaro che si prova da Grottaglie a Roccaforzata, da Statte al Mar Piccolo, fino a Taranto, fino al rione dei Tamburi (assediato dall’Ilva), ascoltando i sette protagonisti del film che nelle loro genuine interpretazioni sono l’ANM del territorio, ci mettono l’ANM per viverlo. I protagonisti sono tutti tarantini, in ordine alfabetico: Luciano Carriero (mitilicoltore di Taranto), Sabrina Corisi (figlia di Giuseppe, morto per neoplasia polmonare, di Taranto Tamburi), Simone La Mura (operaio Ilva), Mauro Liuzzi (sindacalista di Grottaglie), Michele Mero (operaio Ilva e pastore di Rocca Forzata), Viviana Petraroli (laureata in scienza dei beni culturali di Taranto), Christopher Solito (liceale di Grottaglie).

 

Questo il link di Rolling Stone dove vedere integralmente il film

http://www.rollingstonemagazine.it/rr-style/news-rrstyle/rs-reportage-ilva-allanm-il-corto-sul-mostro-di-taranto/

Intervista congiunta tra Omar Pedrini e Carlos Solito apparsa su Rolling Stone

O: La prima volta che mi ha parlato di questo progetto, è stato una notte dello scorso inverno, mi fa: Omar ero in Puglia, a Grottaglie, nel mio paese natale, e mentre ascoltavo Sole Spento un tramonto mi ha illuminato. Il sole spariva lentamente dietro le ciminiere dell’Ilva e mi sono fermato a guardare un attimo, due, tre ed ecco che ho iniziato a immaginare il film. Devo fare qualcosa per Taranto.

C: Proprio così, dopo mesi di assedio mediatico su Taranto e l’Ilva, erano giorni che pensavo a come dare un contributo, nelle mie latitudini creative, alla mia terra. Scrivo e fotografo di viaggi, ci voleva un viaggio da raccontare, filmare, musicare.

O: Mi accenna la cosa e sparisce per qualche settimana. Come al solito (come al solìto) mi sono detto! Chissà in quale parte del mondo sarà a placare le sue inquietudini.

C: E invece me ne stavo in Puglia a passeggiare tra uliveti, muretti a secco, gravine e mare d’inverno a guardare le ciminiere da lontano. A immaginarle come i tentacoli di un mostro: quella che un tempo fu la capitale della Magna Grecia, a distanza di duemila anni, ha un mostro mitologico da combattere. Un mostro che inghiotte vite, sparge fumi e veleni che oscurano il sole, lo spengono.

O: Quando mi ha chiesto di donare al film Sole Spento ho detto subito di si. Carlos scrive e fotografa in un modo che ti prende e ti porta con se. Ci sa fare coi racconti, ha già firmato in Canada la regia di un corto per Franco Dragone (uno dei padri de Le Cirque du Soleil), e m’incuriosiva vederlo alle prese con un film dedicato alla sua terra. L’Ilva è un argomento molto complicato, uno di quelli che, come si è ben visto e sentito, ha fatto un gran rumore. Un rumore doveroso che ha infranto i muri di silenzio di tutti questi anni. Il lavoro è una cosa sacra, la vita è sacrosanta, abbiamo il dovere di consegnare ai nostri figli un mondo migliore, sano, e prospettive occupazionali che non devono, a distanza di tempo, rivelarsi una roulette russa.

C: E per me è stato un onore realizzare ALL’ANM. All’inizio pensavo che Omar prendesse qualche riserva. Fondamentalmente scrivo e fotografo, fare film (ad ora solo docufilm) per me è un gioco, una continua scoperta, un campo nuovo, nuovissimo, dove sperimento questo nuovo linguaggio. E’ come se fossi alle prese coi lego sul movie set. Dopo che Rolling Stone mi ha dato l’incarico per realizzare questo lavoro, appena ho chiesto a Omar il suo contributo, senza se e senza ma, rincarando la dose con un ‘non vedo l’ora’ mi ha detto di si. Ho avuto una contrazione dentro, una sensazione piacevolissima, quella delle cose belle, che ti esplode dentro come un fuoco d’artificio. Il perché ha due motivi. Primo: Omar amico ha colto, come solo una persona straordinariamente piena di sensibilità sa fare, il mio trasporto viscerale verso questo progetto: dal primo momento è entrato in sintonia con le mie corde emozionali. Secondo: lui che è nato in famiglia operaia, ha scritto e cantato Giorno per Giorno. Conosce bene l’argomento.

O: Un argomento così sentito, vicino, ha toccato dei nervi scoperti.

C: E poi Omar cantautore, musicista, che senza nulla in cambio si dedica a una causa così nobile per un territorio non suo: chapeau, inchino! Forse in pochi lo sanno ma 20 anni fa a Locorotondo, in piena valle d’Itria, gli fu dedicato un trullo. Ogni anno ci torna e officia il suo amore per la Puglia.

O: Carlos è troppo buono. Credo che la musica faccia magie, è accaduto in passato. Succede oggi e accadrà in passato. Quindi l’amicizia con Carlos, il cortometraggio ALL’ANM, e chissà cosa ci riserverà il futuro, è frutto della musica che, come dice un nostro caro amico – Ciro Gerardo Petraroli, un pianista e compositore – “testimonia l’impulso creativo nella trasposizione dei tempi in cui l’energia dell’istinto inverte l’attrazione terrestre e s’invola in fantasie e desii”.

Inoltre ad un anno dalla “focosa” questione Ilva, a fari abbassati, su incarico del noto magazine Rolling Stone Carlos Solito si è messo in viaggio nei luoghi della discordia per raccontare Taranto e la sua provincia con un cortometraggio. Un docufilm che nel suo classico stile reportagistico racconta luoghi e persone esplorando territorio e uomo in una transumanza dall’entroterra al mare. Un’Odissea al contrario in cui i protagonisti possono essere definiti degli Ulisse, che a modo proprio vivono, convivono, fronteggiano e schivano il gigante: una fiera mitologica che punta i suoi tentacoli d’acciaio verso il cielo, come Scilla. ALL’ANM, che nel dialetto tarantino è la tipica esclamazione che precede una sorpresa (per l’anima!), sia essa positiva o negativa, è lo stupore amaro che si prova da Grottaglie a Roccaforzata, da Statte al Mar Piccolo, fino a Taranto, fino al rione dei Tamburi (assediato dall’Ilva), ascoltando i sette protagonisti del film che nelle loro genuine interpretazioni sono l’ANM del territorio, ci mettono l’ANM. Ad affiancare Carlos Solito in questa sua nuova avventura, oltre alla sceneggiatrice Valentina Strada (anch’essa di Grottaglie) e Francesco Lopez della pugliese Oz Film, c’è la partecipazione amichevole di Omar Pedrini che ha musicato il cortometraggio con la sua famosa Sole Spento.

Definito a più voci il Vincent Gallo del Sud Italia per la sua poliedricità, la maison d’alta moda MISSONI (importante, da citare!), dopo l’esordio collaborativo dello scorso autunno/inverno, ha rinnovato il suo interesse verso l’artista tarantino continuando a vestirlo e seguirlo nei suoi lavori come interprete dei colori e delle luci del mondo. Anche durante il suo ultimo lavoro a New York, Carlos Solito, ha interpretato i colori della Grande Mela in collaborazione con la maison di Sumirago

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