Rispondi al quiz e vinci un bambino

“The show must go on”, lo spettacolo deve andare avanti, così recita una delle più famose canzoni dei Queen. Noi ci chiediamo, fino a che punto? Dal Pakistan oggi ci risponderebbero: fino al punto che il premio per una coppia che un giorno partecipa a un programma televisivo può essere un neonato. Questa è una storia vera, signori. E il programma in questione si chiama Amaan Ramazan, una diretta di sette ore durante le giornate di digiuno dello scorso Ramadan, condotto dal celebre Aamir Liaquat Hussain, uomo di spettacolo a metà fra il sex symbol e il dotto religioso. Ma andiamo al nocciolo della questione, cercando di capire la logica che ha ispirato gli autori dello show, i cui contenuti, difficilmente possono essere stati improvvisati. Teoricamente, il premio del bebé in carne ed ossa, stando alle parole dei diretti interessati, andrebbe giustificato in termini meritori: primo, la coppia aveva dimostrato di saper rispondere a delle domande sul Corano, il testo sacro ai musulmani, secondo i due neogenitori erano già iscritti ad un progetto della Chhipa Welfare Association, una Ong pakistana. Quest’ultima si occupa di bambini abbandonati e il suo presidente Ramzan Chhipa, in studio durante la premiazione, ha chiarito che la coppia aveva precedentemente partecipato ad alcuni colloqui necessari per entrare nella lista degli aspiranti genitori adottivi. Tuttavia, la consegna della piccola è poi avvenuta senza che i vincitori, presenti in studio come semplice audience, sapessero prima ciò che di lì a poco sarebbe successo. Da parte sua, Riz Uddin, il novello padre adottivo, ha spigato ai teleschermi di Amaan Ramazan che da più di un anno lui e sua moglie avevano provato ad avere figli, senza risultato. Volendo rimanere fedele alla moglie, non era riuscito a scegliere la soluzione più facile, ovvero delle seconde nozze con un’altra moglie. Insomma una vicenda assai patetica e strappalacrime, che è risultata perfetta per uno show che deve accompagnare il pubblico per ore ed ore. Chiaramente un merito particolare va dato a Hussein, presentatore tuttofare, in passato giornalista e con alle spalle una laurea in studi islamici on line, arrivata per posta da un’università spagnola. Con uno stipendio di 30mila dollari al mese, una linea d’abbigliamento propria e una compagnia di pellegrinaggi alla Mecca, guidati da lui in prima persona una volta l’anno, quest’uomo dalle mille risorse, potrebbe non avere rivali nel suo campo, almeno per ora. Hussain ha anche condotto uno show tutto suo, dal nome Aalim Online, programma piuttosto interessante, in cui sunniti e sciiti, i due principali rami dell’Islam, dibattevano di tematiche relative alla religione; show che gli è valso anche il plauso di Musharraf, ex presidente del Pakistan, che più di dieci anni fa lo aveva nominato sottosegretario agli affari religiosi. In ogni caso, tutt’altro tipo di trasmissione, che non avrebbe potuto far parlare di sé quanto Amaan Ramazan. Ormai tutti conoscono le regole selvagge e spesso disumane che lo share impone a chiunque voglia produrre e trasmettere un prodotto televisivo, che diventi popolare. Il punto è: ora chi glielo spiega ai bambini pakistani che i bebé possono arrivare anche da uno show televisivo? Forse lì non c’è la cicogna nostrana, ma in qualche modo i genitori dovranno pur spigare l’origine della vita. Francamente, noi preferiamo il “pennuto” a tale tipo di reality.

 

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Silvia Di Pasquale

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